22 Novembre 2024
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Presentazione 8 luglio 2021 del romanzo storico di Anita Curci: “Nina o sia la pazza per amore”

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“Nina o sia la pazza per amore” di Anita Curci, edizioni Kairòs. Presentazione 8 luglio 2021 libreria IOCISTO piazzetta Fuga Napoli, ore 18,30. Ne parlano con l’autrice, Silvana Campese, Berardo Impegno, Maria Rosaria Lanza. Modera Andrea Jelardi. Letture di Giulio Adinolfi.

La storia in questo libro si dipana negli anni che precedono il sanguinoso 1799 napoletano quando vengono giustiziati molti intellettuali del Regno di Napoli dalle idee giacobine. Il romanzo si apre nel luglio del 1789 e si arresta bruscamente nel 1795, nel periodo in cui la situazione in città precipita in maniera irrimediabile.

Ma cosa avviene prima di queste date?

Re Carlo di Borbone parte dal regno per andare ad occupare il trono di Spagna, lasciando il giovane figlio Ferdinando nelle mani dei suoi fidati ministri, in particolare di Bernardo Tanucci. Siamo nella metà del 1700.

Mentre la politica del reame procede con le riforme avviate da Carlo, Ferdinando, incolto, un po’ sfaticato e chiamato re Lazzarone perché vicino al popolo, ne segue le sorti in modo passivo.

I problemi da affrontare e risolvere sono tanti, come quelli giuridici, amministrativi e sociali. Soprattutto persiste la piaga dell’ingerenza ecclesiastica e di un sistema feudale ormai in fallimento. Intanto, si avvia il processo per attivare la pubblica istruzione in forma laica, si fondano Collegi, Conservatori, Scuole di arti e mestieri anche a beneficio della plebe.

Sono gli anni in cui viene arricchita l’offerta universitaria con l’aumento di cattedre; importantissima, affollatissima e unica al mondo quella di Economia affidata ad Antonio Genovesi. Viene incentivata la Ricerca nei laboratori di Chimica e il progetto di un orto botanico. Più avanti si inaugura il Cantiere Navale di Castellammare e poi la Reale Accademia della Nunziatella.

Nel frattempo re Ferdinando sposa Maria Carolina d’Asburgo, figlia di Maria Teresa d’Austria e sorella di Maria Antonietta, regina di Francia.

Quando per contratto matrimoniale, alla nascita del primo figlio maschio Carlo Tito nel 1775, si insedia nel Consiglio di Stato, Maria Carolina allontana la politica del regno dal controllo spagnolo di re Carlo per avvicinarsi a quella filoaustriaca e filobritannica. Licenzia Tanucci e chiama a corte John Acton.

Ma le riforme non si fermano. Continua la lotta contro i privilegi del baronaggio che nei loro feudi agiscono addirittura promulgando leggi e governando a proprio piacimento la vita di paesani e coloni.

E non subisce un freno lo scontro con gli ecclesiastici. Nel 1788 arriva, per mano del vecchio ministro Caracciolo, l’abolizione del rito del Cavallo bianco, l’annuale cerimonia con cui il Regno di Napoli porta, come simbolo di formale sudditanza, 7000 ducati allo Stato Pontificio che da secoli ritieni il Meridione feudo di sua appartenenza.

Col ricordo di questo evento si apre il romanzo, ma anche con la notizia dell’inaugurazione della seteria di San Leucio a Caserta, una Real Colonia con uno statuto democratico che guarda al benessere e ai diritti dei propri coloni, all’uguaglianza sociale ed economica e, soprattutto, ai diritti delle donne. È in questa occasione che viene rappresentata per la prima volta l’opera di Giovanni Paisiello “Nina o sia la pazza per amore”. In un clima di assoluta serenità ed entusiasmo. Siamo nel giugno del 1789.

Un mese dopo, il 14 luglio, in Francia viene presa la Bastiglia. Cominciano ad irradiarsi in Europa gli echi della Rivoluzione Francese e degli ideali di libertà, fratellanza e uguaglianza. Quegli ideali, nati nel contesto specifico di oppressione in cui versa la Francia, infervorano i giovani intellettuali del Regno di Napoli.

Quando cominciano a mettersi male le sorti della sorella a Parigi, Maria Carolina impazzisce. Blocca tutte le riforme in nome dell’uguaglianza sociale, rimette il Regno sotto il tacco dello Stato Pontificio e avvia una politica di controllo di Polizia dove il germe del sospetto, della rabbia e del dolore governano il caos che porta alle spietate esecuzioni a piazza Mercato.

Tale il contesto in cui Nina si muove e cresce, allevata da un padre che, desiderando un figlio maschio, le insegna ad andare a cavallo, a tirare di moschetto e a difendersi con la spada. Tutto questo bel sapere le serve quando è costretta a travestirsi da uomo per sopravvivere in un territorio in pericoloso fermento.

Il colpo di scena nel quale si imbatte il lettore nell’ultima pagina del romanzo fa comprendere come Nina sia l’emblema della Napoli intellettuale e vivace, colta e speranzosa, che viene però disillusa, tradita e massacrata.

Uno stralcio del romanzo:

Ed eccoli rimasti soli. Soli alla Vigilia di Natale.

Serafina si era prodigata tanto, pur di non far pesare i disagi di quelle fredde festività. Nina le aveva regalato del danaro all’inizio di dicembre, per ricompensarla della sua devozione e perché da molto non percepiva stipendio. Ma ella ne aveva speso gran parte per la cena inaugurale, quando nessuno pensava di dover mai festeggiare.

Oltre alla minestra, aveva addirittura preparato del baccalà fritto, struffoli e roccocò. Nina rimase commossa dal gesto. Desinarono insieme la sera. Raffaele riuscì a procurare un buon vinello frizzantino, scaldando un po’ gli animi. Passarono la notte affacciati al balcone a guardare per strada le baldorie del popolo, eccitato e rumoroso, che aveva colorato la città fino al mattino con musiche, balli, canti e artifici pirotecnici.

Nonostante la buona volontà, Nina si era sentita triste. Da sotto le coperte, attraverso le finestre della camera da letto, la fanciulla aveva continuato a udire le urla festose della gente, l’allegria incondizionata e cieca agli avvenimenti che incombevano pericolosi. Non v’era traccia d’alcuna consapevolezza, infine.

Ah! Popolo ignaro, ignorante e sordo, cerca sempre una consolazione in qualcosa, non s’abbatte mai. Ma come fa?

“È più forte, finge di non capire”, si disse. “O non si rende conto di nulla. Chi sa…”.

S’addormentava tra le lacrime, anche quella notte. Non era stato un buon Natale.

ANITA CURCI

Classe 1974. Giornalista napoletana, editor, promotrice di eventi culturali, addetto stampa. Direttrice del bimestrale Proscenio e dei web magazine Teatrocult e Corriere Cultura. Responsabile della linea editoriale Serie Oro. Autrice del racconto storico Non mi vendo – Storia di una partigiana del Petraio, edizioni Apeiron; e del romanzo onirico (in via di pubblicazione)  L’Inverno di Ramona Adler, Phoenix Publishing.

 

 


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