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“Il Circolo delle Donne Farfalla – Mugao e Bhaktu”, il nuovo romanzo di formazione di Fiori Picco

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In una terra inospitale e selvaggia, definita dall’Unesco la fascia terrestre più ricca di biodiversità, quattro donne anziane con i visi tatuati vivono sole e ai margini. Sono le ultime e rare testimoni di Bhaktu, un rituale barbaro che per secoli sfigurò molte adolescenti condizionando le loro vite. Tutelare queste donne diventa un dovere civico e morale. Una giovane assistente sociale giunta da lontano prenderà a cuore la loro situazione.

È questa la storia che racconta la scrittrice e sinologa Fiori Picco con la sua ultima opera appena uscita Il Circolo delle Donne Farfalla- Mugao e Bhaktu ambientata nella Cina meridionale, Yunnan Nord-occidentale, Gorgia del Nujiang, tra Tibet e Birmania nel 2016, con salti temporali fino al 1700 e inizi del Novecento.

Mila, giovane assistente sociale giunta da Kunming e voce narrante, dichiara: “Questa è la storia del popolo Dulong, chiamato anche Derung, e di quattro donne che ho conosciuto, assistito e amato. Ognuna di loro è stata segnata da un passato di sofferenze che le ha accomunate lasciando sui loro visi un marchio indelebile: il tatuaggio Mugao”.

“Conobbi Mila e sua mamma Meiling a Kunming, nel periodo in cui insegnavo presso la Normal University – ha spiegato l’autrice Fiori Picco. Frequentavano la casa di una mia collega, con la quale avevo instaurato un bel rapporto di amicizia. Un fine settimana partimmo tutte insieme all’avventura, senza una meta precisa. Arrivammo sul confine con la Gorgia del Nujiang. All’epoca il tunnel non era ancora stato aperto e ci fermammo nell’ultimo villaggio accessibile, immerso nella vegetazione rigogliosa. Per arrivare al fiume dovemmo scendere una lunga e ripida scalinata. L’acqua era impetuosa e color smeraldo. Nell’unico agriturismo del borgo conversammo con l’oste di etnia Dulong che ci raccontò molti aneddoti sulla vita e sulla storia del suo popolo. La nonna era tatuata in viso, così come altre donne anziane del luogo. Mila, che per tutto il viaggio non aveva parlato e non si era mai staccata dai suoi auricolari e dalla musica, per la prima volta mise da parte il lettore cd e ascoltò con attenzione. Aveva undici anni, era una ragazzina ribelle con problemi di socializzazione. Nel tempo rimasi in contatto con Meiling, che in un momento di sconforto mi confidò che la figlia ormai ventenne aveva abbandonato gli studi per recarsi tra i Dulong della Gorgia. In cuor mio compresi la sua scelta. Anch’io a vent’anni, appena laureata, lasciai l’Italia per avventurarmi in Cina. Il racconto del ragazzo Dulong mi affascinò; la mia passione per le ricerche antropologiche e per le minoranze etniche mi portò ad approfondire gli studi sulla “Tribù del Sole”, a scoprirne la ricca mitologia, le tradizioni e il passato burrascoso. Al suo rientro in città Mila mi contattò riportandomi la sua esperienza tra le donne-farfalla. Subito sentii la necessità di narrarla in un mio libro. I Dulong sono un’etnia in via di estinzione; l’intera zona del Nujiang è sotto l’egida dell’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità per l’enorme biodiversità, per la bellezza delle riserve naturali che sono fonte inesauribile di piante medicinali e per la sopravvivenza di una cultura antica, particolare e poco conosciuta all’Occidente.


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