22 Novembre 2024
Magazine

Il Radon, gas naturale, ogni anno, causa 3200 morti Italia

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Federica Ravasi  (Vice – Presidente Ordine Geologi Lombardia ) : “La Lombardia, con il Lazio è tra le regioni maggiormente interessate. è in testa a questa classifica. Il 12 Aprile, con l’Università dell’Insubria, illustreremo studi, ricerche, dati. Terremo proprio una conferenza specifica sulla gestione del rischio Radon“.

Fabio Conti  (Docente di Ingegneria Sanitaria dell’Università dell’Insubria) : “Il maggior contributo alla concentrazione di radon negli ambienti chiusi (indoor) proviene dal suolo dal quale penetra all’interno degli edifici. Poiché è un gas, il radon in ambienti chiusi si concentra soprattutto quando la ventilazione degli edifici non è sufficiente. Se inalato il radon può dare origine a processi di cancerogenesi”.

“Gas Radon : un confronto sulle soluzioni per la gestione del rischio nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro” – Venerdì 12 Aprile – ore 8 e 30 – Aula Magna “Granero – Porati” – Via Dunant 3 – Varese.

   Brienfing Stampa degli esperti – ore 10 – dati – studi e ricerche.

 “Basterebbe citare il dato dell’Istituto Superiore di Sanità : 3200 morti l’anno per radon in Italia, pari quasi alle morti per incidenti stradali. In Europa, ogni anno, per il radon perdono la vita ben 20.000 persone. In Italia, il radon, genera il 10% dei decessi per cancro ai polmoni. Sono numeri importanti che invitano ad una profonda riflessione. La Lombardia e il Lazio, è tra le due regioni con un potenziale rischio radon, forse tra le più alte d’Italia. L’Ente, Regione Lombardia, già dal 2011 con l’adozione delle linee guida per la prevenzione delle esposizioni al gas radon in ambienti indoor ha espresso la volontà e preoccupazione per la tutela della salute del cittadino invitando così i  Comuni lombardi all’inserimento nei Regolamenti Edilizi Comunali  di specifiche norme tecniche in materia di tutela dal rischio radon rendendolo poi obbligatorio nel 2022 con legge regionale. Dunque la Regione Lombardia ha proprio recentemente approvato una legge specifica in materia. Purtroppo è una rara eccezione sul territorio nazionale. Ad oggi il geologo è praticamente escluso dal Piano Nazionale Radon.  Il 12 Aprile, con l’Università dell’Insubria, illustreremo studi, ricerche, dati. Terremo proprio una conferenza specifica sulla gestione del rischio Radon. Sarà un evento che rappresenterà un’opportunità fondamentale finalizzata ad approfondire e discutere le problematiche legate all’esposizione del gas Radon negli ambienti chiusi dove esso rappresenta una minaccia per la salute umana, in quanto è una delle principali cause di cancro ai polmoni non derivante dal fumo di sigaretta. Crediamo che anche sul tema RADON, sia necessario che il geologo venga riconosciuto come figura professionale qualificata per affrontare e gestire il rischio, garantendo la sicurezza e la salute della popolazione”. Lo ha affermato Federica Ravasi, Vice – Presidente dell’Ordine dei Geologi della Lombardia.

Il radon, infatti è un gas naturale, invisibile, inodore, incolore e insapore, prodotto dal decadimento di elementi radioattivi presenti nel sottosuolo!

“Il radon è un gas nobile radioattivo naturale. È invisibile, inodore, incolore e insapore ed è prodotto dal decadimento di elementi radioattivi che si trovano nel suolo, nell’acqua e nei materiali da costruzione. Il maggior contributo alla concentrazione di radon negli ambienti chiusi (indoor) proviene dal suolo – ha dichiarato Fabio Conti, Docente di Ingegneria Sanitaria dell’Università dell’Insubria – dal quale penetra all’interno degli edifici. Poiché è un gas, il radon in ambienti chiusi si concentra soprattutto quando la ventilazione degli edifici non è sufficiente. Se inalato il radon può dare origine a processi di cancerogenesi, per questo il radon è stato classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le sostanze per le quali vi è la massima evidenza di cancerogenicità. Il Piano Nazionale di Azione per il radon 2023-2032, approvato con il D.P.C.M. 11-01-2024, è nel nostro Paese il passo più recente di un percorso normativo promosso dall’Unione Europea da più di 10 anni. Le azioni indicate dal Piano mirano a ridurre il numero dei casi di tumore polmonare causati dall’esposizione al radon. Per raggiungere questo obiettivo, devono essere individuati luoghi di lavoro e abitazioni con elevata concentrazione di radon e devono essere adottate misure per prevenire e ridurre la concentrazione di radon indoor. Il Piano nazionale promuove ricerca, sviluppo, educazione, formazione e informazione affinché possa essere garantita la migliore protezione possibile dal radon. Per ridurre la concentrazione media di radon indoor in Italia la popolazione deve essere informata dei rischi dovuti all’esposizione al radon, questo favorirà le misurazioni volontarie e l’implementazione di interventi di risanamento, quando necessari. La protezione dal radon deve essere considerata come una necessaria garanzia di qualità nel caso di nuovi progetti di costruzione, per questo sono stabilite regole sull’edilizia e sui materiali da costruzione per i nuovi edifici e per le abitazioni e i luoghi di lavoro esistenti. Tra gli elementi che il Piano prende in considerazione vi sono le problematiche di associazione della protezione dal radon ai corrispondenti programmi di intervento, inclusi quelli sulla prevenzione del fumo di sigaretta, sul risparmio energetico e sulla qualità dell’aria negli ambienti chiusi. Per quanto riguarda il risparmio o efficientamento energetico, sono disponibili vari incentivi economici che hanno recentemente dato un notevole impulso agli interventi sugli edifici. Come è dimostrato da numerosi studi, tali interventi possono produrre un aumento della concentrazione di radon indoor specialmente se realizzati con modalità che non tengono conto del loro impatto sulla concentrazione di radon e se non vengono contemporaneamente abbinati interventi di risanamento da radon. Questo può rappresentare un problema rilevante per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’esposizione al radon e dei casi di tumore polmonare associati. Va assolutamente evitato che un intervento di risparmio energetico causi un peggioramento della esposizione al radon. Il successo del Piano sarà possibile solo grazie al contributo di tutte le amministrazioni ed enti tecnici coinvolti, centrali e territoriali, e al corretto coinvolgimento della popolazione”.

In quest’ottica di formazione e informazione si colloca il convegno organizzato dall’Università degli Studi dell’Insubria dal titolo “La gestione del rischio radon“, che si svolgerà a Varese il prossimo 12 aprile nell’aula magna “Granero-Porati” di via Dunant 3, per proporre alla popolazione e ai tecnici che si occupano di costruzioni e sicurezza del lavoro le tematiche presenti nel Piano Nazionale”.

La Conferenza si terrà dalle ore 8 e 30 di Venerdì 12 Aprile con il coordinamento di Fabio Conti, Docente di Ingegneria Sanitaria dell’Università dell’Insubria, Cristiana Morosini del Dipartimento di Scienza e alta tecnologia.

Gli esperti si confronteranno sulle origini del Radon, al riguardo la relazione di Federico Manicone della Geobim S.r.l. di Daniela Aimetti dell’Ats Insubria. Gli aspetti igienico sanitari verranno trattati da Domenico Cavallo, ordinario di Medicina del lavoro dell’Università dell’Insubria, quelli normativi da Roberta Corrao, referente della Radioprotezione dell’Ats Insubria. Rosella Rusconi, di Arpa Lombardia, relazionerà sulla Mappatura e sulle tecniche di misura, Mauro Gandolla di Econs SA sulle Tecniche di risanamento. Luca Verdi, di Arpa Bolzano, parlerà di Interazione del rischio Radon con le tecniche di contenimento energetico.


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