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“I Grandi Tradimenti della Storia” il nuovo libro di Domenico Vecchioni. Intervista con l’autore

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Anna Tortora
Il tradimento desta sempre rabbia, diniego e “stupore”, ma quando si tratta di traditori importanti la curiosità è tanta.
Il nuovo libro di Domenico Vecchioni ci racconta di tradimenti che hanno segnato la storia e l’hanno “cambiata”.

Il tradimento è il venir meno a un patto, a una promessa…
“Ma anche alla fede manifestata, a un impegno solennemente assunto … Concetto a prima vista chiaro e inequivocabile. Concetto peraltro che si sovrappone in buona parte a quello di spia, la quale per servire un paese deve per forza di cose tradirne un altro. Così il soggetto sarà considerato eroe nel primo paese e traditore nel secondo. Il confine fra tradimento ed eroismo finisce, a volta, per rivelarsi molto labile, soprattutto quando si stratta d’infedeltà compiute per motivo politici o ideologici. La definizione del tradimento si presenta di conseguenza articolata, ambigua, se non “ambivalente”. Molto dipende dal punto di vista dal quale si giudica il traditore e dalle motivazioni che lo animano. Si tradisce, in effetti, per una varietà di ragioni: denaro, vendetta, ambizione, ideale, viltà, ideologia ecc..Il metro morale con cui si giudicano le attività dei traditori non può dunque essere unico in tutte le circostanze. Non si può, cioè, mettere sullo stesso piano chi tradisce per mere esigenze venali, cioè per soldi, e chi lo fa per una nobile causa, eliminando, ad esempio, un crudele tiranno.”

Historia magistra vitae. Quanto e che cosa ci insegnano i tradimenti della storia?
“Personalmente non credo che la Storia sia maestra di vita…La Storia non si ripete, non replica, non è mai eguale a se stessa perché le circostanze che accompagnano determinati eventi cambiano continuamente e non si ripresentano mai allo stesso modo nell’incessante evoluzione della realtà. C’è sempre una variante imprevista e imprevedibile. E’ quindi difficile che le esperienze passate possano servire da lezioni per guidare le iniziative future. Non dovrebbe essere così, ma purtroppo lo è! Altrimenti dopo la Prima guerra mondiale non avremmo avuto la Seconda… I famosi “mai più!”, con cui si commentano le più grandi tragedie dell’umanità, non assicurano affatto che non si ripeteranno gli errori del passato. Ciò che si può dire in particolare per quanto riguarda il tradimento, è che esso quasi mai ha, come dire, un “happy end”. Anzi a volte produce esattamente l’opposto di ciò che il traditore auspicava. Prendiamo il caso di Bruto, uno degli assassini di Cesare. Bruto voleva difendere la Repubblica, che riteneva minacciata da Cesare, il quale all’evidenza aspirava al titolo imperiale. Con il suo gesto criminale, tuttavia, Bruto non fece che accelerare la fine della Repubblica e l’avvento dell’impero con Ottaviano, erede designato di Cesare, che dopo aver sconfitto Bruto, si auto-proclamò Augusto, primo imperatore di Roma. L’americano Benedict Arnold, tradì gli USA in favore della potenza coloniale, la Gran Bretagna, sperando di ricevere onori, prebende e riconoscenza. Ma fu in definitiva odiato da Washington e, allo stesso tempo, guardato con sospetto a Londra, che non vedeva comunque di buon occhio un traditore della patria. Morì povero e abbandonato da tutti…Ci sono altri casi, che potrete scoprire leggendo il mio libro.”

Giuda ha finito per rappresentare il prototipo di traditore. Apostata, delatore. Merita davvero tanto disprezzo?
“Per intendere meglio la portata del tradimento di Giuda, le sue reali motivazioni e le conseguenze di quel mitico bacio che cambiò la storia del mondo, dovremmo raccontare la sua vicenda da una prospettiva un po’ diversa, più distaccata cioè dalla tradizione evangelica e dalla leggenda. Ci sono almeno tre interpretazioni del tradimento di Giuda. Per i Vangeli il tradimento di Giuda ebbe una sola motivazione: quella venale. Per 30 denari d’argento (somma peraltro modesta, il salario mensile di un operaio) si sarebbe fatto corrompere dal Sinedrio e avrebbe “venduto” Gesù ai romani. Dopo aver saputo che il Maestro era stato giustiziato, il traditore fu preso da un profondo senso di rimorso e di pentimento, tanto da finire per impiccarsi a un albero. Possibile che questa sia stata la vera molla del più celebre tradimento della Storia? 30 denari d’argento?
Per alcuni studiosi la motivazione di Giuda era tutt’altra. Era in realtà il suo nazionalismo acceso, di militante ebreo che auspicava l’avvento di un Capo, coraggioso e illuminato, che avrebbe liberato il paese dalla dominazione romana e avrebbe scacciato re e regine complici dell’impero. Giuda sarebbe rimasto cioè molto deluso quando si rese conto che Gesù, in realtà, non era quel Messia rivoluzionario che aspettava. Giuda non capiva che Cristo evolveva in un’altra dimensione, il suo messaggio era trascendente: liberare l’uomo da tutti i mali che l’affliggono. Predicava l’avvento di un nuovo regno, ma era quello dei cieli. Giuda non comprendeva Gesù quando questi diceva “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Era forse complice dei romani? Invitava gli ebrei a pagare le imposte dovute all’occupante? Non capiva che la questione esulava dal messaggio trascendente di Cristo. Il tradimento di Giuda quindi potrebbe essere avvenuto nella cornice di uno stato d’animo fatto di amarezza e di delusione politica per aver seguito il Capo sbagliato. Il capo che non avrebbe liberato la Palestina dai romani.
C’è infine la teoria del “tradimento necessario”. Il tradimento di Giuda cioè era necessario, perché solo col martirio di Gesù, la religione cristiana avrebbe potuto affermarsi. Questo peraltro sarebbe il motivo per cui Gesù, pur sapendo che il suo amato apostolo lo avrebbe tradito, non lo smascherò. Giuda insomma sarebbe stato un inconsapevole strumento delle strategie divine.
In definitiva il più noto tradimento della Storia è il meno conosciuto nelle sue motivazioni. E’ chiaro che ognuno potrà farsi un’opinione in base in base al proprio retroterra religioso, politico e sociale. Rimane comunque il fatto che nel corso dei secoli il nome di Giuda è diventato – ed è ancora – il sinonimo dell’azione più abietta e disprezzabile che abbia potuto commettere un uomo: tradire il figlio di Dio.”

Nel suo libro descrive i vari traditori della Storia: Giuda, Benedict Arnold, Klaus Fuchs, Badoglio, Bruto, Vladimir Vetrov e tanti altri. Ognuno aveva un motivo, un fine per tradire. Spesso si arriva al delitto.
“Nel libro ho cercato di indicare le varie fattispecie del tradimento e ho indicato per ciascuna di esse un “traditore” rappresentativo. Traditori per denaro (Aldrich Ames e Robert Hanssen), per ambizione (Bernadotte, il rivale di Napoleone), per vendetta (Linda Tripp, l’amica del cuore di Monica Lewinsky), per viltà (Bazaine), quando il tradimento diventa un’arte (Talleyrand), per un ideale (von Stauffenberg), per un’utopia (Ana Belén Montes, la spia di Fidel Castro), traditori di padre in figlio (St John e Kim Philby), la doppia vita di Sergej Degaev, rivoluzionario russo e matematico americano (Alexander Pell) ecc. Effettivamente, in alcuni casi, il tradimento ha comportato l’eliminazione fisica di qualcuno.”

Cosa sarebbe accaduto se non ci fossero stati i loro tradimenti?
“La Storia evidentemente avrebbe avuto sviluppi inattesi. Se Bernadotte non avesse tradito Napoleone, forse l’imperatore avrebbe resistito alle ultime coalizioni organizzate contro di lui. Cosa sarebbe successo se Kim Philby non avesse svelato ai sovietici i segreti delle iniziative occidentali tese a fermare l’avanzata comunista in Europa nel dopoguerra (specialmente in Albania) e tutte andate a monte a causa appunto del tradimento di Kim. L’Albania sarebbe stata acquisita al campo occidentale? Forse. Chissà? Però non mi faccia entrare nel gioco storico del “cosa sarebbe accaduto se…” E’ un gioco per molti aspetti affascinante, ma di pura fantasia che, a dire il vero, non mi appassiona molto. Penso, in effetti, che la Storia non debba essere raccontata con i se. La realtà storica è già così complessa e difficile da interpretare da non doverla complicare ulteriormente con la finzione delle ipotesi…”


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.