22 Novembre 2024
Attualità

L’eleganza poliedrica di Raffaella Carrà contro la sub cultura di Chiara Ferragni

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Anna Tortora

La confusione culturale di cui siamo vittime andrebbe studiata in maniera accurata. Oggi c’è tutto e il contrario di tutto. La libertà confusa con il fare ciò che ci piace senza più morale, senza etica, ha sfondato le porte delle famiglie italiane.
Basta aprire i social o la TV per avere ben chiaro il caos imperante. La morte della Raffa nazionale (internazionale) ci ha ricordato che un tempo c’era la televisione parlata, l’amore per il pubblico e la non volgarità. Ammettiamolo una volta per tutte, viviamo terrorizzati e sottomessi dal trash in una epoca liquida.
Ma cosa è la cultura?
Il vocabolo “cultura” è divenuto ai giorni nostri una sorta di parola-chiave che apre le serrature più diverse.
“Quando il termine fu coniato, nel Settecento tedesco (Cultur, divenuto poi Kultur), il soggetto sotteso era chiaro e circoscritto: esso abbracciava l’orizzonte intellettuale alto, l’aristocrazia del pensiero, dell’arte, dell’umanesimo. Da decenni, invece, questa categoria si è democratizzata, ha allargato i suoi confini, ha assunto caratteri antropologici più generali, tanto è vero che si adotta l’aggettivo ‘trasversale’ per indicare la molteplicità di ambiti ed esperienze umane che essa attravera. Eppure, questa genericità o, se si vuole, ‘generalismo’ ci riporta alla concezione classica allorché in vigore erano altri termini sinonimici molto significativi: pensiamo al greco paidea, al latino humanitas, o al nostro civiltà (preferito, ad esempio, da Pio XII).”
Card. Gianfranco Ravasi

E la morte di Raffaella Carrà ci ha ricordato la paidea, la cultura, anche quella cultura nazionalpopolare che ha abbracciato generazioni. Noi non pensavamo a lei come bomba sexy, eppure lo era, non la vedevamo come “amica delle nostre nonne” ed invece lo era. Donna che intervistava Henry Kissinger e poi te la trovavi con il gioco dei fagioli; tra un Ballo ballo e un Rumore non urlato ci sorrideva sgambettando…senza volgarità.
Già, quella volgarità qualunquista dei tanti influencer che parlano, disfano, promuovono e lanciano a accuse, senza cognizione di causa. Ecco uno stralcio della risposta del sen. Matteo Renzi ad un insulto rivoltogli da Chiara Ferragni, regina degli influencer.
“E la politica si misura sulla capacità di cambiare le cose, non di prendere i like.
Quando tutti mi dicevano che non dovevamo cambiare Conte noi non abbiamo seguito l’onda social: abbiamo ragionato con la nostra testa e grazie al nostro coraggio è arrivato Draghi. E le cose vanno meglio. Anche allora gli influencer ci attaccavano e ci insultavano. Anche allora noi siamo andati controcorrente. E abbiamo vinto.
Sono pronto a un dibattito pubblico con la dottoressa Ferragni, dove vuole e come vuole. Sono sempre pronto a confrontarmi con chi ha il coraggio di difendere le proprie idee in un contraddittorio. Se ha questo coraggio, naturalmente.”

La confusione culturale è proprio questa: non c’è più l’eleganza dei costumi né la riservatezza dei contenuti.
“Tenere insieme le varie dimensioni della creatura umana nell’ambito della vita sociale e politica è spesso difficile e la storia ospita una costante attestazione delle crisi e delle lacerazioni.”
Card. Gianfranco Ravasi

Ci verrebbe da dire, come si è potuti passare dalla Carrà alla Ferragni?


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.