Analisi politica sulla Destra. Intervista con Massimo Corsaro, già Parlamentare della Repubblica
Per la mia rubrica IL Personaggio sono lieta di ospitare il dott. Massimo Corsaro, già Parlamentare della Repubblica.
Un’analisi sulle scorse amministrative. Il Centrodestra ha fallito?
“Più che aver fallito, ha fatto quello che poteva. Ed è la dimostrazione che non è sufficiente. Un centrodestra che nelle città italiane più importanti non riesce ad esprimere candidature credibili e, benché sia accreditato di un consenso maggioritario nel Paese, perde nettamente, dà il segno di una coalizione che non basta a se stessa. D’altra parte è storia planetaria che le istanze sociali e che le soluzioni ad esse vengano dai grandi agglomerati urbani, dove si concentrano la maggior parte delle classi dirigenti, della produzione di ricchezza, della produzione di idee. Dove si concentra, piaccia o non piaccia, la gran parte del corpo elettorale consapevole, cioè quello più politicamente informato. Tu puoi anche essere maggioranza nei sondaggi del Paese, ma se non incidi lì, dove le idee si determinano, dove le domande diventano solide e si cerca una soluzione, tu non sarai mai in grado di governare… anche se vinci le elezioni.
Tu puoi vincere le elezioni e non ti è consentito comunque di andare al Governo. Oppure vai al Governo e ci sei per poco, per poi essere sostituito da qualche tecnocrate. In Italia, sono più di vent’anni che viviamo una situazione di questo genere e temo che il centrodestra che conosciamo oggi sia facilmente candidato a riproporre lo stesso schema. La dimostrazione è proprio il termometro offerto dalle grandi città. Al netto della disaffezione globale che ha colpito tutti, perché quando vanno a votare quattro elettori su dieci a Milano, Roma, Napoli, è un segnale che colpisce tutti, ma la circostanza di un centrodestra maggioritario che perde a mani basse al primo turno a Milano, al secondo facendo una figuraccia a Roma, poi perde Torino, poi Bologna, poi Napoli, significa che il problema grosso sta da questa parte del tavolo.”
E’ ancora possibile una Destra di Governo?
“La mia risposta è metà con il cuore e metà con la ragione. Con il cuore ti dico sì, è possibile integrando l’attuale offerta di Destra che, per quello che ho detto prima, non può essere sufficiente. Con la ragione temo di no, perché il problema vero è che l’italiano medio si è ormai assuefatto all’idea di vivere in un Paese socialista, in cui le soluzioni sono sempre avocate in mano al pubblico e in cui la risposta ad ogni esigenza risiede nel fatto che tanto qualche fesso a cui sfilare i soldi di tasca con le tasse, per pagare i vizi o le necessità di questo o quello, si trova sempre. Il vero posizionamento che deve sostituire lo storico crinale destra – sinistra, lo spiega bene nell’ultimo suo saggio Daniele Capezzone, tra chi vuole più Stato (modello socialista) e chi vuole vuole più libertà individuali. Dunque, togliere il peso della burocrazia, dell’amministrazione, risparmiare soldi della spesa pubblica per consentire un fortissimo abbassamento delle tasse e una dotazione di maggiore utilizzo delle risorse da parte di chi la ricchezza la produce. Normalmente nel mondo, questa dicotomia rappresenta il posizionamento di Destra e di Sinistra; in Italia, purtroppo, c’è una Destra strabica e il motivo per cui non sfonda dove ci sono le classi dirigenti importanti (come facevo riferimento prima sulle grandi città) è proprio questo. Da noi vige la prevalenza di una Destra nelle sue varie sfaccettature – sia una parte di Forza Italia, sia la Lega e sia Fratelli d’Italia – per cui l’impiego pubblico va salvaguardato, l’AIitalia non può fallire, le banche devono essere nazionalizzate, la previdenza deve essere garantita indipendentemente da ogni proiezione di carattere demografico ed economico, tutto nella condizione che tanto qualche fesso che paga per conto di tutti ci sarà. Da un punto di vista razionale, lo spazio c’è per l’affermazione di una Destra se si crea la possibilità di integrare rispetto all’offerta attuale. Una Destra che torni ad essere rappresentativa di chi vuole più libertà per l’individuo, più libertà per le scelte delle persone, delle famiglie, delle associazioni, delle imprese. Una politica, dunque, non più assistenziale, che guardi con attenzione al tema dei voucher; una politica che prenda atto di un sistema previdenziale che non funziona più. Non è questione di andare in pensione con quota cento, perché non fa altro che spostare di un anno il fallimento annunciato del sistema. Un sistema che fra dieci anni non sarà più in grado di pagare le pensioni, perché sarà sempre meno l’incidenza di chi lavora rispetto a chi deve essere a casa a prendersi la pensione; perché il sistema è fatto in modo per cui chi paga oggi i contributi, non li paga per sé ma per pagare chi è in pensione. Allora qual è l’alternativa? Il sistema di capitalizzazione individuale, cioè tu accantoni i tuoi contributi che non devono essere messi obbligatoriamente in mano al pubblico. Dare i propri capitali presso qualcuno che sia in grado di gestirli (con l’occhio vigile dello Stato, sicuramente) su un conto che tuo e solo tuo, al quale potrai attingere nel momento in cui deciderai di smettere o rallenterai la tua forza lavoro.
Vuoi più Stato, e quindi sei un socialista anche se occupi uno spazio di Destra? O vuoi meno Stato, e quindi vuoi più libertà per l’individuo e quindi sei a Destra? Vuoi che la gente sia capace di gestire i propri risparmi? Sei a Destra.”
L’Italia è in profonda crisi politica. Salvini e Meloni possono rappresentare una classe dirigente di Destra?
“Purtroppo no e i motivi li ho già esposti. Non voglio essere frainteso, Salvini e Meloni hanno fatto molto bene il loro lavoro. Tutti e due hanno preso dei partiti che erano ai minimi storici (la Meloni ne ha inventato uno, me lo ricordo bene perché c’ero anche io con lei quando costituimmo Fratelli d’Italia) e li hanno portati ad essere dei partiti solidi che rappresentano una fetta importante dell’elettorato. Tuttavia, non saranno sufficienti e capaci di costruire una Destra di Governo vera e propria. Sono bravissimi a captare la ‘pancia’, il bisogno immediato di risposta confortante per la gente, sono dei campioni nei social, hanno consolidato più un consenso personale che politico (questo è il dramma di oggi) e questo è ottimo solo per la campagna elettorale. La politica si è ridotta in un botta e risposta tra il leader e i suoi seguaci. Ma non va bene quando ti devi porre di fronte alle istituzioni, al mondo finanziario, al sistema di impresa. A quelli che vengono detti, con un po’ di troppa puzza sotto il naso, i Poteri Forti che, piaccia o non piaccia, esistono, piaccia o non piaccia condizionano, piaccia o non piaccia sono quelli che determinano la domanda e l’offerta delle risposte sociali, politiche ed economiche. Se tu non sei in grado di sederti al tavolo, in modo credibile, e confrontarti con questi mondi, non fai il tuo mestiere di leader politico. Per questo credo che l’offerta politica nell’area del centrodestra non sia sufficiente. Governare il mondo significa creare lavoro, creare ricchezza, vuol dire creare i presupposti affinché una parte della ricchezza sia redistribuita. Dico una parte in quanto la ricchezza si produce per sé, non per essere redistribuita, ma (e vado su una cosa che non mi piace) se anche si volesse arrivare ad una forma di redistribuzione della ricchezza, devi creare prima le condizioni per produrla. Se, invece, vai su un mondo che penalizza culturalmente e legislativamente ogni opportunità di libera espressione del mercato, arriverà un momento in cui non si avrà niente da redistribuire.”
Auguriamoci, allora, una vera Destra.
Ringrazio Massimo Corsaro per la piacevole conversazione.
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