Fai da te | Mascherine protettive usa e getta “avellinesi”
Chiarito che, trattandosi di un articolo fatto in casa e non testato dalle Autorità competenti, non ci assumiamo alcuna responsabilità sulla sua efficacia, riportiamo la descrizione delle caratteristiche e delle modalità di realizzazione di un particolare tipo di mascherina protettiva monouso.
Questa mascherina, di semplice realizzazione, si caratterizza essenzialmente per i materiali impiegati, di facile reperimento e dalle caratteristiche particolari.
Lo strato esterno è costituito da polipropilene, un tessuto-nontessuto che trattiene l’acqua e fa passare l’aria. Mentre lo strato interno è costituito da un comune fazzolettino di carta.
I due strati possono essere o spillati tra loro con punti metallici (spillatrice) oppure cuciti, insieme ai due elastici per le orecchie.
Il foglietto esterno di polipropilene, idrofobo, trattiene le piccole gocce d’acqua, mentre il fazzolettino di carta interno trattiene il pulviscolo. I due strati, tuttavia, consentono il passaggio dell’aria.
Se lo si desidera, si può aggiungere un ulteriore strato interno di polipropilene.
Il polipropilene impiegato è dello stesso tipo di quello usato per le protezioni delle piante dalle gelate, che deve essere, contemporaneamente, impermeabile e traspirante.
Ce ne sono di più o meno porosi, per cui conviene fare una prova di efficacia.
In pratica, dovremmo prendere un foglietto di tale materiale e metterci dentro dell’acqua (che non deve permeare) mentre, portandolo alle labbra e soffiandoci attraverso, l’aria deve passare.
Se non lo trovate nei negozi di fiorai o mercerie o consorzi agrari, potete acquistarlo su Amazon (es. HaGa® – Tessuto anti-gelo per piante, 60 g/mq, 1,6 m x 10m).
Naturalmente, sarebbe meglio acquistarlo in loco, così potete anche provarlo.
La realizzazione della mascherina è semplicissima.
Aprite un fazzolettino di carta, lo appoggiate sul polipropilene e lo tagliate della stessa misura.
Poi effettuate, sul sandwich così ottenuto, una serie di pieghe.
La prima a un centimetro dal bordo superiore, verso il basso.
Poi altre tre distanziate di un centimetro e mezzo, verso l’alto, ognuna fino alla base della precedente.
L’ultima anch’essa di un centimetro e verso l’alto.
Queste cinque pieghe vanno spillate, in corrispondenza dei bordi destro e sinistro.
Infine, su ogni lato, in corrispondenza delle due pieghe da un centimetro, viene spillato un elastico di 22 centimetri, avendo cura di fare un nodo nella parte interna, per evitare che si sganci.
Tale tipo di mascherina si differenzia sia da quelle in carta da forno sia da quelle in stoffa.
Le prime non consentono il passaggio dell’acqua ma neppure quello dell’aria, per cui è chiaro che l’aria deve entrare da qualche altra parte (in genere dai margini).
Le seconde non sono impermeabili.
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