22 Novembre 2024
Magazine

Intervista – Daniela De Vita: “Recito con le mie emozioni. Che gioia lavorare col Commissario Ricciardi!”

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Napoli, 20 febbraio – Spopola in tv ‘Il Commissario Ricciardi’, nato dalla penna di Maurizio De Giovanni.

Il giallo ambientato a Napoli tra teatralità e fiction, ben visibili nella regia di Alessandro D’Alatri, continua lunedì 22 febbraio con l’episodio ‘Vipera’, tratto dal titolo del libro scritto da de Giovanni nel 2012.

Ad interpretare sul piccolo schermo la prostituta più bella di Napoli, Vipera, attrazione del bordello “Paradiso”, è la giovane attrice Daniela De Vita.
La sua bellezza autentica, disegnata da tratti mediterranei caldi e seducenti, si accompagna alla bravura artistica consolidata nel tempo tra passione, formazione e ricerca.

Dall’età di 13 anni si anima infatti in Daniela, il desiderio di emozionare recitando. È talmente forte questo slancio che, desiderosa di apprendere tutti i segreti del mestiere, inizia a guardare da sola a casa, per anni, un film d’autore al giorno.

Daniela desidera costruire così il suo bagaglio informativo su quello che per lei scoprirà essere un bisogno espressivo: recitare.
Decide dunque di lasciare Napoli, città a cui è estremamente legata, per recarsi a Roma a studiare all’Accademia d’Arte Drammatica “Teatro Azione”, diretta da Isabella Del Bianco e Cristiano Censi, dove si diploma nel 2012.
Intanto dal 2003 si districa tra provini e workshop che le consentono di sperimentare la tecnica recitativa tra cinema, teatro ed ora anche fiction.

Con Antonio Milo, ritrovato proprio sul set de ‘Il Commissario Ricciardi’, Daniela frequenta un workshop sulla sensorialitá ed apprende quanto l’emotivitá che si porta dentro, insieme ai valori impartiti dalla sua famiglia, siano il tesoretto più prezioso con cui continuare a lavorare nel mondo della recitazione.

L’arrivo sul set de ‘Il Commissario Ricciardi’ é per lei un punto di svolta e segna il suo esordio nell’ambiente legato alle serie Tv.

A sceglierla da subito per il ruolo di ‘Vipera’ è stato proprio il regista Alessandro D’Alatri che mentre la sottoponeva a provino – come ci racconta lei stessa in questa intervista – continuava a ripetere che il volto di Daniela fosse quello della donna più bella del ‘Paradiso’, forte della sua bellezza e del suo spessore emotivo.

L’ INTERVISTA

  • In tv sta spopolando la serie de ‘Il commissario Ricciardi’. Nella prossima puntata potremo vederla sul piccolo schermo. Cosa rappresenta nella tappa della sua carriera questo set e come è vedere Napoli rinata da un punto di vista cinematografico nonostante la pandemia?

Lunedì prossimo sarò protagonista di puntata con il personaggio di ‘Vipera’, stella di punta de ‘Il Paradiso’, un bordello in cui finirò mio malgrado. Vipera è tanto bella, quanto sofferente. Ha un figlio con un personaggio potente, lasciato però alla madre, e nel corso della sua vicenda rincontra un ex fidanzato, ma si vergogna della sua professione e scappa. Quest’ultimo si recherà ogni sera al Paradiso solo per vederla…il resto lo scoprirete presto. Vipera a mio avviso è proprio l’incarnazione di Napoli: prepotentemente bella e sofferta. La sua bellezza la porta a vivere qualcosa di più grande di lei; Vipera è fragile ma potente nei sentimenti.

Deve sapere che quando mi sono recata al provino per un altro ruolo all’interno della serie, D’ Alatri continuava a ripetermi che il mio volto era quello di Vipera. Alla fine mi ha scelto proprio per interpretarla. Lavorare in questa serie mi ha fatta sentire protagonista di un progetto ampio, in cui ho incontrato una serie di colleghi napoletani reduci dal mondo del teatro. Il successo del prodotto è successo di tutti e della città di Napoli intera, che si è mostrata nella sua versatilità agli occhi dell’Italia intera.

Alessandro ha dato opportunità a tutti gli attori napoletani di esprimere la propria arte, proprio perché ama la nostra città. Per questo ho provato un’emozione per tutto il percorso della serie; dal provino alle pause, fino alla ripresa del girato e alla messa in onda in tv.

  • A dispetto della sua giovane età, ha maturato esperienza sia in teatro che al cinema. Si sente più a suo agio sul set di un film o sul palcoscenico?

Mi sento a mio agio semplicemente quando recito e alimento il mio percorso fatto di interpretazione e lavoro su un testo propostomi. Sono però nata come attrice di cinema indipendente, in cui ho interpretato ruoli da protagonista. Al cinema tutto è più intimo per quanto mi riguarda. Sono io stessa una persona intima, abituata ad aprirsi maggiormente nel rapporto uno ad uno, per cui quando mi ritrovo con la macchina da presa diretta sul mio viso, riesco ad andare pienamente a fondo nel ruolo che interpreto.

Sul palcoscenico teatrale per recitare occorre al contrario, una forza, un’energia scenica, una presenza che va oltre l’intimità, perché l’io non è mai veramente solo, in quanto sostenuto dagli umori, dai respiri e dagli sguardi di tutti gli spettatori presenti in platea. A teatro ho sempre cercato di lavorare tanto, memore di tutto questo. Io recito con la mia vita, per cui vado a fondo in tutto e mi impegno oltre l’immaginabile.

  • • Successo e gavetta. Come interpreta questo binomio alla luce di tanti giovani attratti dal glamour più che da talento. Un buon attore come reagisce a questa tendenza?

Sempre più spesso si confonde il voler apparire con il seguire la vocazione dell’arte con talento. Fare l’attore è bello, ma non è un lavoro semplice come può invece sembrare. Si crede si tratti di un gioco, mentre questa professione è fatta di sacrifici, provini, porte a cui bussare, spesso chiuse. Nella mia vita non sa quante volte mi sono messa alla ricerca di quello che cercavo, non sempre con buon esito. Continuo a sottopormi ad una marea di provini, che per me sono un pò come gli esami universitari che ciascun ragazzo deve sostenere e la gavetta è l’università dell’attore. Penso che se un attore si concentra su ciò che desidera fare e non si limita solo al successo dello sbrilluccichio di un momento, ha raggiunto il suo obiettivo: adempiere alla propria vocazione. Più che al successo, bado sempre ai passi che compio nel mio lavoro, non alla meta. Mi concentro con entusiasmo e gratitudine e faccio quel che serve per raggiungere il passo successivo.

  • Quale esperienza lavorativa ritiene più significativa per la sua carriera e quale scena di un film reinterpreterebbe in un remake di oggi?

Ci sono due momenti significativi per la mia carriera: il primo legato ad un incontro con uno sconosciuto che anni fa mi fece capire quale fosse la mia vera vocazione, ed il secondo connesso proprio con l’esperienza vissuta sul set de ‘Il Commissario Ricciardi’. Relativamente al primo evento, c’è da dire che ho sempre recitato fin da piccola; con il tempo poi ho vissuto esperienze da modella; facevo tv e studiavo. Un giorno ho rincontrato un conoscente che nel vedermi subito mi disse: “Ma tu non recitavi una volta?”. Quella frase mi scavò dentro in modo prepotente…stavo facendo tv ma ebbi consapevolezza che la mia vera vocazione era su un set o su di un palcoscenico. Così invertii la rotta e tornai alla recitazione con più dedizione di prima. Quanto all’esperienza lavorativa, devo molto a D’Alatri che mi ha scelta per il ruolo di Vipera. Mi ha permesso dopo anni di teatro e cinema, di misurarmi con il mondo delle serie tv, che inutile dirlo, vive di regole sicuramente diverse dal cinema e dal teatro. Questa diversità è ricchezza per una come me che ha sete di imparare cose nuove e di mettersi in gioco in modo differente. Nella mia vita non ha idea di quanti workshop, masterclass, abbia frequentato solo per approfondire il mondo dell’anima che un attore deve saper indagare.

Se invece dovessi lavorare in un remake, mi piacerebbe interpretare il ruolo della Ciociara, che fu della Loren. Lo so, sembra pretenzioso, ma c’è una scena che non potrò mai dimenticare e che vorrei poter interpretare; è quella in cui Sofia Loren capisce che i soldati le hanno violentato la figlia e con un urlo disumano, tira fuori tutte le sensazioni più profonde e lugubri dalle sue viscere. A dire il vero, anni fa, proprio durante un workshop sulla sensorialità con Antonio Milo, lavorai sul tirare fuori le emozioni più ardite. In quel frangente mi ispirai alla scena della Loren e vomitai fuori anche l’anima. Se oggi mi chiedessero di riproporla, mi ci butterei a capofitto e potrei anche stupirvi!

  • Un attore vive tante vite in una sola. A quale traguardo professionale ed umano ambisce nel futuro?

Mi auguro di riuscire in più ambiti della vita, ma prima auspico di essere grata e soddisfatta di tutta la mia carriera artistica e di dare tutta me stessa in quello che da sempre desidero fare: recitare. Mi auguro di non cambiare mai e restare legata alle mie origini, senza perdere la voglia di incoraggiare me stessa e gli altri. Spero di non abbandonare mai il coraggio di sognare e di avere in futuro una gran bella famiglia.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.