Napoli: FdI, da Manfredi scelte destinate al fallimento
Recuperare 5 miliardi di euro debiti pregressi e un disavanzo strutturale di 150 milioni di euro l’anno aumentando le tasse comunali che sono già le più alte d’Italia, privatizzando la riscossione di tributi che i cittadini non possono pagare, svendendo qualche immobile che oramai non vale più nulla e riorganizzando alla men peggio le fallimentari partecipate che non sanno neppure a quanto ammonta il loro credito/debito con il Comune, è un errore politico-amministrativo clamoroso.
E’ la denuncia del Coordinamento cittadino di Fratelli d’Italia di Napoli che nel corso di una conferenza stampa ha analizzato, in una visione di insieme, il Patto per Napoli, il Documento di Programmazione, il Bilancio della Giunta Manfredi.
“Patto per Napoli – ha sottolineato Luigi Rispoli, della Direzione Nazionale di FdI – significa l’arrivo nelle casse comunali di meno di 60 milioni di euro l’anno: spiccioli rispetto ai quali un’amministrazione comunale seria avrebbe dovuto proporre ben altre riforme rispetto alla profonda vulnerabilità sociale della nostra città. Il patrimonio comunale, di una città schiacciata dal disagio abitativo, va riqualificato e messo a reddito e non svenduto al fortunato di turno. Quanto alle Partecipate siamo ancora all’anno zero mentre andrebbero responsabilizzate con disciplinari veri e verificabili”.
“In Consiglio Comunale – ricorda il consigliere comunale di FdI Giorgio Longobardi – abbiamo ovviamente votato contro il Documento Unico di programmazione e abbiamo tentato in tutti i modi di far cadere il numero legale anche uscendo dall’Aula al momento del voto. Ma sappiamo com’è andata. Adesso sarà battaglia quotidiana sulle riforme, sulle necessità e sui diritti dei napoletani”.
“L’errore più grave commesso dalla giunta Manfredi – sottolinea il professor Francesco De Simone, docente di Economia Applicata della Federico II di Napoli – è stato quelli di ignorare la necessità di accompagnare le sue presunte riforme ad un’attività di programmazione strategica dello sviluppo economico e sociale di una città che senza reddito non può pagare e non può crescere. Nel bilancio non c’è un solo rigo sulla programmazione degli investimenti nel medio e nel lungo periodo che andrebbe indirizzata principalmente ai settori dove c’è domanda presente e futura di beni e servizi. Né c’è nulla sullo stato di salute delle Partecipate ancora da riformare. Anzi, sulle Partecipate – avverte de Simone –, prima di qualsiasi riforma andrebbero chiariti i rapporti economici, cioè le poste credito/debito tra le stesse e il Comune, ben prima della proposta di riforma che altrimenti non avrebbe senso e futuro”
“A Napoli – sottolinea Sergio Rastrelli – scontiamo una grave carenza di ogni impostazione strategica e tutte le scelte rischiano di deprimere ulteriormente l’economia e il futuro della città
Ha ragione il professor de Simone quando sottolinea che a Napoli non c’è nessuna valutazione preventiva dell’impatto dei possibili investimenti e questo comporta puntualmente il fallimento dei progetti e delle politiche di sviluppo.Quello che manca e che proponiamo è dunque di portare anche negli enti comunali, e in particolare a Napoli, il cosiddetto Nucleo di Valutazione degli investimenti Pubblici già presenti nelle Regioni da qualche anno e che hanno dato qualità alla spesa pubblica.
“L’iniziativa di oggi – conclude Rastrelli – vuole offrire soprattutto un messaggio di credibilità di un partito che col supporto delle migliori energie, di economisti, e docenti universitari intende dare a Napoli un’alternativa credibile e solida”.
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