Prospettive dell’arte cinematografica, François Truffaut
“… è provato che (nel cinema di Hollywood ad esempio) molti sono artisti loro malgrado”.
François Truffaut
Arte o industria, il cinema è uno dei mezzi d’espressione prediletta del nostro tempo.
François Truffaut mostra che la creatività può e deve dominare le costrizioni materiali in quel campo.
Ecco, per voi, parte di una vecchia intervista del 1976 con il regista e sceneggiatore francese – scomparso nel 1984 – edita da De Agostini.
Il cinema presuppone per la sua diffusione tutta un’organizzazione, spettatori, infrastrutture. Questo implica una produzione regolare, suscettibile d’assicurare redditi regolari. Si potrebbe perciò pretendere che c’è un cinema commerciale che si oppone al cinema artistico. Qual è la sua opinione in proposito?
“Ho sempre negato questo fatto, ho sempre rifiutato l’idea che il cinema richieda o presupponga maggiori concessioni rispetto alla letteratura. Prendiamo l’esempio di Balzac: era sempre assillato dalla mancanza di tempo o di denaro e consegnava agli editori romanzi tutt’altro che perfetti. Seminò bozze di correzione che costavano troppo. Lo stesso accadde a Maupassant e a quasi tutti gli scrittori del XIX secolo, compreso Alexander Dumas, i cui romanzi, scritti giorno per giorno, apparivano sulle colonne dei giornali prima di essere editi sotto forma di libro…”.
Dunque è un problema di etica professionale: ci sono delle persone che decidono di fare del cinema commerciale, altre che considerano il loro mestiere un’arte.
“Anche all’interno di questa divisione, è provato che (nel cinema di Hollywood ad esempio) molti sono artisti loro malgrado. Tutti subiscono la tentazione di sistemare il mondo a propria immagine…”
Sembra allora che solo un pubblico di iniziati, che diviene d’altronde sempre più numeroso, sia capace di giudicare gli aspetti tecnici delle inquadrature, dei piani, del ritmo di un film… Ma, nel suo caso, lei produce film che sono consumati da un pubblico che non sa niente che possa essere una realizzazione.
” Il cinema è un’arte popolare, la più popolare di tutte. Anche qui si può trovare un equivalente in letteratura. Quando Simenon ha cominciato a scrivere, offrì al pubblico dei romanzi gialli molto ben fatti, nei quali i lettori apprezzavano soprattutto l’intrigo e la trama.”
Sembra allora che solo un pubblico di iniziati, che diviene d’altronde sempre più numeroso, sia capace di giudicare gli aspetti tecnici delle inquadrature, dei piani, del ritmo di un film…
Quali sono, secondo lei, i rapporti tra cinema e televisione?
“Non posso darle una risposta obiettiva perché non sono imparziale: io ho cominciato con il cinema, quindi non ho una buona opinione della televisione. Per ora vedo la televisione soltanto come un veicolo che porta i film direttamente a casa della gente.
Amo il cinema anche in quanto incontro di persone diverse in una stessa sala, e rinvio di continuo, per quanto mi concerne, il momento di lavorare per la televisione.”
Truffaut ha messo in risalto, durante la sua vita, l’arte del cinema popolare, veicolato da una creatività semplice ma allo stesso tempo composita. Con la nuovelle vague si passò dagli studi ai luoghi di azione… Egli lo fece alla grande.
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