22 Novembre 2024
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‘Mater Camorra e i suoi figli’: al Tin si eleva il potente grido teatrale contro l’omertá che non ferma il male

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Napoli, 30 gen. – Ci sono istinti triviali che sovente non trovano sbocco, si sopprimono e alimentano confusione e scelte sbagliate, spesso sfocianti nel male, e poi c’è Mater Camorra e i suoi figli, l’allestimento teatrale in scena al Tin di Napoli, che coinvolgendo tantissimi giovani, riesce a dare sfogo a questi istinti, lanciando un appello importante contro la camorra e le sue piaghe.

Chiamarlo spettacolo sarebbe riduttivo, perché in scena nella magica atmosfera del Teatro Instabile di Napoli (Tin), si anima una performance artistica di altissimo livello, guidata dalla regia illuminata di Gianni Sallustro, protagonista anche della rappresentazione in cui sono coinvolti con la potente presenza scenica di Nicla Tirozzi, (Madre Coraggio), altri 25 valenti attori, molti dei quali allievi dell’Accademia Vesuviana del Teatro e Cinema, ospitata finalmente con sede stabile al Tin per 100 giorni all’anno.

L’intuizione dello spettacolo spetta a Michele Del Grosso, scomparso due anni fa, cui sarà dedicata la prossima replica del 9 gennaio. La riproposizione rielaborata della Madre Courage di Bertolt Brecht, si presenta come vero incanto narrato tra contraddizioni e antinomie al Tin, con una rilettura tutta napoletana che vuole creare squarci nell’anima e nella memoria, con  nuove consapevolezze sulla morte di ben 1.100 vittime innocenti di camorra.

Il loro posto è nella presenza quotidiana e collettiva, nell’abolizione delle celebri frasi retoriche “è morto innocente perché capitato al momento e nel posto sbagliato”, nella coscienza che il silenzio comunitario alimenta ogni giorno il sistema della corruzione e della non politica che cattura nella sua rete i bisogni della gente. Quest’ultima per vile denaro fa a brandelli il prossimo e la sua umanitá, vendendosi l’anima al diavolo e condannando se stessa e i propri cari a morte certa, sia fisica che interiore.

Per questo Mater Camorra e i suoi figli vede ricordare ad ogni replica la guardia giurata Gaetano Montanino, morto per mano della criminalità organizzata 10 anni fa  e riconosciuto vittima del dovere il 13 marzo 2013.

Sallustro dà vita ad una narrazione pura, audace, attenta ai margini, all’anima e alle sottigliezze che nutrono la camorra con la sua omertà. E’ un grido teatrale che si eleva in palcoscenico a nome di attori e cittadini. Una discesa negli inferi dell’attualità per urlare: “Fermate il male”!

C’è un’energia scenica pazzesca nello spazio teatrale di Vico Fico Puragorio, che ospita la moderna Madre Coraggio. Con i protagonisti si alza il grido di denuncia ed aiuto di chi è coinvolto nel sistema dei “soldati della camorra”. Sembra paradossale eppure Sallustro fa arrivare come un pugno allo stomaco, tutto il dolore sottile di chi con la camorra vive e sopravvive ogni giorno, perdendo tutta l’essenza del vero. I topoi rappresentati sono stratosferici nei loro spasimi animaleschi.

Esopo e Fedro, così come i cori della commedia antica connessi a danze di demoni zoomorfi o di uomini travestiti da animali di epoca minoica e micenea, nutrono i personaggi di Mater Camorra e i suoi figli. Numerosi, gli uomini-animali scendono in processione in modo totemico, intonando canti sarcastici, insulti, beffe e minacce.

Così si confuta magistralmente la teoria del progresso che presenta una decadenza regressiva dell’ambiente umano, a svantaggio dell’individuo stesso. Tra i sei topi che vendono alla Madre Coraggio armi e medicinali ospedalieri come quelli tumorali, su cui lucra la camorra, si presentano i tre figli della Madre: un gorilla, un cane e una colomba. Se il gorilla con la sua logica della forza senza ragione e il cane, fedele al sistema, si fanno uccidere dall’organizzazione camorristica senza senso, la colomba Caterina diventa vittima sacrificale ed incarna la società degli uccelli, simbolo di una corporazione fondata sulla natura semplice e gentile; muta e calpestata dalla barbarie umana.

L’antropomorfizzazione cui gli animali sono sottoposti, indica in realtà la piena degenerazione dell’uomo: quest’ultimo obbedisce solo agli istinti bestiali muovendosi in branco nel male e quando cerca di distaccarsi da esso, perde la vita o gli affetti più cari.

Anna A Squarciona (Nicla Tirozzi), nea Mater Matuta protettrice dei suoi figli in senso più ampio, abbraccia la croce nera dei figli Rafele, Catarina e Tonino (il cane, la colomba e il gorilla in scena). I quattro personaggi diventano vittime delle lotte tra clan, che ne nutrono le tasche, lasciandoli senza cibo, né arte, né parte, in tempo di pace tra gli stessi.

I giovani attori si calano nell’angoscia di un mondo di cui sentono parlare al telegiornale, abbracciando in modo immersivo la cronaca nera. Si sporcano e cercano la resurrezione emotiva quando a fine spettacolo diventano ossessivi nell’urlare: “Fermateci”!

La forza di Mater Camorra e i suoi figli e della Telentum Production investe proprio sulle giovani generazioni perché diventino oltre che nuove leve competenti del teatro, nuove leve dell’amore che cerca riscatto.

Spettacolo imperdibile per chi ama la vera, vivida rappresentazione dell’Arte teatrale appartenente solo ai  professionisti che trasudano cultura in ogni forma mimico-corporea: letterale, allegorica ed anagogica insieme.

 


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.