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Associazione Mario Monti in ‘Filumena Marturano’: al Teatro Italia di Acerra, omaggio professionale e coerente ad Eduardo

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Acerra, 8 apr. – Un gruppo di giovani dai 15 ai 25 anni mosso dall’amore per la recitazione, porta in scena per la prima volta in assoluto al Teatro Italia di Acerra, un classico del teatro di Eduardo De Filippo, ‘Filumena Marturano’. Il vero capolavoro del drammaturgo napoletano, più volte tradotto e riproposto nel mondo, viene omaggiato con rispetto e professionalità dagli attori in erba, guidati dall’esperienza del giovane regista Alfonso Pannella.

C’è lui dietro la compagnia stabile nata tre anni fa in omaggio del nonno Mario Monti, che ha conosciuto sessant’anni fa la fama in ambito canoro in Francia, trovandosi poi più volte a tavola con Eduardo in persona, proprio ad Acerra. L’attore napoletano scriveva delle canzoni, e poi chiedeva al Monti di interpretarle estemporaneamente per un eventuale inserimento nelle sue commedie. “Tra queste – rivela il sig.Monti – nessuna è stata poi inserita nei suoi spettacoli. Eduardo veniva ad Acerra in un piccolo casolare. Allora considerata già la sua fama, non divulgavamo la notizia della sua presenza in città, per assicurargli relax. Arrivava nella nostra città perché aveva un nipote musicista che risiedeva qui. Che bei momenti pranzare con lui! Sono orgoglioso che mio nipote si sia cimentato in un omaggio al più grande. Tante volte prima di metter su famiglia ho visto Eduardo all’opera in teatro; oggi mi tocca applaudire mio nipote, che ha un arduo compito”.

Con una lettura fedele, “rispolverata” da una classica alternanza tra cantica e deverbia (assicurata dall’introduzione nello spettacolo dell’intermezzo musicale di due finalisti del concorso Area Sanremo),  con regia mobile e proiezioni su schermo dal vivo, la vicenda di Domenico Soriano e Filomena Marturano, viene raccontata nei suoi tre atti, secondo un’ottica americana.

Accade per chiara passione dell’attore-regista della pièce, verso una visione “cinematografica” del racconto ispirato dal made in Usa. I movimenti lenti, costruiti, come se la macchina da presa fosse costantemente sul volto degli attori o dietro una tenda per spiare i loro comportamenti, si colgono e conferiscono alla direzione orizzontale di Pannella, attestato di merito.

Lodevole la scelta di un testo difficile da interpretare, raccolto egregiamente dall’interpretazione dei due protagonisti: Domenico Soriano (Alfonso Pannella) e Filumena Marturano (Francesca Montesarchio). Convincente nonostante i suoi 18 anni, la Montesarchio figura da vera star nella sua recitazione. Con tempi perfetti, un’intensità della voce regolare e studiata, movenze aderenti al personaggio incarnato, la giovane attrice ricorda a tratti la celebre interpretazione che Lina Sastri diede del monologo della Marturano. Nonostante l’immaturità dell’età, la Montesarchio “sente” la sua Filumena e gli applausi scrosciano alla fine delle sue battute.

Il resto del cast segue a ruota, tra ritmi ascendenti e discendenti, la battuta dei due attori principali. Il dubbio, la rassegnazione, la voglia di riscatto, oltre all’ambivalente punto di vista dei personaggi principali, vengono raccontati nella loro interezza, tanto da lasciare appassionare lo spettatore al flusso di coscienza e al monologo interiore di ciascun carattere.

Pannella pensa proprio a tutto. Gli va riconosciuta la capacità di aver lavorato duramente al progetto teatrale, restituendo alla memoria dei giovani di oggi, un caposaldo del teatro italiano, Filumena Marturano, per l’appunto.

L’ardire di cimentarsi con una storia stupenda, complessa, difficile da riproporre nella sua intensità, ottiene risultato nel fatto che se non fosse per questa tipologia di grandi “sogni” di giovani attori, il patrimonio immane del teatro eduardiano, non arriverebbe alle moderne generazioni, spesso ancorate a smartphone e tv.

Una massima vince alla fine dello spettacolo, oggi come allora, pronunciata dalla bocca di Pannella-Domenico Soriano: “E figlie so’ figlie e sono tutti uguali”.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.