21 Novembre 2024
Musica

Intervista – A ritmo di musica con i Néra: “Canzoni e note sono la carica dei nostri desideri”

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Sono giovani, ma abituati a fare musica fin dall’adolescenza. I Néra hanno trasformato una passione in lavoro, non solo suonando in diversi live e trasmissioni televisive, ma anche creando uno studio di registrazione in cui incontrare tutte le sonorità musicali di diversi artisti. Da qui la propensione ad abbracciare la musica trasversalmente, mossi dalla volontà di apprendere e confrontarsi in qualità di artisti polistrumentisti, oggi abituati anche a confezionare prodotti musicali a 360°.
La band di origini fiorentine è costituita da un trio di giovani incontratisi sui banchi di scuola, abituati a ritagliarsi momenti musicali tra l’oratorio e le prove in uno studio privato, suonando brani cult di artisti italiani ed internazionali, con una spiccata ammirazione per la musica anni Ottanta.

Hanno tre caratteri diversi Samuele Casale, Niccolò Coveri e Giulio Gaudenzi, atti però a fondersi musicalmente ogni qual volta cantano o imbracciano un basso.

Il trio affiatatissimo che ha lanciato l’ultimo singolo ‘Eravamo simili’, vanta collaborazioni con Valerio Carboni e Paolo Belli, veri assi da novanta del panorama musicale nostrano.

In pieno lockdown ha scelto di reinventarsi lanciando un canale YouTube per la condivisione di sola musica anni ‘80, il famigerato laser club che ha riscosso oltreoceano grandi consensi per la gioia della band.

Appassionati e cultori del pop, senza disdegnare gli altri generi musicali, i Néra sono approdati alle selezioni di Sanremo giovani per ben due volte, con il sogno di presentarsi al pubblico nazional popolare per far ascoltare la propria musica, concepita con istintualità e naturalezza, come ci racconta in questa intervista Samuele, front man del gruppo.

 

L’ INTERVISTA

Samuele, sei il front man dei Néra. Come nasce il vostro gruppo e da quanti anni siete dediti alla musica?

Ci conosciamo dalle scuole medie, da cui quando uscivamo, non vedevamo l’ora di andare a suonare in chiesa. L’oratorio è stato il primo luogo in cui ci siamo confrontati con la produzione musicale. Amavamo gli Oasis anche se ognuno di noi aveva delle propensioni musicali specifiche; poi siamo arrivati insieme ad un sound che ci unisce tutti: la musica anni 80 pop e rock elettronica che ci fa impazzire tutte le volte che la suoniamo. Personalmente sono cresciuto grazie ai miei genitori ascoltando la musica di George Michael, Stevie Wonder e Phil Collins. Ho macinato musica fin da ragazzino; da allora con  Giulio e Niccoló abbiamo iniziato ad imparare a suonare ad orecchio, scambiandoci gli strumenti in sala prove (batteria, chitarra e basso), fino ad arrivare ad essere con orgoglio polistrumentisti dinamici e ad esibirci nel fiorentino, da cui proveniamo. Ognuno di noi può far tutto in un live perché la musica la suoniamo e cantiamo tutti con la stessa padronanza.

Col tempo siamo approdati a varie selezioni musicali, esibendoci in live, per poi aprire un nostro studio di registrazione che ci sta dando grandi soddisfazioni non solo per il nostro lavoro musicale, ma anche per i tanti artisti per cui siamo ormai diventati un punto di riferimento.

– Nonostante la vostra giovane età, avete macinato tanta gavetta costruendo un’esperienza tutta vostra. Quanto orgoglio e fatica c’è dietro i Néra e perché avete scelto questo nome identificativo?

Pur facendo musica da tanto, abbiamo attraversato diversi periodi tra i 20 e i 29 anni in cui è cresciuta la nostra consapevolezza. Quando ci sembrava arduo lanciare un singolo di cui ci occupiamo della stesura di testi e della musica, oltre che della produzione video, abbiamo scelto di fare tutto da soli proprio per permettere alla musica di arrivare comunque a tutti in maniera indissolubile. Da questa esperienza nasce anche l’ultimo singolo ‘Eravamo simili’ che segue la scia delle nostre canzoni, inevitabilmente incentrate sui sentimenti.

Quanto al nome ‘Néra’, ci è venuto naturale perché tra i 16 e 18 anni eravamo soliti, da buona generazione di figli di rockettari, vestirci sempre di nero!

– Hai citato il vostro ultimo singolo ‘Eravamo simili’. A cosa si ispira questa traccia?

Siamo una band molto sentimentale in termini di scrittura e in ogni nostro video inevitabilmente c’è una musa femminile da omaggiare. Il testo si riferisce a due persone che, seppur distanti, continuano ad avere una connessione, come spesso capita e naturalmente deriva dalla somma e dalle osservazioni del nostro reciproco vissuto.

 

– La musica è donna. Che valore ha dunque per voi e che approccio avete con le canzoni di altri autori?

La musica è un’ amante; io ad esempio ho avuto rapporto con una ragazza che mi sottolineava quanto dessi attenzioni esagerate alla musica che curiamo come se fosse la donna più bella del mondo. La musica é terapeutica, è passione e dono per gli altri. Relativamente alle cover, essendo anche musicisti, abbiamo un approccio particolare perché ognuno di noi aveva derivazioni specifiche come riferimenti. Il nostro batterista amava i Guns N’ Roses o i Nirvana, il bassista ascoltava i Pink Floyd mentre io ero vicino al pop di George Michael. Inevitabilmente li abbiamo suonati tutti, anche se sulla fase di stallo decisionale, poi ci troviamo e ci trovavamo sempre a suonare roba nostra.

– Siete i creatori anche del Lazer Club, un canale YouTube che fa tendenza. Come nasce questa ulteriore esperienza?

Nasce in pieno lockdown, quando tutti noi artisti ci siamo trovati impossibilitati a suonare dal vivo ed avevamo l’esigenza di fare musica. Abbiamo pensato a canoni e tendenze da mettere dentro a questo progetto, anche per dare sfogo allo stress della clausura forzata ed inevitabilmente la scelta è caduta sulla musica anni ‘Ottanta di cui condividiamo contenuti. In soli tre mesi dall’origine del canale, sono uscite 20 nostre canzoni e in America gli album condivisi stanno vendendo molto.

Altra esperienza che ci sta dando soddisfazione è quella del nostro studio di registrazione, luogo che ci permette ogni volta di entrare in empatia con gli sguardi emozionati di tutti gli artisti che vengono a suonare e che alimentano il nostro lavoro con lo studio della realizzazione di nuovi videoclip. É entusiasmante lavorare non solo per noi come artisti indipendenti, ma anche per gli altri.

Nella vostra carriera un incontro importante è stato quello con Valerio Carboni e Paolo Belli, per il quale avete scritto il pezzo e diretto il video di ‘Siamo la fine del mondo’. A cosa vi ha portato questa collaborazione?

L’incontro con Paolo è stato un importante spartiacque nella nostra carriera. È avvenuto grazie alla partecipazione alla partita della Nazionale cantanti che abbiamo aperto prima del dilagare del Covid, grazie all’interesse di Paolo Vallesi che ci ha sentiti in un locale a Firenze e ci fece entrare in un’etichetta discografica. Da lì abbiamo conosciuto tutti gli artisti della Nazionale cantanti e Paolo Belli (presidente della Nazionale), che ci invitó a suonare in tv a Telethon. Siamo stati gli unici artisti a presentare un inedito allora. Da lì, grazie anche all’apprezzamento di Valerio Carboni, noto artista e produttore discografico, che consideriamo un vero e proprio fratello, tanto da esibirsi con noi come Spiderman, abbiamo realizzato un brano per Paolo Belli azzardando un ritmo pop per lui che ci ha affidato anche la realizzazione del video di ‘Siamo la fine del mondo’. Da quel momento continua la nostra splendida collaborazione con Belli, che ci vede impegnati anche in progetti condivisi a breve termine.

– Avete però tentato anche la strada di accesso ad X Factor e Sanremo Giovani per ben due volte. Partendo da qui, cosa vi attende in futuro?

Abbiamo provato le selezioni per X Factor quando avevamo appena 19 anni. Per ben due volte invece, siamo arrivati tra i 50 artisti pronti a giocarsi in tutta Italia l’accesso all’Ariston. Già questo traguardo è stato importante e ci ha indicato che forse allora non eravamo ancora pronti per qual palco, se non eravamo giunti alla concretizzazione di un sogno. Lo sprone di quell’esperienza ci ha permesso di metterci ancora di più in gioco, per cui in futuro, oltre a promuovere la nostra musica a Firenze e nel resto d’Italia, stiamo cercando di stabilizzare il nostro lavoro in studio di registrazione. Naturalmente puntiamo sulla perseveranza e sul desiderio di recare piacere a chi ci ascolta e speriamo ci seguirà sempre più numeroso. Noi intanto continueremo a scrivere e sognare tra note e canzoni!

 

 


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.