Antimafia: presentata la relazione semestrale. Nell’area vesuviana non si registrano significativi mutamenti della geografia criminale
Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha presentato al Parlamento la relazione sull’attività svolta e sui risultati raggiunti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre del 2019.
Quasi 900 pagine in cui vengono approfondite le caratteristiche, le articolazioni e le evoluzioni della criminalità organizzata in tutte le sue espressioni sul territorio nazionale, compresi i gruppi criminali stranieri e i sodalizi che realizzano nel nostro Paese. Una sezione è dedicata alla criminalità organizzata italiana all’estero e alle relazioni internazionali.
Nel documento, infine, è stato inserito uno “SPECIALE COVID”, che riguarda un evento fuori dal semestre in esame, ma dirompente sul piano sociale ed economico, che intende offrire spunti di riflessione e possibili linee di indirizzo operativo. La delicatezza della fase di ripresa post lockdown può rappresentare un’ulteriore opportunità di espansione dell’economia criminale perché le mafie, si legge nel rapporto, nella loro versione affaristico-imprenditoriale, immettono rilevanti risorse finanziarie, frutto di molteplici attività illecite, nei circuiti legali, infiltrandoli in maniera sensibile.
Il rischio concreto è che all’infezione sanitaria del virus possa affiancarsi l’infezione finanziaria mafiosa se le istituzioni non dovessero mantenere alta l’attenzione.
Provincia di Napoli
Nell’area vesuviana non si registrano significativi mutamenti della geografia criminale. Permane la leadership del clan FABBROCINO nelle aree di Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano e San Gennaro Vesuviano, nonostante la morte (avvenuta per cause naturali) dello storico capoclan, nel mese di aprile 2019. Nel territorio il sodalizio si avvale di elementi di elevato spessore criminale che si occuperebbero del riciclaggio di denaro, della gestione delle estorsioni e di altre attività illecite collegate. In tale ambito, il 29 novembre 2019 la DIA ha eseguito, nei confronti di un elemento di spicco del clan FABBROCINO, già condannato per associazione di tipo mafioso, un decreto di sequestro 699 che ha riguardato beni immobili e rapporti finanziari e polizze vita, per un valore di oltre un milione di euro. Il citato sodalizio mantiene relazioni con il clan CAVA di Quindici (AV), compagine quest’ultima che, attraverso la famiglia SANGERMANO, è operativa anche nei comuni di Pomigliano d’Arco 700, San Vitaliano, Scisciano, Cicciano, Roccarainola e, tramite propri referenti, è presente a Terzigno 701. In quest’ultimo comune è presente anche la famiglia di narcotrafficanti SCARPA 702, componente interna al clan GALLO di Torre Annunziata (NA), con relazioni anche con il gruppo GIUGLIANO, operativo a Poggiomarino e Striano. Nel comune di Sant’Anastasia permane l’operatività dei gruppi ANASTASIO e PERILLO, che si dividono le attività illecite. Nel territorio si segnalano anche presenze collegate al disciolto clan SARNO di Ponticelli (che, come noto, quando era in auge vantava proiezioni in molti comuni vesuviani). Il 17 luglio 2019 i Carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro di beni 703, per oltre 2 milioni di euro, nei confronti di due soggetti, esponenti di spicco proprio del disciolto clan SARNO, intestatari di un’azienda casearia e di una concessionaria di autovetture di pregio, frutto del reimpiego dei capitali accumulati dal sodalizio.
A Somma Vesuviana l’assenza di consorterie di spessore ha favorito le proiezioni dei clan più strutturati della zona orientale di Napoli 704, attraverso gruppi locali: il gruppo DE BERNARDO, referente nel territorio per conto del clan MAZZARELLA, e la famiglia D’ATRI, sostenuta dai clan CUCCARO e RINALDI-APREA-MINICHINI-DE LUCA BOSSA. Una contrapposizione permane anche nel comune di Marigliano tra un gruppo legato al clan MAZZARELLA, i cd. “Mariglianesi”, con ramificazioni anche in altri comuni, e l’antagonista gruppo dei cd.
“Paesani”, guidato da un pregiudicato locale, legato al citato cartello RINALDI-APREA-MINICHINI-DE LUCA BOSSA.
Anche i territori di Cercola705 e Pomigliano d’Arco risentono dell’influenza di alcuni clan partenopei (DE LUCA BOSSA-MINICHINI-APREA-CUCCARO), ai quali sono collegati gruppi locali che gestiscono le estorsioni e lo spaccio di stupefacenti 706.
Nei restanti Comuni della provincia orientale non si rilevano profondi mutamenti nel panorama criminale, con il sodalizio ARLISTICO-TERRACCIANO a Pollena Trocchia e il clan REGA a Brusciano, che gestiscono le attività illecite nei rispettivi territori.
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