‘Viva gli Sposi’, al Trianon Viviani delizioso omaggio di Andrei a Mario Scarpetta
Il Trianon Viviani di Napoli omaggia Mario Scarpetta, l’uomo, l’artista, l’amico. Il suo era un teatro della convivialità portata tanto in scena, quanto nella vita; il suono della sua voce era inconfondibile, così come quello della risata generata in palcoscenico, tanto da conquistare il pubblico che accorreva per applaudirlo. Nel ventennale della sua scomparsa il teatro della tradizione napoletana con sede nel cuore di Forcella, ha allestito la mostra ‘Il sorriso e l’attore’, curata da Pino Miraglia e Giorgio Pinto, come ricca testimonianza fotografica dei ricordi di amici e colleghi che riguardano con dolcezza, l’erede della famiglia partenopea di Scarpetta, il cui debutto avvenne con Eduardo De Filippo. Casualmente, l’occasione teatrale di quel debutto, fu condivisa con Marisa Laurito, direttrice del teatro che oggi rimembra con un sorriso il compagno di scena con cui ha iniziato la sua carriera.
Eduardo Scarpetta, figlio di Mario, ed affermato attore omaggiato al Trianon, in qualità di erede della quinta generazione scarpettiana, ha ricordato sul palco insieme a Giulio Baffi, Giorgio Pinto, e la stessa Marisa Laurito, le numerose coincidenze che legano la sua vita al papà, nonostante quest’ultimo sia scomparso e non abbia potuto vederlo magistralmente all’opera nella continuità artistica della famiglia a cui i due appartengono.
Mario, attore della giocosità viene omaggiato in scena da Massimo Andrei, con una riproposizione di ‘Viva gli sposi’, testo riadattato per l’occasione dell’anniversario, quale omaggio nei confronti dell’artista che era profondo conoscitore del mondo della letteratura, del cinema e del teatro, che si lasciò ispirare da tre autori russi (Gogol, Cechov e Zoscenko), per raccontare il mondo dei fidanzamenti e matrimoni nel 1930. Andrei compie con la sua regia una vera e propria operazione filologica che ricostruisce a teatro sia lo spirito scarpettiano, che quello propriamente appartenuto a Mario. Il guizzo attoriale dell’artista scomparso a 51 anni si rivive nei personaggi che Andrei colora con nuove sfumature, scegliendo per l’interpretazione tantissimi attori napoletani che al teatro hanno dedicato tempo, abnegazione e pensiero. Il compiacimento che deriva dalla visione della rappresentazione è grande; si ammira il talento da cui deriva piena partecipazione alla narrazione di uno stile teatrale che è diventato inconfondibile e che Massimo Andrei carica anche della sua personalità sia di attore che di regista.
Così il personaggio interpretato da Roberto Capasso (Totonno il pretendente), travolge lo spettatore nella risata, diventando trainante sulla scena, di una ilarità pervasiva. Le sue movenze, le espressioni e la fragorositá delle impostazioni vocali, sono miele a cui il pubblico si attacca, tanto è il diletto che Capasso riesce a ricreare; gli fanno seguito Rosario Minervini (Ferdinando, lo sposo), e Melania Pellino (Adelaide, zia della sposa), nella delineazione caratteristica di personaggi in cui i due attori inseriscono tratti visibili della propria personalità recitativa. La misura e l’equilibrio di tempi e modi di battuta, sono amenità nello spazio del palcoscenico in cui ogni intervento dei colleghi Nello Provenzano (padre della sposa), Francesco Rivieccio (Carluccio il pretendente), Claudio Belisario (Michele il pretendente) e Francesca Morgante (Margherita, promessa sposa), disegna goliardicamente i mondi del racconto di ‘Viva gli Sposi’, legati a convenzioni e usi campestri, dai quali è difficile discostarsi.
Il teatro scarpettiano di Mario diventa così vivido, identificandosi ancora una volta come tassello imprescindibile della storia del teatro e della commedia dell’arte, tradotto in linguaggi, personaggi, costumi e movenze peculiari decisamente tipici di un certo modo di fare e concepire il rapporto con la scena.
La grandezza di Mario Scarpetta era ed è l’autenticità che aveva in palcoscenico. Pur appartenendo infatti ad una famiglia che ha dettato i canoni di un modus teatrale particolare, è riuscito a personalizzare forma e contenuto della bella farsa, in uno stile che gli era proprio: morbido, confidenziale, mai di circostanza, e sempre delicatamente espressivo.
Credits Photo e Video: Arturo Favella
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