22 Novembre 2024
Territorio

Giovani e uso delle armi, la prefettura di Napoli lavora ad un piano integrato

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Il prefetto evidenzia l’esistenza di un mercato illegale diffuso e di modelli sociali sbagliati

A Napoli i minori usano sempre di più le pistole. Torna sul tema dell’uso di armi tra gli adolescenti il prefetto Marco Valentini, questa mattina con un’analisi a tutto campo dalle pagine di “Cronache di Napoli”, dopo aver convocato un tavolo operativo in prefettura sulla criminalità minorile per il prossimo 19 febbraio.

«L’uso delle armi è uno degli indicatori della sicurezza pubblica che più mi preoccupa, e non da ora», confessa il prefetto. «In primo luogo, perché rivela una condizione del tutto peculiare dell’area metropolitana di Napoli, che evidenzia una sofferenza sociale non intercettata dalle istituzioni e che purtroppo è attratta dalla sfera criminale; in secondo luogo, perché tocca giovani e giovanissimi, cioè il futuro della nostra società, e non possiamo restare insensibili a giovani vite che scelgono strade sbagliate».

«Non possiamo nasconderci che un approccio integrato alle numerose questioni che è necessario affrontare è complesso, richiede un impegno straordinario di tante componenti, che dovrebbero agire in modo coordinato». Le questioni da affrontare sono «il problema della dispersione scolastica, quello della povertà educativa e della deprivazione culturale; c’è la perdurante difficoltà dell’apparato pubblico a sostenere le politiche sociali; c’è il degrado urbanistico di interi quartieri, carenti di occasioni di incontro e di aggregazione sana, spesso caratterizzati da spazi abbandonati e immobili fatiscenti da decenni».

Ma l’analisi del prefetto non è solo un elenco delle cose che non vanno: «Sono convinto che questa condizione critica possa essere invertita, capovolta, con pazienza e determinazione, partendo dalle esperienze virtuose che vedono Napoli eccellere. Mi riferisco all’associazionismo laico e cattolico, al terzo settore, alle decine di esempi che in questi mesi ho conosciuto e visitato, incontrando una realtà straordinaria. C’è a Napoli una traccia profonda, scaturita dal basso, che il settore pubblico è chiamato a sostenere e rinforzare con gli strumenti amministrativi e organizzativi, nonché con il conferimento di risorse».

Per Valentini «non si tratta di spese, ma di investimenti. Ciascuno può vedere che è in gioco la società di domani. C’è poi la responsabilità, per il pubblico, di immaginare la città del futuro partendo dalla riqualificazione delle aree più disagiate sotto il profilo dell’abitazione, della mobilità, delle occasioni di comunità». Occorre, è la convinzione del prefetto, «una prospettiva di medio-lungo periodo. Ma dal mio punto di vista è un percorso obbligato, se si vuole andare nella direzione giusta».

Tornando sul frequente uso delle armi tra gli adolescenti è «segno evidente di un mercato illegale diffuso e facilmente abbordabile – sottolinea il prefetto -. Su questo, occorre rigore e fermezza, punire chi vìola la legge. La linea che separa legale e illegale non può mai essere superata, non deve prestarsi ad alcuna forma di giustificazionismo, non ci sarebbero, diversamente, i fondamenti della tenuta sociale».

Il prefetto Valentini ricorda anche la lotta al crimine organizzato con i successi ottenuti dallo Stato che «sono stati e sono tutt’oggi importanti e lusinghieri. Abbiamo una legislazione d’avanguardia, risorse investigative d’eccellenza, tecnologie e competenze. Forze dell’ordine e magistratura lavorano benissimo e con grande efficacia. Non sono apprezzamenti rituali, ma verificabili tutti i giorni».

«Per i camorristi non c’è speranza, prima o poi le porte delle carceri si spalancano inesorabilmente – dice il prefetto. Eppure è vero, occorre riconoscere che episodi come le cosiddette “stese”, sembrano farci precipitare in un altro film. Stese e altarini ci rimandano più all’iconografia di un villaggio di narcotrafficanti dell’America latina che al profilo di una moderna metropoli occidentale, com’è Napoli. Noi sappiamo che non è così, che la realtà che quegli episodi intendono rappresentare non corrisponde alla verità di un territorio per alcuni versi critico, ma che lo Stato non ha certo consegnato ai criminali».


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