Corsi e ricorsi storici. Nuovi giocatori, nuovi allenatori, vecchi problemi
di Luca Muratgia
Il campionato nelle sue due ultime giornate ha visto un andamento ancora incerto e provvisorio per poter pervenire a conclusioni definitive. Basti pensare che solo oggi 1 settembre terminerà il mercato estivo e che gli organici non sono del tutto definiti. Nel Napoli dopo gli entusiasmi iniziali iniziano a configurarsi le prime lacune di carattere sia gestionale che tecnico. Dal punto di vista gestionale, risulta necessario premettere che la società ha operato una vera e propria rivoluzione in sede di calciomercato, con gli addii dei vari pilastri come Mertens, Insigne, Koulibaly, Ospina e Fabian Ruiz che sono stati rimpiazzati con giocatori che dovrebbero (considerando i giocatori appena citati che andranno a sostituire) rivestire il ruolo di pedine fondamentali nello scacchiere tattico di Spalletti e che, pertanto avrebbero dovuto presentarsi ai nastri di partenza in una condizione atletica importante. Ciò sarebbe potuto accadere se fossero stati acquistati in tempo utile da poter svolgere l’intera preparazione precampionato a Dimaro prima e a Castel di Sangro poi. Un giocatore come Ndombele che, nelle premesse, dovrebbe assumere un ruolo da protagonista, non lo si può prendere a campionato in corso dopo tra l’altro, un anno in cui ha giocato pochissimo; pare ovvio che necessiti di tempo per riacquistare una forma fisica quanto meno accettabile e per inserirsi nelle complesse idee tattiche dell’allenatore e per affrontare avversari già pronti fisicamente. D’altro canto la tanto vituperata condizione atletica la si acquisisce solo giocando e giocando dall’inizio, svolgendo la preparazione pre gara insieme a resto dei titolari. A riprova di quanto detto basti pensare che i giocatori acquistati in tempo utile e che hanno svolto la regolare preparazione precampionato, Kim e Kvaratskelia per intenderci, risultano già in grado di fornire adeguate garanzie.
Troppo facile adesso, addossare tutte le responsabilità all’allenatore che non è stato messo nelle migliori condizioni per operare al meglio.
Per integrare al meglio giocatori nuovi acquistati con colpevole ritardo occorre tempo, e il tempo, tradotto in altri termini, significa punti persi come quelli di mercoledì al Maradona contro il Lecce.
Dal punto di vista tecnico bisogna comunque riconoscere le responsabilità diSpalletti che ha optato per un massiccio turnover anche in considerazione dei prossimi, ravvicinati e probanti impegni di sabato all’Olimpico contro un’ottima Lazio e di mercoledì prossimo al Maradona contro il Liverpool per l’esordio in Champions. La domanda più spontanea da porsi è la seguente; l’anno scorso Mertens per avere il ruolo di sottopunta di Osimhen ha dovuto aspettare la 35^ giornata (Empoli- Napoli) sul presupposto che la sua presenza in tale ruolo non consentisse i necessari equilibri tattici all’allenatore. Come si spiega che Raspadori nello stesso ruolo e tra l’altro in condizione fisica e atletica ancora deficitaria, ha dovuto attendere appena due giornate? Come sostituto di Kvaratskelia è stato proposto sulla sinistra Elmas in un ruolo non suo (per sua stessa ammissione) in cui non gli è consentito di esprimere al meglio le proprie potenzialità.
Insomma al netto delle citate responsabilità della società in sede di campagna acquisti, un primo tempo come quello di mercoledì non è accettabile considerando che una squadra come il neopromosso Lecce (con tutto il rispetto) ha letteralmente comandato il gioco al Maradona. Che lo stesso Spalletti poi abbia del tutto sbagliato formazione e modulo di gioco lo ha indirettamente ammesso lui stesso quando all’inizio del secondo tempo è corso ai ripari sostituendo Ndombele Raspadori ed Elmas con Lobotka Zielisky e Kvaratskelia. Ovviamente regalare un tempo ad una squadra neopromossa in uno stadio importante come il Maradona ha rafforzato le convinzioni della compagine salentina che nel secondo tempo si è difesa bene, con ordine, concedendo pochissimo.
Si procede in fretta e già sabato il Napoli è chiamato ad un impegno difficilissimo contro la Lazio dove la compagine partenopea è chiamata a reagire con personalità. A proposito di personalità, pare questa una problematica riscontrata già l’anno scorso e due anni fa. Cosa si è fatto per risolvere questo problema? Sono stati, a tal proposito, ceduti gli unici giocatori validi da questo punto di vista per cui tale aspetto, lungi dall’essere risolto, pare addirittura criticizzato (sempre colpa di Spalletti questa?) Occorre tempo per integrare i nuovi, il problema è che il tempo è poco, anzi inesistente e, come già detto, il tempo in altri termini significa punti persi per strada soprattutto con le cosiddette piccole. Il rischio è che a fine campionato questi punti persi potrebbero risultare decisivi per il conseguimento degli obiettivi stagionali e ingenerare il solito e abituale rimpianto dei tifosi e dell’ambiente tutto. Una dinamica questa, verificatasi con sconcertante puntualità ogni anno, con lo stesso allenatore ma anche con allenatori diversi.
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