Draghi a Washington il 10 Maggio. L’Europa non ha interesse a una guerra lunga
“Draghi sarà a Washington il 10 maggio. Incontrerà Biden e immagino che nel menù del vertice ci sarà anche la guerra in Ucraina.
In questa crisi Usa ed Europa sono sicuramente uniti dalla condanna all’invasione di un paese sovrano in violazione del diritto internazionale.
Ed anche dalla riprovazione profonda e inequivocabile verso i crimini che sono stati compiuti verso i civili dall’esercito russo.
Ma emerge in queste settimane con sempre maggiore evidenza sia nei toni sia negli atti che gli interessi sono comuni, ma non del tutto convergenti.
L’Europa non ha interesse a una guerra di lunga durata ai propri confini, perché gli effetti umanitari, sociali ed economici li pagherebbe innanzitutto lei.
L’Europa non ha interesse all’escalation militare anche su suolo russo, come sembra evocare il primo ministro inglese Boris Johnson, che – guai a dimenticarlo – è stato uno dei protagonisti principali della Brexit e dell’indebolimento del progetto europeo.
L’Europa non ha interesse a un regime change, meccanismo che come si è visto in Libia piuttosto che in Iraq non sempre ha funzionato: sarà Putin a dover rendere conto al suo popolo dell’isolamento internazionale e dei migliaia di soldati morti in una guerra insensata.
L’Europa non ha interesse a venire meno agli impegni del patto atlantico, ma ha bisogno finalmente di una sua politica estera e di sicurezza perché vuole diventare adulta e pronta ad assumersi le proprie responsabilità in tutti i teatri geopolitici.
L’Europa ha interesse ad acquisire una sua indipendenza energetica, senza che nessuno possa staccargli il gas da un momento all’altro: sarà un processo lungo e non indolore, ma non possiamo passare da una dipendenza a un’altra.
L’Europa ha interesse a stare seduta unita al tavolo del negoziato – quando finalmente le armi avranno smesso di parlare – e trattare senza guinzagli e senza vincoli esterni.
L’Europa ha interesse che a fare la pace siano innanzitutto gli europei, come dice Macron, perché la guerra è a un tiro di schioppo da Berlino, Parigi e Roma e non si costruisce una pace duratura senza un nuovo equilibrio est-ovest, senza una nuova Helsinki sulla cooperazione e la sicurezza comune.
Ecco, io penso che tra alleati si parla così.
E Mario Draghi va a Washington per rappresentare l’Italia e in qualche modo l’Europa, non la provincia di un impero.”
Arturo Scotto, Articolo Uno
“La perdita del senso del ridicolo è una delle cose più tragiche delle guerre condotte dai leader dell’Unione Europea.
Ursula von der Leyen reagisce dopo lo stop del gas russo a Polonia e Bulgaria urlando queste parole contro Putin: – La Russia usa il gas come ricatto, è inaccettabile! -.
Ma come pensi che si faccia una guerra?
Ma, figlia mia, ti è mai stato spiegato che cosa sia una guerra?
Fammi capire: tu riempi l’Ucraina di armi con cui i soldati di Zelensky uccidono i soldati di Putin e poi ti indigni perché Putin ti chiede di pagargli il gas in rubli con il linguaggio tipico di chi è coinvolto in una rissa di condominio? Ti è chiaro ciò che Putin ha detto nelle ultime ore? Ecco che cosa ha appena detto: – Pronte armi mai viste contro chi ci minaccia -. Il Presidente russo sta evocando l’uso del nucleare contro i Paesi Nato. Per non parlare di Mario Draghi, che dice: – Se la Russia chiede rubli per il gas viola i contratti -.
Viola i contratti? Ho sentito bene?
È questa indignazione morale che mi spaventa in piena guerra. Del tipo: -Mi devi dare la ricevuta fiscale per il panino altrimenti chiamo la guardia di finanza -.
Tutta questa indignazione morale all’europea… mentre il governo Draghi si accinge a inviare armi pesanti per uccidere i russi in Ucraina senza fare niente per la pace.
Siamo nelle mani di un gruppo di pazzi.”
Alessandro Orsini, scrittore
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