24 Novembre 2024
Attualità

E’ morto Franco Di Mare, aveva 68 anni

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(Adnkronos) – E' morto a Roma il giornalista e inviato della Rai Franco Di Mare, colpito da un mesotelioma. Aveva 68 anni. A dare l'annuncio è stato il fratello Gino Di Mare che su Facebook ha scritto: "Ciao Frà, con te va via un pezzo di me". I funerali si terranno lunedì 20 maggio alle 14 nella Basilica di Santa Maria in Montesanto (Chiesa degli Artisti) in piazza del Popolo di Roma. La famiglia "profondamente commossa ringrazia tutti per il grande affetto e la straordinaria vicinanza finora ricevuti" si legge in una nota. Lo scorso 28 aprile, il giornalista era stato ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa. Di Mare Aveva spiegato di essere ammalato di un tumore molto cattivo legato "alla presenza di amianto nell'aria che si prende tramite la respirazione di particelle di amianto, senza rendersene conto". "Ho un mesotelioma" aveva detto il giornalista. A lungo inviato di guerra nei Balcani, tra i proiettili all'uranio impoverito e le polveri, sollevate dalle esplosioni e dagli edifici che crollavano, aveva respirato anche particelle d'amianto. Un nemico invisibile che presenta il conto a distanza di decenni.  
Il mesotelioma, come spiega l'Airc sul proprio sito, è un tumore che nasce dalle cellule del mesotelio, le membrane che rivestono, come una sottile pellicola, gli organi interni. Oltre al mesotelioma maligno, dal mesotelio possono svilupparsi anche tumori benigni che in genere vengono rimossi chirurgicamente e non richiedono ulteriori trattamenti. Il mesotelioma maligno è una patologia rara che colpisce prevalentemente gli uomini. In Italia rappresenta lo 0,8% di tutti i tumori diagnosticati nell'uomo e lo 0,3% di quelli diagnosticati nelle donne. Il 90% dei mesoteliomi è dovuto all'esposizione ad amianto. Altri fattori di rischio meno comuni per il mesotelioma sono l'esposizione alle radiazioni ionizzanti o al diossido di torio (utilizzato in passato come mezzo di contrasto per le immagini radiografiche).  I primi sintomi con cui si presenta il mesotelioma pleurico, spesso legati all'accumulo di liquido nella cavità pleurica (versamento pleurico), sono respiratori: fiato corto (dispnea) e tosse. Possono essere presenti anche dolore nella parte bassa della schiena o a un lato del torace e sintomi più aspecifici, come debolezza muscolare e perdita di peso. Dolore addominale, perdita di peso, nausea e vomito sono invece i sintomi più comuni in caso di mesotelioma peritoneale. Il volume dell'addome può aumentare a causa dell'accumulo di liquido nel peritoneo (ascite). Determinare lo stadio del tumore, ovvero quanto la malattia sia estesa, è essenziale per decidere il tipo di terapia. Per il mesotelioma vengono individuati 4 stadi (I-IV) sulla base dei criteri Tnm che tengono conto dell'estensione del tumore (T), dell'eventuale coinvolgimento dei linfonodi (N) e delle metastasi (M). Come per la maggior parte dei tumori, anche per il mesotelioma più basso è lo stadio e migliori sono le probabilità di successo del trattamento. Spesso però la diagnosi di questo tumore arriva quando la malattia ha già superato gli stadi iniziali ed è ormai difficile da trattare, perciò è uno dei tumori con prognosi raramente positiva. A distanza di 5 anni dalla diagnosi sono ancora vivi solo l'8% degli uomini e il 10% delle donne, colpiti dal mesotelioma. Di Mare era un nome e un volto notissimo per i telespettatori italiani. Di Mare nasce a Napoli il 28 luglio 1955 ed è stato uno storico inviato della Rai nelle di aree di crisi. Nel servizio pubblico arriva nel 1991: nella redazione esteri del Tg2 ha seguito la crisi dei Balcani come inviato di guerra, visitando luoghi come Bosnia, Croazia e Kosovo. Ha anche coperto eventi in Mozambico, Somalia, Rwanda, Burundi e nella regione dei Grandi Laghi in Africa.  Di Mare ha realizzato inchieste giornalistiche sulla mafia dell’Europa dell’Est, la guerra in Kosovo, in Bosnia e in Rwanda, oltre a seguire le elezioni presidenziali e politiche in vari Paesi del mondo. Ha anche indagato sul terrorismo in Giappone, Russia, Medio Oriente e Africa Orientale. La sua esperienza include la copertura delle guerre in Afghanistan e Iraq (prima e seconda), nonché dei conflitti tra Eritrea ed Etiopia e a Timor Est.  Nel 2003, ha iniziato la sua carriera di conduttore televisivo soprattutto nel programma 'Unomattina', che ha lasciato nella stagione 2013-14 per la trasmissione pomeridiana 'La Vita in diretta'. Nel 2019 viene nominato vicedirettore di Rai Uno e nel 2020 direttore generale del day time della Rai. Dallo stesso anno fino al 2022 è stato direttore di Rai Tre. Durante l'intervista da Fabio Fazio, Di Mare aveva lamentato l'atteggiamento, tenuto dalla Rai di fronte alla sua malattia: si sono dileguati "tutti i gruppi dirigenti, non quello attuale, ma quello precedente, quello precedente ancora – aveva affermato – . Posso capire che esistano delle ragioni di ordine legale, sindacale, ma io chiedevo alla Rai lo stato di servizio che è un mio diritto, i posti in cui sono stato, così potevo provare a chiedere alle associazioni di categoria cosa fare… sono spariti tutti. Se io posso arrivare a capire, e non è che lo debba fare per forza, che possono esistere ragioni legali o sindacali, quello che capisco meno è l'assenza sul piano umano. Persone a cui parlavo dando del tu, perché ero un dirigente Rai, sono sparite, si sono negate al telefono, a me. Come se fossi un questuante. Io davanti a un atteggiamento del genere trovo un solo aggettivo: ripugnante”. All'indomani dell'intervista, l'ad Rai Roberto Sergio si era impegnato a inviare al giornalista tutta la documentazione richiesta all'azienda negli anni precedenti. Durante l'audizione in Vigilanza della scorsa settimana, Sergio ha annunciato che a Di Mare "è stata inviata, via Pec, la documentazione che aveva richiesto". "Sono commosso e conservo nel mio cuore il dolce, faticoso colloquio telefonico avvenuto il giorno successivo alla sua denuncia" dichiara l'amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio. "Purtroppo non potrò incontrarlo, come ci eravamo ripromessi, ma sarò vicino alla famiglia e in questo doloroso momento prego con loro". "È con profondo dolore e grande tristezza che apprendiamo la notizia della scomparsa di Franco Di Mare" ha detto la presidente della commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia. "La sua morte lascia un vuoto enorme. Penso all'importante e prezioso contribuito che ha dato al servizio pubblico. Ciò che resterà indelebile per tutti è la sua capacità di raccontare le notizie con passione, integrità e un inconfondibile stile personale, affrontando con professionalità e umanità temi complessi e spesso difficili. In questo momento di lutto, il pensiero è rivolto alla sua famiglia e a chi lo ha conosciuto da vicino. A loro vanno le più sentite condoglianze e il cordoglio più sincero".  "La scomparsa di Franco Di Mare è per la Rai, per la quale si è sempre speso con passione e professionalità, motivo di profondo dolore, al quale si unisce la riconoscenza per quanto fatto nel corso della sua lunga carriera che lo ha spesso visto in prima linea per raccontare coraggiosamente i conflitti nel mondo" si legge in una nota di Viale Mazzini subito dopo la scomparsa del giornalista in cui si esprime il cordoglio di tutta l'azienda. "Una passione che lo ha accompagnato anche nei programmi, condotti successivamente, nei ruoli dirigenziali ricoperti e nell’esperienza del programma d'inchiesta 'Frontiere'" che lo ha visto al timone fino al 2023.  "E' una notizia che mi addolora profondamente. Proprio meno di una settimana fa avevo ricevuto un suo messaggio che mi spiegava i motivi per cui non mi rispondeva". A parlare all'Adnkronos è il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, appena appreso della notizia della morte del giornalista Franco Di Mare. "Evocava quando eravamo stati insieme a Sarajevo durante la guerra della ex Jugoslavia perché gli avevo mandato su WhatsApp una vecchia fotografia che gli avevo scattato in cui lo ritraevo lui insieme a Fabio Chiucconi". “Sono vicino alla moglie, alla figlia e agli affetti di Franco Di Mare in questo momento di grande dolore", aggiunge il ministro Sangiuliano ricordando il "professionista che ha contribuito con la sua opera attenta e informata ad arricchire il servizio pubblico televisivo nazionale. Ho potuto apprezzarne di persona l’etica, la passione e la professionalità nel nostro comune trascorso al Tg1, di cui in questo momento affiorano mille ricordi, dopo averlo conosciuto nei primi anni Novanta a Sarajevo, durante il conflitto nella ex Jugoslavia. In quel contesto drammatico è nata un’amicizia salda e forte, rinvigoritasi quando ci siamo ritrovati al Tg1 dove abbiamo lavorato per anni in piena concordia, trascorrendo tante ore a parlare e a scambiarci idee e opinioni". "Ci ha lasciato Franco Di Mare. Sapevo come tutti che sarebbe dovuto succedere a breve ma, poi, ogni volta che una cosa così accade ci si sorprende e non si è mai pronti". Inizia così il ricordo commosso di Fabio Fazio che, in un video postato sui suoi profili social, commenta la notizia della scomparsa del giornalista. Franco di Mare, aggiunge Fazio, "ci ha lasciato una grande lezione in quella intervista a 'Che tempo che fa' per presentare il suo libro. E' stato molto importante quello che ha detto e, per quel che mi riguarda, è stato molto importante quello che ci siamo detti soprattutto io e lui prima, le settimane precedenti, nei giorni precedenti e anche quello che ci siamo scritti nei giorni successivi", dice il conduttore che, visibilmente commosso, aggiunge: "Sono cose che rimarranno dentro di me a lungo. E' un grande dolore". "L’Italia perde una delle figure più autorevoli del giornalismo e della cultura. Siamo vicini alla moglie, alla figlia, e a tutti i familiari". Così Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto sulla scomparsa del giornalista. "Come osservatorio porteremo avanti la sua battaglia contro il killer silenzioso che continua a seminare migliaia e migliaia di vittime nel nostro Paese".  "Impossibile dimenticare Franco Di Mare, la cui professionalità, unita all'impegno, gli consentiva di trattare argomenti 'scomodi' come l'inquinamento ambientale determinato dallo sversamento illegale di rifiuti tossici. Una piaga che insieme, ospite delle sue trasmissioni, abbiamo più volte trattato. Il ricordo per il giornalista è inscindibile da quello per l'uomo e per l'amicizia che, negli anni, si era creata tra noi". E' il commento commosso che l'oncologo italiano in forze negli Usa, Antonio Giordano, affida all'Adnkronos Salute alla notizia della morte del giornalista, oggi a Roma, dopo una battaglia contro il mesotelioma.  "In Italia l'amianto è presente ancora ovunque e anche in modo insospettabile, senza che nessuno intervenga", denunciava Giordano all'indomani dell'intervista in cui Di Mare rivelò il suo male. L'esperto, presidente della Sbarro Health Research Organization (Shro) e professione alla Temple University di Philadelphia, studia il mesotelioma "da moltissimi anni" ed è figlio di Giovan Giacomo Giordano, "uno fra i primi scienziati – ricordava – a studiare e a scoprire i gravissimi danni derivati dall'esposizione alle fibre di amianto. Anche grazie alle sue ricerche l'amianto è stato messo fuori legge in Italia nel 1992" e "a livello europeo dal 1999".  Nonostante questi bandi, però, di mesotelioma si continua a morire e ciò accade "per due motivi", ragionava lo scienziato. Innanzitutto per la "lunga latenza clinica del tumore" e poi perché, "nonostante ogni attività di estrazione, commercio, importazione, esportazione e produzione di amianto, prodotti di amianto o prodotti contenenti amianto sia stata vietata, il materiale è ancora presente in grandi quantità nei luoghi in cui non si è provveduto alla bonifica e allo smaltimento". Da un lato "urge eliminare definitivamente l'amianto presente nell'ambiente", dall'altro "serve mettere a punto un adeguato sistema di monitoraggio degli ex esposti", esortava Giordano, convinto che anche "interessi economici rallentano la ricerca scientifica" contro questo cancro killer.  —[email protected] (Web Info)


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