22 Novembre 2024
Magazine

Allevi e la malattia: “E’ stato un viaggio all’inferno”

Condividi

(Adnkronos) – "Pronti per un piccolo viaggio nell'inferno?", chiede Giovanni Allevi, poco dopo essere stato accolto da un'ovazione di 6mila studenti riuniti al Forum di Assago per celebrare la Giornata mondiale della felicità, partecipando all'evento motivazionale gratuito 'Happiness on Tour. Vite – Storie di Felicità', promosso dalla Fondazione della felicità presieduta da Walter Rolfo. Una proposta, quella del musicista, che sembra stridere con il tema della giornata. Ma la meta d'arrivo del viaggio farà capire che non è così. E a imprimere una svolta saranno "13 globuli bianchi" che all'artista delle note hanno regalato "una botta di felicità, come essere investiti da un camion di felicità", sono le parole che usa. Un picco al quale seguirà quella che lui definisce una "fascia costante e compatta di gratitudine, indipendentemente da ciò che sarebbe accaduto. Questa fascia la chiamiamo: profonda gioia di vivere".  "Ecco – spiegherà al termine Allevi, con voce rotta dall'emozione – vi ho portato in dono, in offerta, la mia vita, la mia sofferenza e la mia felicità. E spero che possiate farne tesoro". L'inizio del viaggio da lui raccontato è una carrellata di immagini scintillanti: Allevi che gira il mondo, che suona davanti a distese di persone, che stringe la mano al Papa, sorride, fa conferenze stampa e interviste. "Quella che avete visto – dice ai ragazzi – era la mia vita fino a 2 anni fa. Poi una malattia terribile ha spazzato via tutto. Tanto che oggi mi chiedo: magari è venuta apposta? Nel giorno della felicità voglio fare un esperimento e raccontarvi l'ultimo giorno della mia vita recente in cui sono stato immensamente felice, ma prima devo raccontarvi alcune fasi di tipo medico, di avvicinamento a quel giorno".  I ragazzi lo applaudono, lo incitano. Allevi continua: "Un giorno mi dicono che devo fare una decina di punture sulla pancia. E io penso che non ne ho voglia, che è difficile con la neuropatia e il dolore alle mani. Poi ci rifletto e mi dico: va bene. Lo faccio con risolutezza, non rassegnazione. La parola resilienza non mi è mai piaciuta, mi fa pensare a un'accettazione passiva, io invece ho uno spirito combattivo. Dalle pagine di un libro uscito poco tempo fa, 'Imperium' di Giovanni Brizzi, apprendo che nell'antica Roma le persone destinate al comando dovevano avere tre doti: auctoritas, dignitas e gratia. Le prime due le immaginavo, ma ciò che davvero mi ha sorpreso è la grazia. Grazia nel parlare, nei gesti, nei movimenti, nelle intenzioni. Bellissimo. E ho fatto mie queste parole durante la malattia. Io non sono destinato al comando, sono una persona delicatissima e non riesco a dire agli altri cosa devono fare, come insegnante di scuola media ero un disastro. Ma nella malattia ho dovuto assumere il comando più importante: il dominio su me stesso e sulle mie paure e ansie, ho dovuto mantenere lo sguardo dritto sui fiori mentre camminavo sull'inferno e regalare un sorriso anche quando soffrivo".  —[email protected] (Web Info)


ILMONITO è orgoglioso di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi, interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico. Per questo chiediamo a chi legge queste righe di sostenerci. Di darci un contributo minimo, fondamentale per il nostro lavoro. Sostienici con una donazione. Grazie !
 
ILMONITO crede nella trasparenza e nell'onestà. Pertanto, correggerà prontamente gli errori. La pienezza e la freschezza delle informazioni rappresentano due valori inevitabili nel mondo del giornalismo online; garantiamo l'opportunità di apportare correzioni ed eliminare foto quando necessario. Scrivete a [email protected] - Questo articolo è stato verificato dall'autore attraverso fatti circostanziati, testate giornalistiche e lanci di Agenzie di Stampa.

Redazione

I nostri interlocutori sono i giovani, la nostra mission è valorizzarne la motivazione e la competenza per creare e dare vita ad un nuovo modo di “pensare” il giornalismo. [email protected]