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Nello Mascia porta “Viviani per strada”

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Il 26 settembre il progetto apre la stagione del nuovo Trianon
diretto da Marisa Laurito

All’aperto, a porta Capuana e piazza Garibaldi,
negli stessi luoghi di ambientazione,
due atti unici del commediografo stabiese,
nel 70° anniversario della scomparsa

 

Il nuovo Trianon Viviani, con la direzione artistica di Marisa Laurito, apre la propria stagione con due spettacoli di Raffaele Viviani messi in scena all’aperto.

Dal 26 al 30 settembre prossimi, la fondazione teatrale di Forcella darà vita a Viviani per strada, in occasione del settantesimo anniversario della scomparsa del commediografo al quale è dedicato il teatro.

Il progetto, curato e diretto da Nello Mascia, si compone dell’allestimento di due atti unici vivianeschi: Porta Capuana e Mmiez’‘a Ferrovia.

Il progetto si avvale del finanziamento del Programma operativo complementare della Regione Campania (Poc 2014-2020) e del patrocinio di Rai Campania ed è realizzato in collaborazione con il PalaPartenope.

«Viviani per strada nasce da una riflessione sul doloroso presente che viviamo, con le disposizioni restrittive sulla pratica teatrale e le limitazioni all’affluenza degli spettatori, certamente legittime – spiega Mascia –: di qui questo progetto di teatro itinerante che mette al centro la strada, la naturale fonte di ispirazione delle opere di don Raffaele, dove l’Autore osserva e coglie gli umori più genuini del popolo per poi trasferirli nelle sue composizioni, dove è più intensa e clamorosa si svolge la vita cittadina e la lotta per la sopravvivenza risulta con più drammatica o anche con più comica chiarezza».

«Per rendere omaggio a Raffaele Viviani, nel settantesimo anniversario della sua scomparsa, ho voluto restituire a quei personaggi i luoghi della loro originaria ispirazione, in un progetto di teatro itinerante – prosegue Mascia –: due opere di cento anni fa che ci fanno ragionare su come eravamo e su come il tempo ci ha cambiati, mirando a individuare indizî per affrontare più consapevoli e più forti il prossimo futuro».

Porta Capuana e Mmiez’‘a Ferrovia sono due atti unici del 1918, rappresentati con successo al teatro Umberto all’indomani della disfatta di Caporetto. In entrambi il regista vede «un unico protagonista – il coro, il popolo – e i tipi, già ampiamente sperimentati nel varietà, legati in una trama che impasta il dramma con l’ambiente pittoresco».

Porta Capuana – È la piazza storicamente nota per il suo fantasmagorico mercato all’aperto. Un’umanità variegata, fatta di squallidi venditori al minuto e pescivendoli truffaldini, che esprime il proprio sentimento di solitudine e di rabbia nei confronti del proprio destino di povertà, ma dotata anche di una spiccata autoironia. Significativa fra gli altri la figura mesta e affamata de ‘o Tammurraro, con i suoi tamburelli in bilico sul capo, che cerca di vendere con molto insuccesso quegli strumenti di balli di canti e di feste a una umanità che non ha nulla da festeggiare. Ma su tutti domina il personaggio di don Ciro ‘o capitalista. Sordido usuraio con l’aria fatale di bellimbusto. Don Ciro corteggia con insistenza la sie’ Stella, suscitando la gelosia di donna Rosa, «anima nera», sua amante, e sposata a Aitano Pagliuchella, un buffo guappo di cartone. Donna Rosa non perde occasione per sparlare della sua rivale. Le maldicenze giungono alle orecchie di don Vincenzino, marito di Stella. La tensione sale e improvvisamente esplode. Irromperà il Pazzariello che chiude l’atto unico vivianesco.

Mmiez’‘a Ferrovia – L’atto unico vivianesco rappresenta il variopinto mondo che ruota intorno alla piazza. Ci sono i due Strilloni che invitano i passanti, l’uno alla tradizione dell’Opera dei Pupi, l’altro al “Cinemà”, lo spettacolo del futuro. C’è l’avventore del barbiere che perde il treno per i reiterati ritardi di don Luigi. C’è Crispino, il ciabattino-intellettuale vagamente infiammato dalle idee e dagli echi lontani della rivoluzione russa. C’è il Cantante di pianino un po’ mariuolo. Ma la vicenda ha come protagonista Concettina, che sta per cedere alle lusinghe di don Alberto, uomo senza scrupoli che la porterà alla rovina. Ma la ragazza riuscirà a sottrarsi grazie al tempestivo avvertimento di Nannina (personaggio che presenta sorprendenti somiglianze con alcune eterne figure brechtiane), ormai vinta e rassegnata al suo amore disperato e alla sua vita perduta. Come sempre fa da corona ai protagonisti un coro di personaggi fra cui emerge quello del Magnetizzatore, una sorta di anticipatore del Sik-Sik eduardiano.

Nei due spettacoli saranno in scena, con lo stesso Nello Mascia che firma anche la regia, Davide Afzal, Federica Aiello, Mariano Bellopede, Peppe Celentano, Rosaria De Cicco, Massimo De Matteo, Gennaro Di Colandrea, Chiara Di Girolamo, Valentina Elia, Gianni Ferreri, Roberto Giordano, Roberto Mascia, Massimo Masiello, Giovanni Mauriello, Matteo Mauriello, Marianna Mercurio, Ciccio Merolla e Ivano Schiavi.

Le elaborazioni musicali sono di Mariano Bellopede e Ciccio Merolla. Le scenografie sono curate da Raffaele Di Florio, i costumi da Anna Verde.

Completano la locandina Marcello Manzella (aiuto regia), Gianluca Sacco (disegno luci), Daniele Chessa (suono e fonica), Massimiliano Pinto (direzione degli allestimenti), Paolo Animato (ufficio stampa), Daniela Riccio (ufficio di produzione), Francesca Buzzurro (amministrazione) e Rino Manna (logistica).

Gli spettacoli si terranno tutti i giorni da sabato 26 a mercoledì 30 settembre: Porta Capuana alle 20:30, allestita nello slargo tra l’antica porta della città e la vecchia sede della Pretura, mentre Mmiez’‘a Ferrovia sarà messa in scena alle 23, al centro di piazza Garibaldi, nell’area pedonale coperta.

Nel rispetto della normativa di igiene e sicurezza prescritta per l’emergenza sanitaria, i posti sono contingentati (centonovanta per luogo di spettacolo) e numerati. All’ingresso, un addetto del teatro rileverà la temperatura degli ospiti e ricorderà l’uso indispensabile della mascherina.

Biglietti – Sono gratuiti. Le richieste di prenotazione vanno inviate per email all’indirizzo [email protected], a partire da lunedì 21 settembre prossimo. Per il necessario contingentamento dei posti, si può prenotare un massimo di due biglietti per spettacolo. Nell’email vanno indicati la data e il luogo dello spettacolo (porta Capuana oppure piazza Garibaldi), nonché il numero dei biglietti (uno o due). La segreteria del Trianon Viviani provvederà, quindi, a confermare per email la prenotazione, compatibilmente con la disponibilità dei posti, e indicherà quando ritirare i biglietti presso il botteghino del teatro.

Viviani per strada

progetto di Nello Mascia

La strada è la naturale fonte di ispirazione delle opere di Raffaele Viviani.

Le vie, i vicoli, le piazze. È lì che l’Autore osserva e coglie gli umori più genuini del popolo per poi trasferirli nelle sue composizioni.

I personaggi vivianeschi sono nati lì. Hanno una precisa sistemazione storica.

Vivono lì in quelle architetture potenti inghiottite nei vicoli oscuri e profondi.

Sono nati lì in quel preciso tempo.

I loro problemi sono di ordine pratico, i piccoli problemi di vita quotidiana, di vita radicata quasi al “rione”, più che a tutta la città. In un impeto quasi animalesco. Ed è proprio questa animalità che rende universale e simbolico tutto il teatro vivianesco.

Nei primi anni della sua produzione drammaturgica Viviani intitolò molte delle sue opere con i nomi di quelle strade e di quelle piazze in cui più intensa e clamorosa si svolge la vita cittadina e in cui la lotta per la sopravvivenza risulta con più drammatica o anche con più comica chiarezza.

I protagonisti di questa vita che pullula nelle strade sono uomini e donne che sbucano dai vicoli e tirano a campare l’esistenza a furia di espedienti e di invenzioni.

In occasione del 70° anniversario della scomparsa del grande Stabiese il teatro Trianon Viviani intende rendere omaggio a Viviani restituendo a quei personaggi i luoghi della loro originaria ispirazione.

Viviani per strada è il progetto di teatro itinerante che abbiamo immaginato.

Due opere di Raffaele Viviani datate tutte 1918. Porta Capuana e Mmiez’‘a Ferrovia. Due opere rappresentate con enorme successo al teatro Umberto all’indomani della disfatta di Caporetto.

Spiccano in esse i tipi già ampiamente sperimentati nel varietà, legati in una trama che impasta il dramma con l’ambiente pittoresco.

Due opere che hanno un unico protagonista. Il coro. Il popolo.

Una collettività che una volta contava. Che richiama nella sua interpretazione etimologica il senso dello stare insieme. Condividere emozioni, ed esperienze. Un antico, e forse smarrito, senso di umana solidarietà.

Due opere intitolate a due zone di Napoli idealmente collegate fra di loro e adiacenti alla piazza Calenda, sede del nostro teatro Trianon Viviani che aspira a essere il punto di riferimento culturale e sociale, la calamita di tutto quel perimetro che accoglie la popolazione dal Vasto a via Foria.

Gli attori e i musicisti arriveranno in porta Capuana – prima tappa del nostro percorso – su due carri-furgone. Evocazione dell’antica tradizione delle compagnie da giro. Il “carrozzone” classico, quello degli attori con la valigia. Il sapore del teatro di un tempo, teatro itinerante. Quando i saltimbanchi attraversavano pianure e fiumi, scavalcavano colline e montagne alla ricerca di un pubblico a cui raccontare una storia, offrire una ballata, un momento di divertimento o di riflessione.

Il doloroso presente che viviamo, le disposizioni restrittive, le limitazioni all’affluenza degli spettatori, certamente legittime, hanno provocato smarrimento innanzi a un panorama insolito e inquietante.

Teatro ridimensionato, emarginato, ignorato, messo praticamente in condizione di non agire.

Attori sfrattati dalle proprie case naturali. Attori alla disperata ricerca di un’identità. Attori in cerca dell’interlocutore indispensabile per la propria sopravvivenza. Attori in cerca di un pubblico a cui raccontare storie.

Cittadini in cerca di cittadini con cui scambiare pensieri, idee, confronti e magari scontri dialettici.

Gli artisti scenderanno dai camion. Accoglieranno il pubblico con i loro canti e disporranno i loro attrezzi di scena.

Alla fine dell’atto unico Porta Capuana, il Pazzariello, coadiuvato da un gruppo bandistico, inviterà gli spettatori a raggiungere insieme, attraverso vicoli e strade, in un improvvisato corteo, e con la dovuta prudenza, piazza Ferrovia, seconda tappa scelta per la nostra serata-evento.

Durante il trasferimento – che rappresenterà il cuore del nostro progetto Viviani per strada – come per magia si materializzeranno i vari personaggi che hanno reso immortale Viviani.

Si materializzeranno, appunto, per strada. Proprio lì. Dove l’artista li aveva incontrati e descritti. Personaggi ormai fusi in simbiosi eterna con la pietra lavica del selciato di quella via, o con il tufo di quell’ edificio diroccato. Personaggi vivi e reali ancora oggi, che si troveranno a tu per tu con lo spettatore del duemila in un dialogo sommesso e quasi privato.

Sbucherà forse da un vicolo un Sapunariello a sussurrare i suoi stenti. Forse da un caffè verrà fuori un Filiberto. Da una bottega un Cacciavino. Da un androne di un vecchio palazzo un vecchio signore forse dirà i versi di Campanilismo. Sotto un lampione troveremo una notturna signorina o da un basso si sporgerà il disoccupato che racconterà la sua vita difficile.

Viviani ci trasferisce in un sogno. La Napoli di cento anni fa. Ci fa ragionare su come eravamo. E su come il tempo ci ha cambiati. Con una volontà di rivalutazione del passato, che non intende fermarsi al sentimento della nostalgia. Ma al contrario mira a individuare indizî per affrontare più consapevoli e più forti il prossimo futuro.

Nello Mascia


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