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Apertura e gestione partita IVA: quali sono i costi?

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Il desiderio di aprire una partita IVA si insinua, non di rado, nella mente di diverse persone, che spesso frenano questo sogno per via di svariati dubbi, alcuni dei quali riguardanti gli eventuali costi da dover sostenere. Se è pur vero che aprire una partita IVA tramite l’Agenzia delle Entrate è totalmente gratuito, esistono poi delle scelte da dover attuare per quanto concerne gli oneri fiscali da dover sostenere dopo l’apertura della medesima.

Sia i costi per l’apertura della partita IVA sia quelli per il suo mantenimento annuale possono essere influenzati dalla tipologia di attività svolta nonché dal regime fiscale adottato; al riguardo, come primo passo è consigliabile rivolgersi a un commercialista per la partita iva forfettaria per una consulenza in modo da chiarire se si goda dei requisiti per usufruire delle agevolazioni fiscali e burocratiche che questa garantisce.

 

Il ruolo del commercialista all’atto dell’apertura di una partita IVA 

Il suo supporto risulta essenziale nella scelta del codice ATECO più affine alla tipologia di professione svolta, oltre a garantire assistenza per quanto concerne la fatturazione elettronica ed esser di fondamentale aiuto nel versamento dei contributi e tasse all’erario. Il professionista al quale vengono affidati questi compiti rappresenterà di fatto, l’unico onere da dover sostenere in sede di apertura di una partita IVA, a meno che non si decida di aprire una Ditta Individuale.

In questo specifico caso, infatti, bisognerà presentare uno specifico documento denominato ComUnica, che consente, in un unico atto, di poter svolgere l’iscrizione al Registro delle Imprese, al REA, l’apertura della partita IVA con la scelta del codice ATECO e del regime fiscale prescelto, l’iscrizione – nel caso si svolgesse la professione di artigiani o commercianti – alla Gestione Artigiani e Commercianti per il pagamento dei contributi e l’apertura della posizione INAIL. Tutte queste operazioni, tuttavia, avranno un impatto limitato dal punto di vista economico, attestandosi attorno a 100,00 €.

 

Quali sono gli oneri fiscali optando per il regime fiscale forfettario 

Il ruolo del commercialista, poi, risulta di straordinaria importanza in alcune scelte cardine in ambito fiscale, in quanto il pagamento delle imposte varia in base al regime per il quale si è accordata la propria preferenza. Attualmente, quello maggiormente conveniente è il regime fiscale forfettario, al quale si può aderire se i ricavi non sono superiori ai 65000 euro annui lordi.

Il regime fiscale forfettario prevede, nel caso in cui non sia mai stata svolta precedentemente la stessa professione, il pagamento di un’aliquota del 5% per i primi cinque anni, che sale al 15% a partire del sesto. Il calcolo delle imposte viene effettuato in base al proprio reddito imponibile, sul quale viene applicata una quota forfettaria in base al proprio codice ATECO di appartenenza.

 

Quali sono gli oneri fiscali col regime fiscale ordinario 

Quest’ultimo, indispensabile per stabilire la tipologia di attività professionale svolta dal contribuente, determina il coefficiente di redditività da applicare e influenza, di conseguenza, il reale valore delle tasse da pagare. Non tutti, quindi, possono scegliere il regime fiscale forfettario, al quale, come fin qui descritto, si può aderire solo in alcune e particolari situazioni.

Per tutti gli altri casi, invece, trova applicazione il regime fiscale ordinario, che si contraddistingue per la presenza di quattro aliquote differenti in base al reddito percepito: 23% fino a 15.000,00 €; 25% da 15.000,00 € a 28.000 €; 35% da 28.000,00 € a 50.000,00 €; 43% per i redditi superiori a  50.000,00 €.

Questo sistema, quindi, risulta certamente più oneroso di quello forfettario, ma consente al contribuente di poter accedere ad un numero non contenuto di detrazioni fiscali sulla base delle spese sostenute nell’anno precedente, come, a titolo esemplificativo, quelle mediche o scolastiche. 


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