Al CTO mancano le barelle: cinque ore di attesa in ambulanza
Sanità in Campania, sempre peggio. Nelle aziende ospedaliere, ormai, si fanno i conti con le carenze: di personale o di attrezzature. Come nel caso del CTO, il Centro Traumatologico Ortopedico di Napoli, dove mancano addirittura le barelle, così come descritto in una nota di denuncia dal coordinamento regionale di Sinistra Italiana. Ecco quanto viene riferito.
Cronache di una domenica al CTO di Napoli. I disagi che si vivono negli ospedali napoletani ormai non fanno più notizia. Mentre la nuova maggioranza appena eletta annuncia di voler attuare l’Autonomia Differenziata che affossarà ancor più il sud e di riflesso la sanità, il disastro sanitario in Campania continua nella indifferenza generale. Quella che segue è l’Odissea, una delle tante che si vive in una terra in cui chi governa pensa di risolvere a suon di battute da utilizzare sui social, di Daniela una nostra compagna di partito.
“Domenica 02.10.2022 mi sono scontrata con i notevoli disagi del pronto soccorso dell’ospedale CTO. Troppe la rabbia e la fatica per non perdere la lucidità necessaria per far fronte alle troppe difficoltà che la sanità pubblica ci presenta. Ma andiamo con ordine.
Nel pomeriggio di domenica, sono ricorsa ad un’ambulanza privata per il trasporto di un uomo che riportava una frattura scomposta del femore in seguito ad una caduta domestica. La frattura era stata diagnosticata con un esame radiografico avvenuto presso il domicilio dell’uomo in questione. L’ospedale più vicino al luogo dell’incidente è il CTO presso cui ci siamo recati. Il dolore provato dall’uomo con il femore fratturato, così come la valutazione delle sue condizioni generali di salute , erano in secondo piano rispetto alla discussione sul perché della scelta di un’ambulanza privata. Subito dopo, l’infermiere addetto al triage dichiarava di essere impossibilitato a “sbarellare” il paziente che, tradotto, significa che il pover’uomo di età matura e dalla corporatura abbastanza robusta doveva trascorrere un numero di ore imprecisato sulla barella dell’ambulanza. Si ipotizzava il rischio di trascorrere tutta la notte su quel presidio ospedaliero inadeguato a tale funzione. Mentre la responsabilità della situazione veniva fatta ricadere sulla scelta sbagliata di ricorrere all’ambulanza privata, è arrivata un’ambulanza del 118 con un’anziana signora che riferiva di avere una sospetta frattura del femore. A questo punto decadeva la tesi secondo la quale l’ambulanza privata non facendo parte del circuito non veniva messa a conoscenza della reale situazione della disponibilità delle barelle e dei posti letto nei reparti di ortopedia.
Per miracolo dopo circa 5 ore di attesa compariva una barella. Resta forte un dubbio, ma è sicuro che l’unica cosa possibile sia vivere in queste condizioni ? I nostri diritti non possono essere così brutalmente calpestati, resta la voglia di gridare lo sdegno per quanto accade quotidianamente nei nosocomi napoletani . Ormai pochi i pronto soccorso e per nulla potenziati. VERGOGNA!”
“La sanità in Campania è allo sbando”, insiste il coordinamento regionale di Sinistra Italiana. “Malati oncologici costretti a pagare per i controlli, disagi continui, degli utenti, tetti di spesa che saltano dopo i primi dieci giorni di ogni mese, liste d’attesa infinite per non parlare dei pronto soccorso che sono allo sbando. È una situazione fuori controllo che necessità soluzioni urgenti non chiacchiere e rimando di responsabilità tra Governo e Regione”.
“Una situazione paradossale – dichiara il coordinatore regionale di Sinistra Italiana, Tonino Scala -. Il rientro dal commissariamento annunciato prima delle regionali da De Luca è stato una catastrofe. È servito solo a tagliare e a creare ancor più disagi agli utenti che nel campo sanitario, questo non dobbiamo mai dimenticarlo, si chiamano ammalati. Ormai in Campania è negato il diritto alla salute. Continuiamo ad assistere a proclami è annunci mentre la malasanità dilaga. Non abbiamo bisogno cacicchi di quartiere, ma di persone in grado di fare scelte anche coraggiose. Basta chiacchiere è giunto il momento dei fatti – conclude Scala -. La Campania non può più aspettare”.
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