Arzano in palcoscenico con ‘La tragedia di Santa Giustina’: “Importante rivitalizzare le tradizioni, istituzionalizzandole anno per anno”
Il teatro come occasione, la tragedia come monito dell’importanza di dar seguito ai valori di fede, ragione e tradizione. Ad Arzano va in scena ‘La Tragedia di Santa Giustina’, con la regia di Marialuisa Ambrosino e la partecipazione straordinaria diGianfranco Gallo, che insieme ai suoi musicisti, preparerà lo spazio tragico e colto del momento ambientato nella Villa Comunale della città.
La messa in scena è una collaborazione comunitaria tra attori della Compagnia ‘Arzano in palcoscenico’, con i cittadini che parteciperanno anche alla parata in costume prevista nella serata del 7 luglio.
Atteso per la giornata di sabato 8 luglio lo spettacolo allestito in collaborazione con la Pro Loco cittadina. Musica, prosa, versi, daranno voce alla vicenda di una giovane martire che a soli 15 anni rinunciò ad essere data in sposa ad un collaboratore di un console romano, pur di restare fedele al culto cristiano.
La patrona di Arzano, Santa Giustina, le cui reliquie sono conservate nella Chiesa di S.Agrippino, era nativa triestina. La sua esecuzione fu un vero atto persecutorio: trafitta da frecce che miracolosamente non la colpivano, fu poi decapitata, ma coloro che scagliarono dardi contro di lei, iniziarono a trasudare inaspettatamente sangue, incontrando la compassione della martire.
Prodigiosità, forza d’animo e legame di Giustina con la città di Arzano, saranno ricordate in una rappresentazione teatrale coinvolgente per il pathos tragico, ma comunque attuale, grazie al riadattamento della regista Ambrosino, che ci racconta gli sviluppi della messa in scena.
L’ INTERVISTA
- Marialuisa, la tragedia antica nasce come occasione legata ai riti religiosi ed anche Arzano conserva questo legame tra arte e devozione. Quali sono i punti di contatto e gli elementi innovativi de ‘La tragedia di Santa Giacinta’ rispetto agli spettacoli delle origini?
Dalle origini abbiamo attinto il rilievo scenico dato anche ai figuranti della nostra messa in scena. Questi ultimi però, a differenza dei personaggi della tragedia greca, sono meno statici ed intervengono in comunione con i protagonisti, all’interno del narrato. Il punto di contatto resta sicuramente il forte legame dello spettacolo con il momento religioso: è un’occasione di incontro e confronto tra cittadini; è un riscoprirsi uniti dagli stessi valori della tradizione, celebrando con la parata prima, e con lo spettacolo poi, la storia e l’effige della nostra Santa Patrona Giustina.
La modernità nella realizzazione scenica sta proprio nella dinamicità della regia e degli effetti scenici a sorpresa. Ho pensato alla regia di un vero e proprio musical che strizza l’occhio al Colossal, capace di amplificare il pathos e dare maggior valore ad ogni gesto dei personaggi, affinchè restasse vivo nella mente degli spettatori.
Ho reso il linguaggio meno arcaico, mescolando versi antichi che ormai i cittadini più veterani conoscono a memoria, con battute di moderna comprensione. Come compagnia teatrale, noi di ‘Arzano in Palcoscenico’ abbiamo già esperienza con ‘La tragedia di Santa Giustina’ e nella Villa Comunale, insieme a 60-70 figuranti scelti tra i cittadini, riproporremo domani la vicenda della giovane triestina che accoglie cavalieri da numerose battaglie, rifiutando di andare loro in sposa, in nome della fede in Dio.
- Come in passato, anche la vostra tragedia sarà ambientata all’aperto. In che modo avete cercato di sfruttare la sinergia con la natura per modularne suoni e scene?
Il nostro teatro, a differenza del passato in cui la tragedia di Santa Giacinta era ambientata in spazi parrocchiali, sarà il luogo aperto della Villa Comunale che con i suoi alberi farà da sfondo naturalistico allo spettacolo, proprio come la cavea della Grecia antica. Sfrutteremo le gradinate della villa ed il suo calpestio per fare da corridoio all’ingresso dei personaggi, fino ad entrare nella sala del console, allestita sempre all’aperto, dove Severo, il condottiero principale, si innamorerà di Giacinta, ma sarà rifiutato ed avverrà la condanna della fanciulla.
- Gianfranco Gallo sarà attore di eccezione nel vostro spettacolo. Quale ruolo interpreterà?
Abbiamo l’onore di avere con noi, ad inizio spettacolo, un attore esperto e dotto come Gianfranco Gallo. Insieme ai suoi musicisti introdurrà, in una sorta di prologo, l’occasione della tragedia, facendo da cantore di una storia che ispira. Speriamo, a dire il vero, di poter continuare a collaborare con la sua persona, data la grande professionalità che lo caratterizza.
- Cosa rappresenta per voi, come comunità cittadine e religiosa, questa storia tradotta in tragedia?
Stiamo vivendo una nuova Pentecoste, come ribadito dal nostro parroco Don Pasquale Muto. L’attuale amministrazione, insieme alla Pro Loco e agli sponsor, ha dato fiducia alla comunità religiosa e cittadina, facendo in modo che si riunisse con entusiasmo e fermento, intorno ai festeggiamenti della Santa Patrona. E’ un’occasione questa per celebrare i valori della libertà, del rispetto, della tradizione ispirata da Santa Giustina, la quale rappresenta in fondo, una vittima di femminicidio e la resistenza agli ideali e ai momenti difficili.
- Lei sarà anche interprete della tragedia che si applaudirà domani. Quale frase della stessa le è rimasta impressa?
Interpreterò la madre della Santa che sarà incarnata da una giovane 17enne di Arzano. Sarò Aristide e ad un certo punto della vicenda, quando la condanna di Giustina sarà tracciata, cercherò di metterla in guardia con queste parole: “Oh, che facesti figlia…perderai la vita! Madre, ma il cielo acquisterò”. Le parole di una madre che insieme al cugino Cleonte è pronta a difendere una figlia, saranno vane davanti alla forza della fede che tutto può, come mostrerò nell’allestimento dei prodigi che coinvolgono il martirio della Santa.
- Cosa si aspetta da questa edizione della tragedia e quale augurio rivolge alla città per la ricorrenza dei festeggiamenti patronali?
Mi aspetto che ci sia grande partecipazione e lancio il messaggio di non far cadere le tradizioni, ma di istituzionalizzarle anno dopo anno, in nome dello spirito di appartenenza comunitario. Mi auguro anche che l’allestimento 2023 della tragedia arrivi soprattutto alla mente e al cuore dei giovani, perchè si lascino ispirare da una 15enne retta come Santa Giustina.
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