Libertà e verità ai tempi del Covid
Boris Johnson, in riferimento ai contagi in Gran Bretagna, afferma che gli Inglesi, a differenza di Italiani e Tedeschi, amano la libertà.
Mattarella replica “Anche noi Italiani amiamo la libertà, ma abbiamo a cuore anche la serietà”.
Cosa significa? La libertà non è vera ed è poco seria?
La libertà sembra facile da definire, è una parola di uso comune il cui significato, a prima vista, non desta problemi, ma appena lo consideriamo da vicino ci accorgiamo come sia una nozione complessa.
I problemi di fondo della realtà e della vita sono impliciti nei concetti di libertà e verità, coinvolti nel loro rapporto.
Il mio intento non è quello di addentrarmi nella questione sollevata da Mattarella e, quindi, neppure quello di vagliare l’effettiva consistenza della libertà nel regime democratico – liberale, a me interessa sottolineare il rapporto che si viene instaurando, tra criticità e libertà in questo periodo di Covid19.
In ogni caso l’effettivo esercizio della criticità richiede condizioni di libertà autentica e, d’altra parte, che l’autentica libertà porta con sé l’elaborazione di un pensiero capace di superare condizionamenti di ogni sorta e di instaurare un rigore di conoscenza scientifica.
Il rapporto tra libertà e conoscenza è un problema antico: il conoscere ci rende liberi o ci obbliga ad una scelta univoca? E che cosa è mai il conoscere: una affermazione positiva della verità, o – in questo periodo di Covid19 – è la presa di coscienza di una inadeguatezza comunemente accettata?
Libertà e conoscenza risultano strettamente legate: per essere liberi dobbiamo conoscere ciò che siamo.
L’esercizio critico, ossia la conoscenza mediante l’impegno razionale, costituisce il presupposto per l’esercizio pieno della libertà.
Questo è il rapporto che si instaura tra libertà e conoscenza. Che poi si possa attingere la consapevolezza piena e perciò la piena libertà è questione diversa.
Ora, forse, ci è più facile intendere ciò che ha detto il Premier inglese: nel suo atteggiamento ‘radicale’ rivendica un tipo di libertà piena, assoluta e si poneva in dissenso nei confronti di certi sistemi, che congelano la libertà a livelli intermedi.
“La libertà è univoca, ha un solo significato se considerata nel senso forte del termine, che è il più elevato dei significati possibili. Ma, non trovandosi mai fuori dalle condizioni, essendo sempre libertà sotto condizione, il suo primario elemento costitutivo si intreccia con quelli che scaturiscono dalla situazione di fatto”.
Armando Rigobello
Una situazione, quella attuale, molto critica da tutti i punti di vista.
“La libertà non può essere semplicemente una lotta contro qualcosa e qualcuno, ma pure una originaria forza di creazione di valori; ha una relativa trascendenza nei confronti della storia e fa sentire all’uomo il bisogno di liberarsi da un vincolo esteriore legato alla storia fatta per crearne una nuova che risponda alle nuove esigenze”.
Armando Rigobello
L’adattamento alle nuove esigenze è naturale, ma mai imporre delle regole quasi sotto
dittatura, mesi e mesi di divieti e mascherine; questa non è libertà. Ciò non significa che la storia sia un progressivo risveglio, una conquista di una sempre più ampia libertà.
“La storia come la vita ha le sue fasi di attesa ed incontra anche involuzioni; conosce affermazioni quanto scacchi”.
Armando Rigobello
I modi con cui anche la tirannide si camuffa di libertà e i ripiegamenti si giustificano nelle argomentazioni e nei timori, li stiamo constatando.
Forse la spontaneità è fortemente emersa dopo il periodo di lockdown, si avvicina ad un ritorno all’immediato, alla normalità, all’ingenuità. C’è una forte nostalgia della vita ante Covid, di qualcosa che viene prima di ogni decreto. E la libertà è il vaglio, il presidio, la garanzia in situazioni come la nostalgia e l’ingenuità. Il rapporto verità e libertà viene così messo alla prova della contemporaneità, situato in questo momento particolarmente difficile, confrontato con l’assunzione personale della libertà.
“Connettere il singolo atto con la scelta di fondo che costituisce il motivo dominante non è semplice, né privo di rischi. Ma è solo in questa prospettiva di fondo che la vita ha un valore unitario e ciò rende capaci di riprendere in mano l’esistenza anche in momenti di smarrimento”.
Armando Rigobello
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