Legge Zan – Scalfarotto, un vero e proprio bavaglio
di Anna Tortora
La legge Zan – Scalfarotto ha, logicamente, destato qualche perplessità sia negli ambienti gay che in quelli etero.
Dice Umberto La Morgia, politico gay, che esso è un provvedimento ingiusto e discriminatorio. Lo affermano molte femministe e lo afferma anche mia madre. Mi direte, che c’entra tua madre? C’entra perché negli anni ’80 fu una delle tante donne etero a battersi per i diritti degli omosessuali.
Cominciamo con l’ammettere la coesistenza di una pluralità di culture e di opinioni dalle quali possa, secondo le opportunità del caso, trarre maggiore beneficio, senza considerare ulteriori connessioni.
Sicuramente l’apertura a qualsiasi cambiamento sociale stimola il dialogo e, dunque, un confronto che non può non essere arricchente.
Diceva Papa Benedetto XVI in una nota “Quando una maggioranza – per quanto preponderante – opprime con norme persecutorie una minoranza, per esempio religiosa o etnica, si può parlare ancora di giustizia o in generale di diritto?”
In questa riflessione non sarà opportuno affrontare le questioni di natura giuridica, ma certamente è necessario domandarsi quale metodologia auspicabile sia da intraprendere.
Prendere in considerazione tutte le varietà di opinioni, sforzarsi di comprenderle, impegnarsi nel rispettarle e con esse dialogare non per svendere le proprie idee ma, piuttosto, per attivare un fruttuoso scambio, costituiscono le basi del dialogo.
Il DDL Zan – Scalfarotto non mi pare si basi su uno scambio culturale e sul rispetto delle opinioni. Non valorizza le donne, non permette la libertà, ma etichetta con le solite, inutili categorie: trans, transgender, gay.
Inoltre, limitare la libertà di opinione non è un po’ fascista?
L’istinto alla vita e alla conservazione, il desiderio di riconoscersi e di superare la propria solitudine, le “naturali” predisposizioni ormonali e le basi fisiologiche della sessualità umana sono, da sempre, premesse indispensabili e garanzie alla continuità della specie: nessuna convenzione o contratto sociale ha preceduto la necessità tra l’uomo e la donna al fine della procreazione e della mutua relazione. Questo è un dato di fatto. Molto probabilmente, affermazioni come queste saranno punite dalla legge in questione, per questo c’è chi nutre forti dubbi. Omosessuali compresi.
La dignità delle persone (gay, uomo, donna, trans), il suo riconoscimento ed il suo rispetto sociale e legislativo connotano la libertà e il progresso civile di un popolo: appare fondamento e costante riferimento di atti, leggi, decreti, provvedimenti, in favore di tutti.
Ma è chiaro che in una società come la nostra, il problema di una individuazione di punti fermi non è di facile soluzione e si pone come urgenza un fiducioso dialogo tra i diversi orientamenti sessuali. Si tratta di valorizzare le minime esigenze di tutti.
D’altra parte occorre non farsi illusioni: anche questi “minimi” difficilmente reggerebbero se affidati alla sorte di una legge che viola uno dei principi fondamentali della Costituzione: la libertà di opinione.
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