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Il sovvertimento di Peppe Grillo

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Alta tensione nel M5s dopo le Regionali e in vista della riunione congiunta dei gruppi parlamentari. Fico replica a Di Battista: “Non è stata una sconfitta storica”. Bonafede spinge per gli stati generali, Di Maio chiede “il contributo di tutti”. Grillo, in collegamento con Bruxelles, parla del referendum come del ‘massimo dell’espressione democratica’: ‘Non credo più in una forma di rappresentanza parlamentare, ma nella democrazia diretta’, aggiunge.

“Quando usiamo un referendum usiamo il massimo della espressione democratica, e per me la domanda andare a votare si o no alla riduzione dei parlamentari – per me che non credo più in una forma di rappresentanza parlamentare ma credo nella democrazia diretta fatta dai cittadini attraverso i referendum -, è come fare una domanda ad un pacifista di essere a favore o meno della guerra.

Grillo ha di nuovo ribadito la sua personale predilezione per la democrazia del sorteggio, questione dibattuta nelle aree più laterali della politologia (interessante in tal senso il saggio di Nadia Urbinati e Luciano Vandelli, edito da Einaudi).

Non servono a nulla i politici esperti, e men che meno i politici professionisti. Essi vanno ricercati nella società civile, e per evitare le storture e i limiti che la democrazia tradizionale comporta, meglio sarebbe estrarli a sorte. Perlomeno in quel minimo di democrazia necessario alle istituzioni indispensabili.

Così Beppe Grillo intervenendo in collegamento con il parlamento europeo ad un incontro con Sassoli.

Ora, per pesare la serietà di Grillo ci vuole sempre la tara: le sparava grosse da quando quarant’anni fa se la prendeva con l’universo mondo, continua a farlo oggi nella sua funzione di garante di una forza politica che governa la repubblica. Tuttavia, a forza di sottovalutarne il messaggio, si è arrivati al risultato del referendum di domenica scorsa.

Il grillismo è riuscito a far coagulare negli italiani il disprezzo per la politica e, di conseguenza, ha portato propri uomini al governo del tutto privi di competenza e di curriculum (si veda il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio).

Non è scontato l’esito di questa follia generalizzata – che al fondo sembra essere destinata alla sostituzione di una democrazia rappresentativa imperfetta finché si vuole, ma pur sempre democrazia reale e ben rodata – con un sistema iper velleitario e caotico, viatico a una sicura demolizione dell’impianto costituzionale.

È sorprendente come nessuno chieda conto al M5S di questa posizioni eversive. Che nessuno si rivolga a Conte, a Di Maio, alle centinaia di parlamentari grillini presto destinati all’auto defenestrazione. Immaginiamo se un’uscita del genere fosse stata compiuta, che so, da uno Zingaretti, un Salvini, una Meloni. Come minimo sarebbero stati sepolti dalle risate dell’intero arco costituzionale (come si diceva un tempo).

Invece no. Grillo, quando parla, può dire qualsiasi cosa senza essere preso sul serio.


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