Berlusconi e il muro della giustizia italiana
di Anna Tortora
Un’attenta analisi storica degli ultimi decenni deve farci pensare che c’è stato, in Italia, uno scientifico disegno politico, volto a distruggere l’uomo che più era intenzionato a cambiare il sistema: Silvio Berlusconi.
Naturalmente cambiamenti così radicali includono fratture insanabili per un certo scetticismo all’italiana.
Cambiare il sistema significa mettersi contro: sindacati, parti sociali, correnti estremiste e buona parte dei gruppi moderati con ambizioni personali.
Silvio Berlusconi non ha retto agli attacchi, o meglio ha retto ma non rotto, nonostante abbia governato a pieni titoli. Non glielo hanno permesso e questo è ben spiegato dalle confusioni deliranti di questi anni.
La Sinistra italiana ne è uscita con le ossa rotte dai confronti popolari, tuttavia ha saputo far funzionare la sua macchina organizzativa.
Una sorta di gioco al massacro, per dar vita a governicchi liquidi, in ultimo questo governo giallorosso.
Oggi gli scandali non sono più scandali, i reati non sono più reati, la clandestinità non è più clandestinità.
Tutto il destino politico (anche giudiziario?) è nelle mani della Sinistra delle grandi primarie e delle grandi storiche menzogne. Al povero italiano medio, allora, dico: ti hanno riempito di storie di escort, ti hanno raggirato con l’etica e la morale, ammorbato con il conflitto di interesse, rincretinito con la satira comunista e ti hanno reso schiavo, schiavo fino al punto di non esserne al corrente.
Poi, finalmente, tra le chat di Palamara, l’arringa di Sgarbi in parlamento, scandali vari sulla magistratura, arrivano le parole del giudice Amedeo Franco. Le parole che hanno sollevato una questione morale. Si può parlare di un muro difficile da far cadere: il muro della giustizia.
Diciamoci la verità, il malcostume è sempre esistito, ma in determinati momenti storici arrivano i vari Di Pietro, Travaglio, grillini che chiamano il popolo alla riscossa morale. Ai limiti della giustizia.
Più è passato il tempo e più la gente è vissuta di questi luoghi comuni. Grandi parcheggi mentali confusi per verità assolute, status quo farciti di immobilismo totale, dai quali è più difficile smantellarsi che smantellare. Come nessuno potrà restituire a Berlusconi questi sette anni, oltre gli anni di infiniti processi.
E ora siamo in una fase critica, in cui il processo che è stato innescato, non può essere più rallentato e in cui viviamo tutti come in un limbo, aspettando il crollo di quel muro.
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