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‘Anche se il tempo passa’, in mostra musica e frammenti di vita di Lucio Dalla

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Dieci sezioni per una mostra intima, curiosa ed antologica. Il museo dell’Ara Pacis a Roma, ospita ‘Anche se il tempo passa’, una raccolta di cimeli, abiti, foto e tanto altro, appartenuti a Lucio Dalla.

Una vita intera dell’artista scomparso, suddivisa in cornici di racconto quali: Famiglia-Infanzia-Amicizie-Inizi musicali, Dalla ci racconta, il clarinetto, il museo Dalla, Dalla e la sua musica, Dalla e il cinema, Dalla e il teatro, Dalla e la televisione, l’Universo Dalla, Dalla e Roversi, Dalla e Roma, visibili al grande pubblico, fino al 6 gennaio 2023.

Il bambino prodigio che a 3 anni già sapeva danzare e cantare, facendo giochi di prestigio, ha poi fatto magie prima col jazz ed in seguito con la musica leggera, grazie ad un clarinetto donatogli da mamma Jole. Da un teatrino di Bologna, ‘Briciola’ (questo era il soprannome di Dalla), figlio di un commerciante di olio e di una modista, avrebbe poi avuto occasione di scoprire tutti i meandri della musica, fino a “manipolarla strategicamente’, anche grazie all’amicizia con Gino Paoli, Francesco De Gregori, Gianni Morandi.

Rimasto orfano di padre all’età di 7 anni, Lucio ebbe comunque modo di avere un’infanzia “leggera”, favorita da una virtuosistica vena artistica che lo portò a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo, a Manfredonia. Fu questo luogo di vacanze pugliesi che lo avvicinò ai primi sketchs, tanto da indirizzarlo successivamente al mondo del cinema e del teatro, ben rappresentati nella mostra a lui dedicata.

Luce, calore, ma anche malinconia, trasudano dai primi testi scritti da Dalla, di cui si ha visione piena in appunti e quaderni dell’artista, esposti in teche, tra dischi d’oro e di platino, conquistati nel corso di una lunga carriera rievocata all’Ara Pacis attraverso videoproiezioni e canzoni d’autore che risuonano in ogni angolo del museo.

Paradossale, se si pensa alla pagella scolastica di Lucio bambino, che appena nel 1956 riportava voti non proprio soddisfacenti. Eppure, senza ricevere alcuna formazione tecnico-musicale, Dalla fu capace di suonare ad orecchio e di continuare ad emozionare il pubblico fino al giorno della sua morte ed oltre.

Sentimento e talento trasudano dalle esposizioni di una mostra che rivela lo spirito dell’artista innamorato nel tempo libero, di berretti e di mare. “I cappellini li ho portati fin da ragazzino – diceva Lucio – A pensarci bene è così che ho perso la chioma che avevo lunga fino alle spalle”.

Connotazione questa che ha portato il cantautore ad avere una fisicità tale da bucare lo schermo. Dalla ricoprì molti ruoli nel cinema. A sceglierlo per la recitazione furono Castellani, Verdone e non ultimo Pupi Avati. Dal 1976 poi, anche la televisione entrò nella sua vita artistica, con ‘Il futuro dell’automobile’.

“Il mio lavoro consiste nel convincere la gente ad abbandonare la purezza, che è supposta – sottolineava il bolognese – per partecipare ad una sorta di contaminazione”. E di contaminazione nella carriera di Dalla ce ne è stata tanta. Da uomo allergico a qualsiasi regola in ambito artistico, si è avvicinato a personaggi grandi come Alda Merini, il Dalai Lama, Papa Giovanni Paolo II, Renato Zero, colleghi ed amici che condividevano con lui la stessa concezione artistica.

Ma fu Roma il grande amore di Lucio e questa mostra lo rivela ampiamente. Dopo gli anni di esordio nella Roman New Orleans Jazz Band, egli arriva ad Ostia. All’inizio non si lascia coinvolgere dai lidi laziali. Continua la sua gavetta coi Flippers, fino ad approdare all’RCA, dove conosce Gino Paoli. E’ il 1967 l’anno che lo avvicina alla capitale. Dopo il Festival di Sanremo, all’Hotel Hilton Cavalieri di Roma, Dalla presenta la canzone ‘Il Cielo’ e la sua fama non tarda ad arrivare. Decide allora di prendere una casa più grande nella capitale e dal trasteverino, nel 1980, dedica alla città eterna ‘La sera dei miracoli’, mentre in giro sulla sua Ducati, quando non riusciva a lavorare in modo produttivo, scelse di rilassarsi visionando volti, angoli, situazioni e stradine della città.

Dalla eccelle nelle sue composizioni, tanto che De Gregori lo convince ad occuparsi delle sue canzoni a 360 gradi. La passione per la musica trasforma gli insuccessi della sua vita in un vero e proprio capolavoro fatto di meraviglia, enfasi e delirio di bellezza, che il pubblico italiano ha amato ed ama ancora.

‘Anche se il tempo passa‘ rivela dunque un Dalla sincero, propenso a donarsi al suo pubblico con sensibilità e verità, tratti di unicità che danno forma all’amore per l’arte di un uomo che il panorama nazionale non potrà mai dimenticare.

Foto di Arturo Favella

 


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.