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Recensione – Play Duett, il teatro sublime che rompe gli schemi con Lino Musella e Tonino Taiuti

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Si è conclusa in Sala Assoli la fortunata serie di repliche dello spettacolo ‘Play Duett’,interpretato nel cuore di Napoli dal duo eccellente costituito da Lino Musella e Tonino Taiuti.

Il virtuosistico scambio a due sull’esistenzialismo e sul senso del teatro di improvvisazione, porta in scena i frammenti di classici del teatro napoletano mescolati ai nuovi riferimenti espressivi. Reading, musica e canto, mescolano ad esempio “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, “Trianon” di Enzo Moscato, “Don Fausto” di Petito e i versi di Viviani fino ad arrivare ai Sonetti di Shakespeare tradotti in napoletano da Dario Iacobelli.

Si assiste con stupore ad un teatro fatto di suoni, profumi e tanta vista che ipnotizza davanti all’uso reale e metaforico della maschera e del travestimento. Il nero avviluppa e sospende il concetto di metateatro, lasciando aperto per lo spettatore, lo spazio dell’interpretazione del gioco delle parti.

‘Assai, poco e niente’, si costruiscono concettualmente in due cartoline iniziali che nell’apparente teatro dell’assurdo caricano il senso dell’essenziale con il ricorso scenico a incensi, proiezioni, fiori e giocoleria.

Il teatro di Taiuti e Musella diventa magia che porta alla conoscenza e si edifica come tempio nei loro occhi, nelle loro voci, e nella fantasia dello spettatore che viene accesa con ardore e curiosità, dall’intero impianto scenico.

A Sala Assoli si assiste ad un teatro del “sentire” ad occhi chiusi, in cui la bravura degli attori travalica il concettuale, diventando palpabile. Si costruisce in questo luogo un teatro che si fa amare per la sua intensità; rispettare nella sua religiosità, che ti lascia chiudere le palpebre e abbandonare ai sensi, guidandoti fuori dalla caverna dell’ovvietà.

In una sorta di buco nero che potrebbe risucchiare l’esistenzialismo ed il gioco del teatro, i due attori sono gli idoli sani che abbattono la cecità dell’uomo, aprendo attraverso la parola recitata, un varco nel mondo sensibile che tende all’intellegibile.

Nel duetto artistico di Musella e Taiuti ci sono influssi ancestrali della prosa. Il senso dell’attore si manifesta con compiutezza nel rifiuto degli intrighi dell’arte, in nome di un purismo fatto di bellezza e consapevolezza.

Lo spettacolo merita l’alloro dell’applauso e della storicità, che ogni sera riceve, ponendosi come luce in un’alba teatrale che si rischiara con la parola “cantata” di due attori che onorano l’esistenza dell’arte nella loro vita.

Credits Photo: Arturo Favella


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.