La famiglia e la società liquida
“Nell’orizzonte dell’amore, essenziale nell’esperienza cristiana del matrimonio e della famiglia, risalta anche un’altra virtù, piuttosto ignorata in questi tempi di relazioni frenetiche e superficiali: la tenerezza”
Papa Francesco, Amoris Laetitia n.28
“C’era una volta una vecchina che, almeno una volta al mese, scriveva un’accorata lettera alla nipote. La storia risale a mezzo secolo fa e le due donne erano mia mamma Luigia e la sua affettuosa zia Luisa, trasferitasi in Inghilterra in cerca di fortuna. Non so perché da un po’ di tempo mi torna in mente questo fatto. Forse perché ricordo con malcelata nostalgia tempi passati, in cui forte era il senso della famiglia. Allora, anche una missiva (piena zeppa di errori di ortografia) scritta con amore e calore umano, poteva riempire di note colorate una giornata triste. L’esodo forzato di molti connazionali, tra cui gran parte della mia famiglia materna, in cerca di fortuna in terre lontane, era uno spaccato triste della nostra società postbellica, che fornì una vasta schiera di emigranti alla forza-lavoro di USA, GB, Germania, Svizzera, Belgio, Francia, Sud America, Australia, Canada etc. Non mi soffermo tanto sulle condizioni di vita che a tanti di loro aprì prospettive dignitose, seppure molto dure. Mi viene da fare, invece, una riflessione sul concetto di famiglia che oggi come oggi, a dispetto di una minore segmentazione dei nuclei (tranne che per un certo numero di emigranti sud-nord con più alto tasso di scolarizzazione) dovrebbe essere almeno geograficamente più vicina ed unita. Ahimè, capita invece di dover registrare tante vite indipendenti, senza alcuna relazione sociale, né di frequentazione occasionale; allora succede di veder crescere e invecchiare nipoti e cugini, che vivono anche a poche centinaia di metri, senza un minimo contatto. Questo è l’emblema di una società arida, anomica, i cui rapporti predominanti sono vissuti all’insegna del denaro e del pragmatismo. Se è vero che l’unione fa la forza, mi riconosco in una condizione di debolezza e rimpiango il tempo in cui staccavo con gioia il francobollo regale dalla busta della lettera di quella ‘lontana’ parente. Ed era bello leggere la sua canonica frase di commiato – Ricordati che sona(o) sempre la tua zia Luisella -. Forse a ribadire l’esigenza interiore di tenere saldo un legame affettivo e familiare, anche a migliaia di chilometri di distanza!”
Ferdinando Forino, scrittore
Nell’Amoris Laetitia 239 e 240, il Papa dice che tante difficoltà nelle coppie nascono da ferite non guarite. Questo capita anche per i sacerdoti e consacrati.
Capita tra cugini, fratelli, amici.
Ma la famiglia è sempre quel nucleo fondamentale o si è perso il suo valore in questa società liquida?
“Una famiglia ci vuole anche per il gusto di andarsene via. La famiglia non è un monumento senza danni, e non è un lenzuolo candido e profumato. La famiglia a volte è un peso, a volte un incubo. Ma la famiglia ci vuole anche quando pensi di evadere, un punto di riferimento saldo e verace, più tenace del tempo, che sfida il futuro e ti richiama l’origine, dove ciascuno torna se stesso ed è accolto a prescindere da quel che ha, che dà e che fa, ma solo perché è, semplicemente è”.
Marcello Veneziani
Io, ad esempio, ho una famiglia meravigliosa, alla quale ricorrere nei momenti bui, tristi, ottusamente impregnati di quotidiano irrisolvibile, una famiglia bizzarra, eccentrica ma che c’è ogni volta bussi e chieda aiuto.
Anche i vaffa espressi hanno un che di familiare, addolcente e consolatorio, devo dire. Si capisce che mi amano e se sono felice è grazie al loro sostegno.
Amarsi e mandarsi al diavolo, una cosa sola: la nostra.
Ricordate il meraviglioso Franco Franchi? Ecco cosa diceva riguardo la famiglia.
“Guai se non c’è la famiglia; la famiglia è tutto, la famiglia ti dà l’essenza di quello che sei, ti dà la certezza che c’è qualcuno che pensa a te.
Io credo che oggi molti non si rendano conto di quanto è importante la famiglia, ma spero che la gente se ne renda conto e che possa vivere non sempre in famiglia -perché non si può stare sempre- ma senza dimenticare la famiglia perché la famiglia è la base.”
Francesco Benenato in arte Franco Franchi.
“Dio è amore (1Gv 4,8) e vive in se stesso un mistero di comunione personale di amore. Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell’essere, Dio iscrive nell’umanità dell’uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità e della comunione”
Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio n.11
Il ruolo della famiglia, oltre a quello preliminare e costitutivo, è quello dell’educazione alla vita di relazione. È dalla relazione che si è generati, ma è dalla consapevolezza di tale relazione che si viene alla luce del riconoscimento, si perviene alla propria identità personale ed autonomia.
“Ma già i fratelli di famiglia, quando perdono l’unità genitoriale in cui si riconoscono e convergono, tendono a disgregarsi e divergere. A maggior ragione i fratelli ideologici legati da vincoli soggetti a mutevoli interpretazioni: i patti non reggono, divergono le idee, scemano gli affetti, le reciprocità e la solidarietà”.
Marcello Veneziani
L’aspetto toccante è la mancanza di relazioni che porta, oggi, a parlare con decisione di famiglia. Il nucleo familiare intoccabile, naturale, molte volte viene oltraggiato, invaso, rotto. Non sta a me parlare di divorzio né giudicare, a volte i divorzi sono meno dannosi di quel che si pensa. Proprio nella fattispecie, la famiglia intesa come relazione d’amore e di interessi, continua in maniera diversa e comunque forte.
Mi rendo conto che l’argomento trattato è estremamente complesso e che molti possono essere indotti a raggiungere conclusioni diverse. Questa diversità di opinioni non deve spaventarci sul piano della conoscenza nè affligerci sul piano dell’etica.
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