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Intervista – Annalisa Minetti: “Oltre la musica il mio impegno sociale solo per Amore”

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Roma, 30 set. – Artista, madre e donna impegnata nel sociale, oltre che scrittrice ed atleta paralimpica. Annalisa Minetti è la sintesi della resilienza che sa diventare nuova opportunità. Dopo la partecipazione al Concorso Miss Italia nel 1997, approda nel mondo dello spettacolo grazie al trionfo Sanremese con il brano ‘Senza te o con te’. 

La musica le consente di raccontare la sua storia al pubblico italiano: Annalisa perde la vista a 18 anni per una malattia ereditaria degli occhi, ma non si arrende. Nonostante le difficoltà calca importanti palcoscenici musicali e televisivi, fino a dedicarsi allo sport con brillanti risultati. 

È atleta paralimpica pluripremiata con bronzo e oro. Insignita della Medaglia al valore atletico, è diventata anche scrittrice. 

Ha pubblicato due libri: ‘Iride. Veloce come il vento’ nel 2012 e ‘Io rinasco’ nel 2017; insieme ad una collana di 12 libri: ‘il Motivazionario’. 

Grazie alla musica ha partecipato a progetti come ‘Artiste unite per l’Abruzzo’ e al recente ‘Nemico invisibile’, nato durante la pandemia da Coronavirus, in collaborazione con l’associazione Auser per intervenire su persone specialmente abili o su anziani che sono reclusi in casa. È instancabilmente messaggero di positività ed altruismo, come ci racconta a cuore aperto. 

– Annalisa, tutta Italia conosce la sua storia e soprattutto il suo impegno nell’essere testimone della forza e della bellezza della vita attraverso musica, sport e sociale. Quanti progetti del cuore ha finora realizzato e a cosa ambisce ancora? 

Ho scelto di predispormi come personaggio pubblico al sociale. Utilizzo il mio lavoro per dare voce alla gente. Da 15 anni con ‘Progetti del cuore’, doniamo gratuitamente mezzi e supporto ai disabili per offrire loro maggiore autonomia. Interagisco con associazioni, Comuni e lo faccio con il cuore. È una forma di nuovo umanesimo che cerco di creare intorno a me: in fondo la chiave per ritornare a sê è aprirsi e condividere. Le persone hanno bisogno di avere fede prima di affidarsi e quando vedono che c’è chi le vuole ascoltare senza nulla in cambio, si sentono accolte e allora si raccontano. Nell’accoglienza c’è il divino…Sempre! 

– Quanto la musica le ha cambiato la vita?

La musica è stata mia migliore amica nell’affrontare le difficoltà. Poi l’ho un po’ accantonata dedicandomi allo sport. Ho cercato di dimostrare che non bisogna mai arrendersi. Sono diventata atleta paralimpica, ma adesso torno a parlare in musica con altre consapevolezze. Sto lavorando ad un nuovo progetto perché oggi la musica sia colonna sonora del sociale.

– Sui social dona pillole di riflessione quotidiana, associandole a motti di incoraggiamento. Da cosa nasce questa idea?

Ho pensato di creare una sorta di consultorio online per dare risposta alle tante richieste di aiuto che mi giungono. Così è nata la rubrica motivazionale ReBorNow – Rinasci ora. È un tentativo per offrire ascolto alla gente, lavorando con competenze psicologiche. C’è uno staff di esperti che mi supporta in questo impegno. Io stessa sto per laurearmi in ambito psicologico. La parola ha sempre una dimensione importante, così raccogliendo storie cerco di individuare un motto che dia slancio ad agire e non a chiudersi nel dolore o nei problemi. Il primo video pubblicato sui social si intitolava ‘Io riesco’ ed è nato dalla storia di Silvia, una ragazza che stava soffrendo per la separazione dal marito. Ho cercato allora di farle comprendere che le persone devono essere complete da sé, senza riversare sull’altro la responsabilità dell’io. Ho spiegato che confondiamo spesso l’amor proprio con l’egoismo in nome di glorie fittizie senza scopo. La frase “Ama il prossimo tuo come te stesso” è la risposta ad ogni nostra interazione col mondo.
Diamo anche voce a tanti uomini usciti dalla fine di un matrimonio, senza assistenza. Parliamo di padri che vedono compagne straniere portare via i figli all’estero, magari in contesti meno agevoli per i bambini, che poi di fatto non possono vedere per anni. Ho raccolto la storia di un uomo che non vede il figlio da 12 anni perché in Congo ad esempio, vigono altre leggi.
Cerchiamo di confortare anche il dolore del lutto di alcune madri, che non riescono ad uscire dall’evento più traumatico della loro vita. Trattiamo argomenti vari scaturiti dalle richieste della gente.
Accogliamo testimonianze di vita senza farle cadere nel dimenticatoio della solitudine.

– ‘Oltre’, una parola piena di significato. Cosa ci legge dentro e come la declinerà nel suo futuro?
La frase giusta è “oltre modo oltre”, nel senso di non porsi limiti, ma di trasformare questi ultimi in stimoli. Dobbiamo sapere che possiamo fare tutto; dobbiamo lavorare per creare un metodo per andare oltre le trappole che ci poniamo e incontriamo. Se penso all’oltre, penso all’Amore. Questo ci porta ad amare oltre noi stessi, più di noi stessi, qualcuno o qualcosa che è fuori di noi. Penso al perdono da mettere in ogni cosa, perché amare è sempre per-donare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.