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Autonomia differenziata: depositata una mozione contro il ddl Calderoli

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Marino: “Proposta scellerata, cosi’ si mortifica il Sud”.

 

È stata depositata e sarà discussa nei prossimi Consigli Comunali una mozione d’indirizzo che si oppone al Disegno di legge sull’Autonomia differenziata presentato dal Ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli. L’atto, proposto dall’Amministrazione Comunale, è firmato dai capigruppo di maggioranza in Consiglio Comunale, ed è in linea con il documento approvato dall’ANCI Nazionale, che, nell’evidenziare le diverse criticità emerse dall’analisi del testo del Ddl Calderoli, propone dei significativi emendamenti. La mozione, poi, riprende anche il testo approvato all’unanimità dal Direttivo di ANCI Campania, e altri simili provvedimenti già adottati da altri Comuni, che bocciano, a loro volta, il Disegno di legge.

La richiesta della mozione che sarà portata in Consiglio Comunale prevede il ritiro del Disegno di legge “per permettere – si legge nel documento – un approfondito e indispensabile dibattito pubblico nel Paese su scelte che possono determinare importanti conseguenze istituzionali, economiche e sociali”. L’Assise cittadina, poi, in caso di approvazione, chiederà che vi sia un confronto anche con i sindacati, le associazioni, gli enti locali, con particolare riferimento ai Comuni, che devono essere coinvolti nel tavolo istituzionale Stato-Regioni per fornire un contributo determinante nel processo formativo della legge. L’intenzione è quella di trasmettere l’atto al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio e ai Presidenti dell’ANCI Nazionale e della Campania, chiedendo che prima di ogni intesa con le singole regioni vengano obbligatoriamente definiti i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), i costi, i fabbisogni standard e i fondi perequativi, senza i quali “non è possibile stabilire le risorse necessarie a finanziare le prestazioni sulla base del principio di uguaglianza”. Infine, l’ultima richiesta riguarda il rispetto del principio di sussidiarietà nel compiere un’eventuale riforma sull’autonomia differenziata, senza concentrare troppi poteri nelle mani delle Regioni, a scapito dei Comuni e degli altri enti locali.

I punti maggiormente contestati di questo Ddl riguardano la mancata promozione dell’interesse nazionale, con l’aumento, invece, del divario economico-sociale tra le aree più ricche del Paese e quelle più svantaggiate. Con questo tipo di provvedimento si creerebbe una disomogeneità nell’erogazione di servizi essenziali sul territorio nazionale, con grave danno per le popolazioni che vivono nelle aree meno ricche. Inoltre, il finanziamento dell’autonomia differenziata avverrebbe, all’inizio, utilizzando il criterio della spesa storica, ovvero la stessa che consente il perdurare delle attuali disuguaglianze tra territori. Secondo la mozione sarebbe auspicabile, invece, il passaggio dalla spesa storica al costo standard per colmare il gap tra regioni del Nord e regioni del Sud, garantendo le stesse opportunità, sotto il profilo civile e sociale, alle due aree del Paese.

“Ci opponiamo con tutte le nostre forze al Ddl Calderoli, – ha spiegato il Sindaco di Caserta, Carlo Marino – che non fa altro che aumentare le disparità tra il Nord e il Sud, contravvenendo al principio della solidarietà, che è alla base della convivenza civile e democratica ed è tutelato dalla nostra Costituzione. Anche in qualità di Presidente di ANCI Campania ho promosso tante iniziative assieme a moltissimi colleghi Sindaci, che hanno condiviso la necessità di bloccare questo scellerato provvedimento e con i quali abbiamo preso parte a diverse manifestazioni di piazza in tutta Italia. Auspico che tutti i rappresentanti politici del nostro territorio, a partire dai parlamentari, anche quelli che sostengono questo Governo, possano sostenere questa battaglia, che combattiamo nell’esclusivo interesse della nostra terra, che non può essere ancora una volta mortificata da questo Esecutivo, che ha l’unica necessità di dover onorare delle cambiali elettorali”.


Città di Caserta

Oggetto: Mozione d’indirizzo sull’Autonomia Differenziata (AD) ex art. 116, c.3 della Costituzione.

 

Il Consiglio Comunale

 

PREMESSO CHE

  • la Costituzione italiana prevede la possibilità per le Regioni di richiedere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia (articolo 116 della Costituzione, con riferimento all’articolo 117 comma secondo – per alcune lettere – e terzo). Il tutto però con la cautela inderogabile di un fondo di perequazione privo di vincolo di destinazione e a beneficio dei territori con minore capacità fiscale per abitante (articolo 119 comma 3);
  • la legge fondamentale configura, dunque, l’autonomia differenziata come una possibilità offerta alle Regioni, previa intesa con lo Stato e approvazione delle Camere a maggioranza assoluta, per trattare a livello locale ciò che ha una dimensione locale, al fine di rimuovere eventuali inefficienze e recuperare efficienza ed economicità nell’azione della pubblica amministrazione;
  • Da parte della Regione Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna è stata richiesta nelle pre-intese del 2019 la devoluzione ex art. 116 comma 3 Costituzione rispettivamente di 20, 23 e 16 materie tra quelle indicate nell’art. 117 della Costituzione tutte di interesse anche nazionale.

 

  • Nel mese di novembre 2022 è stato presentato dal Ministro Calderoli un disegno di legge sull’attuazione dell’autonomia differenziata.

  • In data 2 febbraio 2023 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge recante “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”.

  • Il DDL prevede dieci articoli, entro i quali si definiscono i principi generali per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia e le relative modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una Regione.

CONSIDERATO CHE

Le materie a legislazione concorrente, che potrebbero passare in tutto o in parte alle Regioni richiedenti, sono le seguenti:

  • rapporti internazionali e con l’Unione Europea delle Regioni;
  • commercio con l’estero;
  • tutela e sicurezza del lavoro;
  • istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione dell’istruzione e della formazione professionale;
  • professioni;
  • ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi;
  • tutela della salute;
  • alimentazione;
  • ordinamento sportivo;
  • protezione civile;
  • governo del territorio;
  • porti e aeroporti civili;
  • grandi reti di trasporto e navigazione;
  • ordinamento della comunicazione;
  • produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia;
  • previdenza complementare e integrativa;
  • coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
  • valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione ed organizzazione di attività culturali;
  • Casse di Risparmio;
  • Casse Rurali;
  • Aziende di credito a carattere regionale:
  • Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale;

A tali materie le Regioni possono chiedere di aggiungere tre materie attualmente di competenza esclusiva dello Stato:

  • organizzazione della giustizia di pace;
  • norme generali sull’istruzione;
  • tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.

RILEVATO CHE:

  1. Il DDL prevede, in prima istanza, la definizione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) e, successivamente, la stipula di intese tra lo Stato e le Regioni, ammesso che queste interessino materie soggette agli stessi LEP. Le intese siglate sarebbero modificabili solamente con il consenso della Regione.
  2. L’accordo raggiunto il 2 febbraio 2023 in Consiglio dei Ministri stabilisce che la definizione dei LEP avvenga attraverso una cabina di regia, il cui operato sarà oggetto di DPCM e su cui il Parlamento potrà esprimere soltanto un parere non vincolante. In questo modo, il Parlamento viene di fatto  esautorato dal potere  di intervenire in importantissime decisioni.
  3. Al Parlamento, inoltre, è riservato un ruolo solo notarile nel processo di formazione delle intese, atteso che la Commissione bicamerale, per le questioni regionali, esprime un parere non vincolante e solo eventuale, mentre l’Aula è chiamata a una “mera approvazione”, non potendo entrare nel merito dell’intesa.
  4. Le intese tra Regioni e Stato sarebbero approvate anche senza la preventiva definizione legislativa dei LEP, costi e fabbisogni standard, perequazione strutturale.
  5. Vengono così sottratte allo Stato le competenze legislative e le relative funzioni amministrative per le materie richieste nelle pre-intese del 2019. Viene tolta potestà legislativa allo Stato persino sulla legislazione che disciplina i principi regolanti le singole materie, alterando l’impianto dell’art. 117 della Costituzione.
  6. Il finanziamento dell’Autonomia Differenziata avverrebbe, all’inizio, utilizzando il criterio della spesa storica (la stessa che perpetua le attuali disuguaglianze tra territori), nell’ambito di un regime transitorio di cui non si conoscono inizio e fine. Al contrario, il passaggio dalla spesa storica al costo standard rappresenterebbe un’occasione per colmare il gap tra regioni del Nord e regioni del Sud, garantendo in modo uniforme, e sull’intero territorio nazionale, i diritti civili e sociali.

 

VALUTATO CHE: 

  1. Il DDL in questione non promuove l’interesse nazionale, poiché incoraggia la frammentazione delle competenze e dei divari economico-sociali. Le manovre politiche del Governo dovrebbero mirare a ridurre i divari intestini, anziché ampliarli, soprattutto in questa fase di grande trasformazione del panorama europeo e internazionale.
  2. Esiste una relazione e interdipendenza tra tutte le Regioni e i territori italiani, tali per cui il Paese cresce o arretra insieme. Il riordino istituzionale di cui ha bisogno il Paese riguarda soprattutto le autonomie locali, che necessitano di rafforzarsi e di instaurare un dialogo e una relazione forte e stabile con le Regioni di riferimento. I compiti previsti sono di straordinario rilievo e richiedono, per questo, un impegno condiviso e solidale.
  3. Ogni autonomia differenziata comporta sottrazioni di ingenti risorse finanziarie alla collettività nazionale e la disarticolazione di servizi di infrastrutture logistiche, (porti, aeroporti, strade di grande comunicazione, reti di distribuzione dell’energia, eccetera), che per loro natura non possono che avere una struttura unitaria. Ma nemmeno la Regione che ottiene l’autonomia se ne avvantaggia: sia perché il Sud è il mercato essenziale per il Nord, sia perché nelle stesse regioni “ricche” le condizioni interne tra le varie realtà territoriali non sono omogenee e quelle più svantaggiate difficilmente riceverebbero compensazioni che, nell’ottica dell’efficienza, andrebbero, invece, alle parti già più agiate e meglio organizzate.
  4. Molte Regioni e moltissimi Sindaci, sia del Nord che del Sud, hanno manifestato contrarietà alle richieste previste dall’articolo 116 della Costituzione, ritenendo che se questa scelta di devoluzione si realizzasse, sarebbe a rischio l’unità giuridica ed economica della Repubblica (artt. 2, 3 e 5 della Costituzione), con enormi complicazioni nel governo delle singole materie, in danno dell’eguaglianza dei cittadini, delle imprese e delle pubbliche amministrazioni locali e nazionali.

TENUTO CONTO:

  1. Della nota dell’ANCI Nazionale sul disegno di legge sull’Autonomia Differenziata, allegata al presente atto e che forma parte integrante del deliberato, nella quale sono evidenziate le diverse criticità emerse dall’analisi del testo approvato e vengono proposti emendamenti significativi.
  2. Dei contenuti del documento sull’Autonomia Differenziata che ANCI Campania, che, nel corso del suo direttivo Regionale, ha approvato all’unanimità, allegato al presente atto e che forma parte integrante del deliberato.
  3. Di quanto analogamente deliberato dalla Città Metropolitana di Napoli con la Mozione di indirizzo “Valutazione negativa del disegno di legge sull’Autonomia Differenziata” discusso ed approvato all’unanimità nella seduta consiliare del 13/2/2023.
  4. Degli esiti della manifestazione di mobilitazione regionale della Campania svoltasi il 17 marzo 2023, promossa dall’Associazione dei Sindaci del Recovery Sud, nel corso della quale con fermezza è stato espresso il NO all’Autonomia Regionale Differenziata.

PER TUTTO QUANTO PREMESSO

 

IL CONSIGLIO COMUNALE

 

  • Ritenendo che il modello di regionalismo proposto non sia assolutamente sostenibile, impegna il Sindaco e la Giunta Comunale a chiedere al Governo ed al Parlamento il RITIRO del Disegno di Legge contenente “ Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario“;
  • In conseguenza, al fine di permettere un approfondito e indispensabile dibattito pubblico nel Paese su scelte che possano determinare importanti conseguenze istituzionali, economiche e sociali, auspica che in futuro vengano preliminarmente coinvolti in tale dibattito sindacati, associazionismo, studiosi, autonomie locali e soprattutto il Parlamento al quale va riservato un ruolo centrale anche nella valutazione di merito di eventuali intese. In particolare confida che i Sindaci delle Città Metropolitane siano ammessi al Tavolo Istituzionale Stato-Regioni per la piena partecipazione dei Comuni, sia al processo formativo della Legge sia al procedimento amministrativo per la definizione delle intese.
  • Chiede che vengano obbligatoriamente definiti, prima di eventuali intese con singole Regioni, LEP, costi e fabbisogni standard e fondi perequativi, senza i quali non è possibile stabilire le risorse necessarie a finanziarie le prestazioni sulla base del principio di uguaglianza.
  • Chiede che l’eventuale processo di devoluzione di cui all’art. 116, c. 3 della Costituzione avvenga nel rispetto del principio di sussidiarietà e non si traduca in un accentramento regionale in danno delle autonomie locali.
  • Trasmette il presente atto:

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA;

AI PRESIDENTI DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI;

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

e, per opportuna conoscenza, all’ANCI Nazionale ed all’ANCI Campania.

 

I CAPIGRUPPO CONSILIARI


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