Bce lascia i tassi fermi
(Adnkronos) – Tutto secondo copione nella riunione di aprile del Consiglio direttivo della Bce: dal meeting infatti è emersa la decisione "di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento della BCE" visto che "le nuove informazioni hanno sostanzialmente confermato la sua precedente valutazione circa le prospettive di inflazione a medio termine". Il Consiglio riconosce come "l’inflazione ha continuato a ridursi" mentre "la crescita dei salari registra una graduale moderazione e le imprese stanno assorbendo parte dell’incremento del costo del lavoro con i loro profitti". "Tuttavia – si spiega – le pressioni interne sui prezzi sono forti e mantengono elevata l’inflazione dei servizi". Ma la Bce conferma esplicitamente la possibilità di tagli. Infatti se il Consiglio direttivo "ritiene che i tassi di interesse di riferimento della Bce si collochino su livelli che forniscono un contributo sostanziale al processo di disinflazione in atto" riconosce anche che se l'indicazione in arrivo dai prossimi dati "accrescesse ulteriormente la sua certezza che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo, sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria". Resta l'impostrazione di decisioni adottate caso per caso in "un approccio guidato dai dati , senza vincolarsi a un particolare percorso di riduzione". La decisione odierna lascia così i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale invariati rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%. Quanto ai titoli 'in pancia' alla Bce, il Consiglio ricorda come il portafoglio del 'programma di acquisto di attività' (il cosiddetto Quantitative Easing) si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Invece il Consiglio direttivo conferma la volontà di reinvestire, integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Pepp (pandemic emergency purchase programme) nella prima parte del 2024. Nella seconda parte dell’anno intende ridurre il portafoglio del PEPP di 7,5 miliardi di euro al mese, in media, e terminare i reinvestimenti nell’ambito di tale programma alla fine del 2024. In uno scenario complessivamente di calo dell'inflazione sul fronte prezzi "sono attese fluttuazioni nei prossimi mesi per scendere il prossimo anno" all'obiettivo del 2%, ha spiegato la presidente della Bce Christine Lagarde nella dichiarazione introduttiva alla conferenza stampa che segue la riunione del Consiglio Direttivo. La nuova affermazione inserita nella dichiarazione finale del Consiglio direttivo – in cui si sottolinea che se le prossime valutazioni "accrescessero ulteriormente la certezza che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo, sarebbe opportuno" tagliare i tassi – "è una frase importante", ha sottolineato, precisando che già in questa riunione "alcuni membri, sulla base dei dati limitati disponibili, si sentivano abbastanza fiduciosi" sull'andamento dell'inflazione (quindi proponendo subito di tagliare i tassi). Ma la "grandissima maggioranza" dei membri ha preferito la definizione proposta, ha aggiunto. "E sappiamo che a giugno avremo molti nuovi dati e nuove stime" ha ricordato Lagarde, tornando a indicare implicitamente quella data come quella possibile per il primo taglio. "Dipendiamo dai dati, non dalla Federal Reserve": anche se "gli Usa sono un mercato e un'economia notevoli, le due inflazioni non sono le stesse, le due economie sono diverse", ha poi affermato, commentando i possibili influssi del dato di ieri sull'inflazione Usa che sembra allontanare un taglio dei tassi negli Stati Uniti. "Non possiamo pensare che quanto succede nell'Eurozona sia lo specchio di quanto succede negli Usa" ha concluso. —[email protected] (Web Info)
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