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Politicamente corretto, Governo e… Intervista a Giovanni Sallusti

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Anna Tortora

Ciò che chiamano competenza è solo mediocrità allineata al pensiero unico dominante. Oggi sono lieta di ospitare l’amico e collega Giovanni Sallusti per parlare del suo libro “Politicamente corretto. La dittatura democratica”.

– Ciao Giovanni, mi parli prima della fine del Governo Conte?
“Certo, volentieri. In una democrazia sana, matura, compiuta, cade un Governo si torna a interpellare il popolo sovrano. Questo, però, non accade perché il sistema italiano, ovviamente, è costruito perché non accada. E questo, in estrema ratio, non è certo colpa di Mario Draghi. È responsabiltà di chi questo sistema non l’ha riformato…ed è da decenni; anche quelli che si lamentano di non poter andare a votare non hanno riformato il sistema. Quindi, dati i fatti, per realismo dico che passare da un Governo Giuseppi-Casalino-Travaglio (questa era la trimurti che avevano in mano le sorti della Repubblica) al Governo Draghi è più che un bene. E chiunque non lo veda come un miglioramento per il Paese, è orbo secondo me”.

– Il tuo libro ha avuto successo. Hai toccato un argomento molto interessante.
“Ho scritto questo libro perché trovo che questa nuova forma di ideologia che è, appunto, il politicamente corretto, è arrivata ad un tale livello di pervasività, rappresenta un tale pericolo per le società libere, che o si prende coscienza di questo pericolo ora e si adottano delle contromisure ora, oppure si corre il rischio di un totalitarismo soft (io scrivo nel libro). Cioè ipocrita, perbene, che salva le apparenze, non un totalitarismo duro, novecentesco, perché bisogna avere sempre coscienza quando si scomoda la parola totalitarismo, però è, di fatto, un regime in cui il dissenso viene emarginato, se non impedito. E questa è stata la molla che mi ha fatto scrivere questo libro. Un libro di battaglia, non accademico, contro la nuova ideologia… l’unica ad essere sopravvisuta al crollo delle ideologie”.

– A proposito di politicamente corretto, i nuovi termini? Le desinenze al femminile, molte persone sono spiazzate.
“Siamo con metà corpo nel baratro. Tra l’altro, rispetto alle derive surreali come l’obbligatorietà della desinenza femminile a fianco ad ogni sostantivo, siamo arrivati ormai ben oltre, perché l’ultima frontiera della neolingua politicamente corretta è che si deve mettere la desinenza maschile, la desinenza femminile e gli asterischi, altrimenti compi un gravissimo atto di discriminazione verso quelle persone che non si riconoscono in queste anticaglie, che sono i due sessi, che per loro non sono più di due. Ognuno si sveglia la mattina e sceglie di che sesso essere. Questa è una spia inquietante. Come diceva George Orwell, quando si manipola, quando si tarocca, si cambia in modo forzoso la lingua, per adeguarla a stilemi ideologici, è evidente che sei nell’immediata anticamera di una dittatura.
La galleria degli orrori politicamente corretti. Il mio libro è diviso in quattro capitoli: Maschio, bianco, cristiano, eterosessuale.
Cioè, oggi, il maschio bianco cristiano eterosessuale è quasi grave che esista e che non si vergogni di essere tale. Assurdo.
Nel capitolo ‘Cristiano’ racconto come anche la parola cristiano non venga quasi più usata. E racconto l’episodio della Pasqua 2019, quando ci furono degli attentati nello Sri Lanka, ai danni della comunità cristiana locale, attentati pesantissimi, più di 200 morti tra cui bambini. Quel giorno, sia Barack Obama che Hillaary Clinton, a brevissima distanza l’uno dall’altra, twittarono le loro condoglianze agli adoratori della Pasqua. E in tendenza Twitter andò adoratori della Pasqua:  nessuno twittava cristiani. Cosa è adoratori della Pasqua? Perché non dire cristiani? Per questo dico che è un’operazione sulla lingua.
Va bene tutto, ma qui si sta esagerando. Ecco”.

Che sia in atto un cambiamento nel nostro modo di comunicare e produrre significati, è del tutto evidente; come questo stia avvenendo, è molto meno chiaro e credo che Giovanni Sallusti lo abbia ben dimostrato nel suo libro.
Le persone sanno bene che le cose stanno cambiando. Ma non possono essere sicure che i modi di comunicare siano immediatamente adeguati. La democrazia è, soprattutto, rispetto verso il prossimo… ricordiamolo.
Saluto Giovanni Sallusti e lo ringrazio per la piacevole conversazione.


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.