22 Novembre 2024
Attualità

Il PD nessuno lo ama, non vince mai, ma è sempre qui

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Anna Tortora

Il pericolo comunista esplose in Italia, subito dopo la seconda guerra mondiale. Non si deve dimenticare, infatti, che in Italia c’era allora il partito comunista più forte d’Occidente, legato al filo doppio dell’Unione Sovietica.
Di fronte a questa emergenza, la Chiesa impose a tutti i cattolici l’obbligo di votare uniti per il partito di ispirazione cristiana, la DC. Nacque così il blocco cattolico difensivo, sostenuto apertamente da Pio XII.
E penso a Giulio Andreotti, a Francesco Cossiga, ad un’angolatura quale fu il cattolicesimo di Destra. Di un pluralismo tra i cattolici dell’epoca, problematica agitata già prima del Concilio Vaticano II.
Essa segnò gli inizi dello stesso partito popolare di Luigi Sturzo, “che non pensò mai di costituire il partito unico di tutti i cattolici italiani”, ed ebbe poi una vivace ripresa, in polemica con l’ipotesi politica degasperiana, centrata sull’esigenza di raccogliere intorno alla Democrazia Cristiana il consenso massiccio dei cattolici italiani.
Ecco perché molti non capiscono i democristiani che guardano a sinistra. È di fatto una contraddizione. Ma intanto…
“Ci sarà qualche elettore a cui non piace il PD? Ci sarà qualche antipiddino viscerale? In fondo si tratta del compromesso storico ritardato di mezzo secolo, di una fusione fra i resti del PCI e della DC ispirati dalla propaganda del più ridicolo e intollerante politicamente corretto. Potrebbe non piacere a tutti, ammettetelo.
Orbene, questo ipotetico odiatore del PCI-PdS-Sinistra democristiana gode quasi sempre il giorno delle elezioni e rimane sgomento per il resto della legislatura. In particolare, dal 2011, salvo la breve parentesi di un anno del primo Conte, il PD ha sempre governato e mai vinto.
Credo che la forza della Meloni non derivi tanto dalla sua piena credibilità littoria (i fasci veri non superano mai il 10%) ma dal fatto che chi la vota spera di non vedere più governare il PD.
Temo davvero che sia un’illusione. Il PD è il partito Stato, il cuore pulsante di quello che le bierre chiamavano il SIM (Stato Imperialista delle Multinazionali). Ha in mano l’alta burocrazia, la magistratura, tutti i gangli dell’industria culturale, possiede ogni uomo che di fatto scrive e pensa le migliaia di leggi e regolamenti che annichiliscono la possibilità di produrre ricchezza in queste aree. Il PD è lo strumento, che tutte le classi dirigenti europee vedono di buon occhio, per gestire un declino ritenuto ormai ineluttabile.
In questo anno e mezzo di Draghi il Partito Stato ha proceduto a creare gruppi piddisti in ogni forza politica, come facevano i Corleonesi negli anni Settanta con le altre famiglie. In breve, non può esistere politica troppo al di fuori del PD o di ciò che i democratici battezzano accettabile. E se quattro sudditi su cinque alle elezioni non sembrano essere del tutto persuasi di ciò, poco importa. Le elezioni passano, il PD mondiale resta.”
Marco Bassani, storico

“Ma Enrico Letta che riteneva Conte essere uno statista; e cosa, ancora più improbabile, essere uno affidabile con cui stipulare accordi elettorali e campi, più o meno, larghi; dopo il marchiano errore di valutazione e strategia politica, l’avra persa – o meglio: gliel’avranno tolta – quella famosa cattedra all’Institut d’Études Politiques de Paris?”
Gerardo Verolino, giornalista


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.