Apertura straordinaria di Casa Mu: Roberto Murolo ricordato a 22 anni dalla scomparsa
Si chiama Mu ed è la sintesi artistico-musicale della vita di Roberto ed Ernesto Murolo. La casa di famiglia, divenuta grazie alla Fondazione omonima, un museo, aspira ad essere perfino laboratorio delle arti liutaie, con il supporto del Conservatorio di San Pietro a Majella. Nell’anno del compleanno della città si apre ad ingressi straordinari che celebrano l’intrinseco lagame della famiglia Murolo, con Napoli, cristallizzato in canzoni. Roberto Murolo, scomparso il 13 marzo 2003, viene ricordato nella stessa giornata, a ventidue anni di distanza dalla sua morte, con un ingresso speciale della casa museo, riservato a turisti, appassionati e concittadini, protratto fino a sera inoltrata.
Roberto, nato dal poeta Ernesto Murolo, figlio illegittimo del celebre Eduardo Scarpetta, e dunque fratellastro di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo), ha dedicato la sua vita a composizioni musicali con chitarra, ma soprattutto alla riproposizione di brani classici della canzone napoletana, con incursioni fortunate anche nel cinema, in qualità di attore.
Il secondo dopoguerra è stato il suo prolifico teatro musicale, tanto da rimpiazzare l’interesse del chitarrista per la passione per lo sport, praticato in giovinezza come tuffatore.
Se nel 1933 accompagnava Vittorio De Sica nella canzone E palumme, Murolo, che aveva avuto slancio grazie al gruppo dei Mida Quartet, tra avanspettacolo e ritmo, nel 1960 vede la sua consacrazione artistica con la canzone di repertorio partenopeo dal 1200 in poi, celebrando poeti del calibro di Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo, Libero Bovio ed E. A. Mario.
Ma noi lo ricordiamo anche per le sue collaborazioni in Lazzari felici di Pino Daniele, Senza fine di Gino Paoli, Ammore scumbinato con Renzo Arbore, oltre che con Mia Martini ed Enzo Gragnaniello, con i quali incide l’album L’italia è bbella, approdando al Festival di Sanremo.
Tutto questo è tangibile in casa Mu, un’abitazione stile Liberty del 1930; un simposio di letterati e poeti come Di Giacomo, Libero Bovio e Ferdinando Russo che amavano incontrarsi per parlare di musica e giocare a tresette. Uno scrigno di chitarre, cravatte ed antologia della canzone napoletana dal 1200 al 1900. Ed un paniere in vimini arroccato alla porta di ingresso, contenente coppole di ogni colore e per ogni stagione, da usare tanto come copricapo, quanto come ornamento di un look divenuto inconfondibile per Roberto. La Casa Museo Murolo, trasuda napoletanitá in ogni angolo, con un riferimento particolare al legame fraterno e forse “gossipparo”, esistente con Eduardo De Filippo, Peppino e Titina. Un salotto ed una sala da pranzo pieni di libri sulla canzone classica partenopea, di foto-cimelio di famiglia e collaborazioni artistiche; e poi ancora una camera da letto intima con scrivania in bella vista, bauli da tournèe impreziositi dai gilet che Murolo indossava, armadi per contenere fisarmoniche e strumenti di ogni sorta, oltre a una collezione nutrita di chitarre flamenche e mandolini, si alternano ad immagini sacre affisse alle parati, calamitando l’attenzione su una fisarmonica, strumento che Murolo amava, posta in bella vista su una sedia, accanto all’armadio. Casa Museo Mu riserva occasioni di approfondimento e conoscenza su Roberto Murolo; ne è prova l’aneddoto della famosa chitarra Guadagnini del 1800 che Murolo riuscì ad accaparrarsi, grazie al direttore della casa discografica Durium (con cui ha pubblicato La Napoletana, lavoro filologico di Murolo sulla canzone classica d’autore), che la acquista per Murolo, facendogliela trovare in camera d’albergo come regalo, affinchè potesse usarla durante le registrazioni in musica. Si scopre così l’amore di Roberto per il primo strumento: l’ukulele. Fu il padre ad indirizzarlo allo studio della chitarra, con il maestro Quagliuolo. Murolo passò così definitivamente, alle sei corde, che non ha più abbandonato. Da qui l’iconicità di un artista che aveva sempre in mano la chitarra, poggiando il piede sullo sgabello, pur essendo polistrumentista, per capacità di suonare tra i tanti strumenti, anche il pianoforte.
Il profondo senso di ricerca che appartenne alla famiglia Murolo, si respira nelle collezioni di libri su Napoli che nella sua casa sono presenti. L’ascolto di un 78 giri tra le stanze di casa Mu è suggestivamente affascinante, in una dimora in cui Murolo ha accolto grandi artisti, interloquito con loro, raccolto premi di una lunga carriera, come il disco d’oro conquistato con “Ottantavogliadicantare”ed il premio alla Carriera consegnatogli nel 2002 da Pippo Baudo a Sanremo. Murolo che ha portato dolcezza, garbo e poesia nella canzone napoletana, parla ai napoletani e ai turisti in modo vivido, grazie al Museo da lui stesso voluto quando era ancora in vita, quasi volesse lasciare alla sua Napoli, un’eredità culturale da amare e portare avanti, in nome della tradizione che a lui ha dato natali e lustro.
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