Governo Draghi e giustizia. Intervista all’on. Cosimo Ferri
Per la mia rubrica “Il Personaggio” sono lieta di ospitare l’on. Cosimo Ferri, magistrato, ex membro del Csm, già sottosegretario alla Giustizia nel Governo Letta, nel Governo Renzi e nel Governo Gentiloni.
– Matteo Renzi ha voluto la fine del Governo Conte 2. Dunque, Italia Viva è un po’ la protagonista del Governo Draghi?
“Devo dire che siamo stati i primi e quelli più determinati, a livello parlamentare, nel chiedere un cambio di passo al Governo Conte 2, abbiamo stimolato in tutti i modi Conte a dare delle risposte concrete sul piano dei vaccini, sulla seria tutela della salute, sui ristori ai commercianti, sulla necessità di indennizzi seri che abbandonassero il criterio del codice ATECO ma si giungesse al criterio del fatturato, sul tema delle scuole, vaccini a tutti gli insegnanti e far tornare i ragazzi a scuola in sicurezza, sbloccare le infrastrutture. Insomma, noi avevamo chiesto, con determinazione, a Conte di cambiare passo, di dare risposte concrete e lo avevamo avvertito che il Paese, al di là dei sondaggi di gradimento che potevano esprimere sulla persona del Premier, la realtà concreta, la realtà dei fatti, non corrispondeva. Soprattutto, eravamo preoccupati sul ritardo del piano vaccinazioni. Avvertivamo il fatto che non ci fosse un’organizzazione seria e capillare per garantire il vaccino a tutti. Poi contestavamo l’idea dell’acquisto, per quanto riguarda la scuola, dei banchi a rotelle: uno Stato che, in un momento di emergenza, lascia la gente senza ristori e indennizzi e spende 429 milioni per i banchi a rotelle. Oppure le primule per i vaccini: abbiamo edifici dismessi, strutture non utilizzate, fiere chiuse, alberghi chiusi e andare a spendere un sacco di soldi per le primule ci sembrava assurdo. Mancava una visione della realtà, percepivamo l’idea di Conte che non vivesse nel mondo della realtà.
A livello internazionale, noi abbiamo un fuori classe che è Mario Draghi, abbiamo tenuto duro anche nel tenere uniti i gruppi parlamentari, sia alla Camera che al Senato quando c’era la ricerca dei ‘responsabili’, poi ci siamo rimessi al Presidente Mattarella che, correttamente, ha chiesto un Governo di unità nazionale e ha scelto l’Italiano più forte a livello internazionale e a livello europeo. In questo senso, noi pensiamo che il Presidente della Repubblica abbia risolto, dando l’incarico a Mario Draghi, nel modo migliore e noi certamente abbiamo contribuito a far cambiare passo al Paese e a mettere Giuseppe Conte di fronte alle proprie responsabilità. Abbiamo visto che, nonostante la sua ricerca dei ‘responsabili’, i numeri non li aveva. Ora facciamo lavorare Draghi, le difficoltà ci sono perché nessuno può avere la bacchetta magica. Già per la distribuzione dei vaccini, questa idea di guardare al modello inglese può essere una soluzione. Tutti criticano l’Europa, ma Draghi con il suo primo intervento ha mostrato autorevolezza nel dire che bisogna produrre i vaccini; forse sei mesi fa dovevamo pensare a quello che sta facendo ora il Governo e cioè di produrre i vaccini in Italia. Magari ci si arriverà, ma ci vogliono tre quattro mesi per organizzare le nostre industrie, se lo avessimo pensato sei mesi fa, poteva essere una soluzione. L’ Ungheria compra i vaccini dalla Russia e noi siamo fermi; qui mancano i vaccini, dobbiamo tutelare i soggetti vulnerabili! C’è stato il gesto commovente del signor Giovanni, 91 anni e vedovo, che ha rinunciato al vaccino per rispondere all’appello di una madre con un figlio disabile (100% di invalidità). Questa madre dice di volersi vaccinare per tutelare il figlio che non può vaccinarsi perché ci sono delle incompatibilità, ma se dovesse prendere il virus rischierebbe di morire. Noi, dunque, dobbiamo dare delle risposte concrete sia ai genitori del ragazzo disabile, sia a Giovanni. Siamo fiduciosi verso questo Governo che rappresenta quasi tutte le forze politiche, guardiamo al bene del Paese e non a tattiche elettorali e ai consensi. Risolvere i problemi con le vaccinazioni e far ripartire l’economia…queste le priorità. In Campania abbiamo visto la protesta dei commercianti, dei ristoratori e hanno ragione perché è da un anno che non hanno certezze: la cassa integrazione non è arrivata a tutti, gli dici la sera per la mattina di dover chiudere. Draghi è una voce autorevole e conosce bene l’economia, sarà sicuramente un Governo migliore del precedente”.
– Con la Cartabia è possibile una seria riforma della giustizia?
“Stimo molto la ministra Cartabia, se parliamo di ministri cambiati, basta guardare il curriculum di Bonafede e quello della Cartabia, certo facendo il ministro necessita anche di una visione politica. Io penso che lei possa legare al suo nome una importante riforma penitenziaria, si è sempre occupata di diritti, quando era Presidente della Corte costituzionale è entrata a Rebibbia. Il Governo, avendo anche la Lega, può aiutare nel togliere a questi temi una parte demagogica e guardare ad una pena certa ma umana, ad una rieducazione. Distinguere i detenuti pericolosi da quelli che non lo sono, quindi una riforma basata sui diritti e non sul piano carceri. Abbiamo visto che con i piani carceri, ogni volta arrivava un ministro e diceva di voler costruire…poi? Basta dere il carcere di Nola. Io penso che la Cartabia abbia una visione sapiente per trovare un punto di equilibrio tra tutte la forze politiche, per fare una cosa seria e importante per il Paese: una pena certa che garantisca sicurezza e che garantisca anche rieducazione. Che consenta a quei detenuti non pericolosi più facilità di misure alternative. Rieducazione e recupero di chi ha sbagliato.
Sicuramente potrà fare una riforma importante del processo civile e anche sul penale. Io ho vissuto in prima persona con il ministro Orlando, con i governi Renzi e Gentiloni, la riforma del processo penale (legge Orlando del 2017 sulla quale abbiamo lavorato), abbiamo fatto delle riforme importanti: la riforma sulla prescrizione, la riforma che ha introdotto la lieve entità del fatto, la messa alla prova. Quindi, nella scorsa legislatura abbiamo lavorato a delle riforme di cui ancora non si vedono gli effetti, ma ci dimostrano come anche nel penale si possano fare, con equilibrio, delle riforme.
Abbiamo dato fiducia alla Cartabia, ritirando gli emendamenti sulla prescrizione ma non rinunciando alle battaglie in cui crediamo. Nel penale, essendoci già la riforma di Orlando su cui hanno lavorato l’accademia, la magistratura, abbiamo fatto tavoli di lavoro coinvolgendo tutti per arrivare a una sintesi politica, c’è da fare ancora qualcosa sui temi del processo ma l’impalcatura c’è. Sul civile e sul penale bisogna lavorare dando un impulso più efficace ad un servizio che è molto lento, che necessita più investimenti nel digitale, nelle risorse umane, nel personale amministrativi e nei Magistrati.
La ministra, come abbiamo visto, ha dato risposte agli aspiranti ragazzi per l’esame di avvocato. Anche in questo caso, noi chiedemmo al ministro Bonafede, vista la pandemia, proprio io personalmente gli chiesi (con ben due interrogazioni), per questi 26000 aspiranti avvocati, un esame orale abilitante (solo per questo anno), rendiamo più difficile l’orale, ma non mandiamo 26000 persone a fare l’esame scritto. Dove le mettiamo? Come risolviamo con il problema delle distanze? C’è il problema delle forze dell’ordine, di chi fa assistenza. E Bonafede non ha mai risposto, ora sembri che gli interessi il rischio di contagio per le 26000 persone di cui parliamo. Questo per dire che con il buon senso e la ragionevolezza si possono trovare sempre le soluzioni.
Quello che è mancato, rimango sul tema giustizia, con Bonafede era proprio il dialogo e quando gli si facevano proposte ragionevoli, non si riceveva mai risposta. Il dialogo e la valutazione delle soluzioni devono essere la stella polare del settore giustizia.
La giustizia civile è legata agli investimenti, al mondo economico, perché dove c’è un funzionamento della giustizia civile arrivano gli investitori e le aziende investono, viene tutelato il credito. Esempio: se ho un credito e la giustizia me lo riconosce in tempi brevi, io quel credito che incasso lo riesco ad investire. Se quel credito mi espone come azienda e mi viene riconosciuto dopo quindici anni e in questo arco di tempo fallisco, io non solo non incasso ma ho perso tutto.
Bisogna lavorare su questo temi per una giusta ripresa economica, il Paese ne ha bisogno”.
Il Governo Draghi è un’opportunità per il Paese, una seria campagna vaccinale e una ripresa economica sono fondamentali.
Ringrazio l’on. Ferri per la piacevole conversazione e per il prezioso contributo.
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