Mario Adinolfi a Pomigliano d’Arco. Democrazia a senso unico
Lo scorso sabato 11 Luglio Mario Adinolfi, presidente del Popolo della famiglia, viene “aggredito” da un gruppo di manifestanti mentre si recava alla sala della ‘Distilleria’ per presentare il suo ultimo libro ‘Il grido dei penultimi’.
Giusto manifestare, sempre, ma se ci fosse stata Luxuria l’avrebbero chiamata cornuta, come è stato fatto con Adinolfi? Le avrebbero lanciato preservativi?
Pomigliano è una città sempre accogliente e democratica, impensabile un atteggiamento simile da parte di alcuni cittadini.
Appena ho visto il video, la mia prima reazione dopo lo sgomento è stata quella di inviare un messaggio a Mario, che conosco bene. “Pomigliano, una città così accogliente. Cosa è successo?”
La città del regista Piscicelli, che girò il bellissimo film “Immacolata e Concetta, l’altra gelosia”, basato su un fatto di cronaca accaduto proprio a Pomigliano nel 1978. Storia d’amore di due donne che, tra degrado sociale e urbano, sfidano ogni tabù andando a vivere insieme.
La città del democristiano e indimenticabile Giovanni Leone.
Dunque Pomigliano non è omofoba, certo, come non lo sono io, ma l’indignazione verso quel video è stata forte.
Nel libro di Adinolfi non c’è un rigo che sottolinei apologia di omofobia o di misoginia, ma illustra chiaramente la libertà di tutti.
Gli individui o cittadini costituiscono masse, società, comunità: essi partecipano a doveri personali, ricevendo da altri, esercitando ruoli e funzioni, dando il proprio contributo.
Da cristiano cattolico, Mario Adinolfi parla della famiglia come cardine della società.
Chi può assicurare alla famiglia la sua essenza e la sua libera esistenza che ne prevenga incursioni e annientamento, travolgimenti e destabilizzazione?
Si difendono le unioni civili, perché non difendere il matrimonio?
Anche io voglio la mia mamma, quella donna meravigliosa che si è battuta, negli anni ’80, contro le discriminazioni verso i gay. Perché non si può più dire “voglio la mia mamma?”
Giovanni Paolo II diceva “È allora una necessità per la famiglia, se vuole conoscersi e realizzarsi secondo l’interiore verità non solo del suo essere ma anche del suo agire storico”.
Questi riferimenti non li ho gettati a caso, sono semplicemente un invito al dialogo in nome della libertà di pensiero. Libertà di poter presentare un libro, anche se per qualcuno quel libro è scomodo.
Sicché devo dire che l’accaduto di sabato rappresenta una sorta di taglio (cesura) rispetto alla democrazia.
L’uguaglianza, la libertà, la fraternità, appaiono effettive solo se riferite ad una determinata categoria.
Ma cosa significa? Significa qualcosa solo per i gruppi LGBT, una sorta di corollario tutto loro: chi appartiene alla LGBT può essere se stesso con la libertà. Gli etero non devono avere neppure la libertà di rivendicare.
Il funzionamento della democrazia, invece, è assolutamente impossibile al di fuori di un nucleo di valori etici. Insultare il prossimo in gruppo, che sia etero o gay, non ha nulla di etico.
Nella carta costituzionale italiana, l’altra faccia dei diritti politici sono i doveri di solidarietà politica, economica e sociale che si esprime in valori morali, perché la solidarietà politica significa consenso intorno ai valori morali.
Come si pretende di fare una legge contro la transofobia se poi non si riflette sulla solidarietà?
In una società in cui gli interessi sono fortemente diversificati, e diverse sono le opinioni, le culture, le persuasioni, lo strumento per un bilanciamento di tutti i fattori in gioco, in modo che si realizzi quel nucleo minimale di comuni consenso sui valori della democrazia, è il principio di ragionevolezza.
Principio che deve guardare oltre il bieco insulto verso chi la pensa diversamente, per non finire in una democrazia falsa e a senso unico.
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