22 Dicembre 2024
Attualità

Carceri, Di Giacomo (S.PP.) – Evasione da carcere minorile di Airola, la fuga è diventato un “gioco da ragazzi”

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“L’evasione di due detenuti dal carcere minorile di Airola, nel Beneventano, testimonia che fuggire da un penitenziario è diventato un “gioco da ragazzi” e che l’emulazione delle gesta di detenuti adulti è parte integrante della “scuola” di formazione di piccoli criminali di domani”. Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. che aggiunge: “le modalità di evasione, a quanto si apprende in queste ore dall’istituto di Airola, dove il rinvenimento di droga e telefonini non fa più notizia, sono le più classiche dei film sulla fuga dalle carceri. Basta forare una o due pareti e calarsi fuori con lenzuola. La verità è che l’attuale sistema carcerario per minori rivela tutta la sua inadeguatezza e si conferma una sorta di scuola per delinquere con il 90% di chi entra si avvia verso una “carriera criminale” passando come stadio successivo immediato al carcere normale. Il 70% dei ragazzi entra per custodia cautelare, con una permanenza media di poco superiore ai 100 giorni. Per noi – dice il segretario S.PP. – le misure da mettere in campo sono decisamente più complesse di quelle prospettate dal Ministero che pensa semplicemente di estendere la platea di minori perseguibili. Il primo problema è infrastrutturale oltre che di personale. Tra le priorità è necessario pensare agli istituti per minori per potenziarne il ruolo effettivo di rieducazione oltre all’adeguamento delle strutture carcerarie esistenti, fatiscenti e vetuste, oltre che con scarso personale. L’impegno di cambiare gli istituti per minori continua ad essere una promessa a conferma che la politica non si occupa del sistema carcerario e di fronte a queste notizie volge la testa dall’altra parte. L’obiettivo centrale da raggiungere – continua – è quello di far diventare visibili i circa 400 detenuti di età sino a 24 anni di età negli istituti che un magistrato esperto che guida la procura minorile di Milano da anni, il dottor Ciro Cascone, con linguaggio molto efficace, definisce “invisibili”. Ma – conclude Di Giacomo – rischiamo di parlare al “deserto”.


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