22 Novembre 2024
MadeSport

Da Spalletti a Garcia: così cambia il gioco del Napoli

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Per la prima volta dopo 33 anni il Napoli è chiamato a difendere lo Scudetto. Dopo la vittoria di maggio scorso del terzo titolo Nazionale della sua storia, infatti, la squadra azzurra si presenta ai nastri di partenza della stagione 2023-2024 della Serie A come la squadra da battere, quella che ha cucito sul petto lo Scudetto tricolore e che tutte vogliono strappare. Ma lo farà con un nuovo allenatore. Pochissime ore dopo la vittoria del titolo, infatti, le strade di Luciano Spalletti e del Napoli si sono separate. Differenze di vedute tra lui e il presidente Aurelio De Laurentiis, le motivazioni. Differenze che non permettevano di proseguire una collaborazione pacifica. E il patron azzurro ha dovuto mettersi alla ricerca di una nuova guida tecnica per il suo Napoli, individuando in Rudi Garcia l’uomo giusto per portare avanti il progetto partenopeo e, da una parte, difendere il titolo tricolore rimanendo al vertice della classifica del massimo campionato italiano, e dall’altra proseguendo il proprio percorso di crescita in Europa e quindi in Champions League. Infatti siti di informazione, opinionisti o siti di comparazione come https://www.ilgiocatoreonline.it/ attribuiscono alla formazione azzurra ancora i favori del pronostico per la conquista dello scudetto italiano ma anche per un buon percorso nella massima competizione europea per club. Tutto quello che si dovrà vedere è se i giocatori riusciranno ad adattarsi immediatamente alla nuova impronta tattica di Garcia che in un certo modo ricalca quella spallettiana ma con le dovute differenze.

Come cambia il Napoli con Garcia

La chiave nella scelta di De Laurentiis di affidare a Garcia il ruolo di capo allenatore del Napoli era quella di mantenere una continuità e una coerenza tattica con quello che è il recente passato. D’altronde la squadra non è stata rivoluzionata in termini di uomini. Anzi. Tutto è rimasto più o meno uguale tranne le cessioni eccellenti come quella di Kim al Bayern Monaco che ha garantito una plusvalenza importante. Per quanto simili per impianto di gioco di base quello di Spalletti e il gioco di Garcia sono profondamente diversi nello stile e nei movimenti. C’è il gioco spallettiano basato sul possesso palla, sugli scambi rapidi tra i giocatori e sulla transizione del pallone con tanti tocchi. Dall’altra parte c’è il gioco di Garcia basato sulla verticalità, con meno tocchi di palla e una transizione offensiva rapida e che passa attraverso gli esterni alti. E mentre con Spalletti tutta la squadra si muoveva all’unisono per dare compattezza al gioco e offrire sempre un giocatore a cui passare la palla, con Garcia questa parte viene un po’ meno con il centrocampo che resta un po’ più legato dietro per dare modo agli attaccanti di avere più spazio per attaccare in velocità i difensori avversari e prenderli in progressione e aggirandoli.

Le tattiche e i numeri

Il modulo di base resta il 4-3-3, usato tanto da Spalletti ma che con Garcia trova applicabilità. Viene però letto in maniera diversa, trasformandosi a volte in un 4-2-3-1 per esaltare quella progressione degli attaccanti di cui si diceva prima. Se di base la difesa resta a quattro quello che cambia tanto tra passato e presente è il modo di giocare dei centrocampisti. Con Spalletti c’era un portatore di palla e le mezzali che alternativamente attaccavano la profondità uno e recuperare palloni l’altro. Con Garcia, posti i titolari inamovibili Zambo Anguissa e Stanislav Lobotka, questi dovrebbero avere una più arretrata e meno mobile, in grado di coprire una squadra sbilanciata in avanti e l’altro centrocampista avere ruoli da playmaker e compiti di impostazione del gioco. In attacco la vera novità potrebbe essere rappresentata dalla definitiva consacrazione di Giacomo Raspadori. Garcia ha più volte citato quest’estate l’importanza di un giocatore come il classe 2000 e rispetto a quanto fa Politano, Raspadori permette una maggiore duttilità della fase offensiva del Napoli, non solo dialogando ancor di più con Victor Osimhen ma soprattutto sfruttando tantissimo le incursioni dei terzini e il gioco laterale dalle fasce. Naturalmente ci sono due certezze che sono intoccabili. La prima è ovviamente l’attaccante nigeriano, inamovibile e che ricalcherà i compiti di terminale d’attacco mobile che già ricopriva l’anno scorso con Spalletti. Ma anche lo stile, i movimenti e le tattiche applicate a Khvicha Kvaratskhelia resteranno pressocché identiche. Non si può imbrigliare un talento come quello del georgiano e Garcia lo sa. Per questo a sinistra Kvara sarà libero di giocare con tanta fantasia e cercare lo scambio repentino con Osimhen e dialogare con il centrocampo.

 


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