Banche sempre più ricche. Il ministro Giorgetti accantona la tassa sugli extra profitti ma prova a pescare dai conti correnti – Le riflessioni della Confederazione Imprese Italia
La notizia che il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, potrebbe accantonare la tassa sugli extra profitti delle banche e cercare di reperire fondi dai conti correnti ha suscitato un vivace dibattito. La tassa sugli extra profitti, introdotta per colpire i guadagni straordinari delle banche derivanti dall’aumento dei tassi di interesse, sembra essere stata messa in discussione per la sua complessità e le possibili ricadute negative sul sistema bancario e sull’economia in generale.
Per Carlos Sorrentino Segretario Generale della Confederazione Imprese Italia, l’idea di cercare nuove risorse attraverso i conti correnti delle imprese e dei cittadini, potrebbe implicare misure come un aumento delle imposte sui depositi bancari o altre forme di prelievo. Tuttavia, questa possibilità potrà incontrare forti resistenze, sia da parte dei cittadini che delle istituzioni finanziarie, poiché potrebbe essere percepita come un attacco diretto ai risparmi delle persone.
Continua Carlos Sorrentino, e fuori dubbio che la situazione è ancora in evoluzione, e non è chiaro quali saranno le mosse finali del governo. Da una parte c’è la necessità di trovare risorse per finanziare la spesa pubblica, dall’altra c’è la preoccupazione di non penalizzare troppo i risparmiatori e non indebolire ulteriormente la fiducia nel sistema bancario. Questa delicata partita avrà certamente un impatto significativo sia sull’economia che sulla politica italiana.
Le posizioni riguardo al possibile accantonamento della tassa sugli extra profitti delle banche e l’idea di reperire fondi dai conti correnti sono piuttosto diversificate e riflettono interessi contrastanti.
Il Governo e Ministro Giorgetti: Il ministro Giorgetti sembra orientato a trovare un equilibrio tra la necessità di reperire fondi per il bilancio statale e l’esigenza di non compromettere la stabilità del settore bancario. L’idea di accantonare la tassa sugli extra profitti potrebbe derivare dalla preoccupazione per le possibili ripercussioni negative sul sistema finanziario e sull’economia.
Tuttavia, l’ipotesi di prelievi sui conti correnti potrebbe essere vista come un’alternativa, anche se controversa.
Riteniamo, che le banche, naturalmente, sono contrarie a qualsiasi misura che possa incidere negativamente sui loro profitti. La tassa sugli extra profitti era stata accolta con forte opposizione, in quanto considerata ingiusta e potenzialmente dannosa per la loro operatività. Anche l’idea di un prelievo sui conti correnti potrebbe essere vista con preoccupazione, poiché potrebbe diminuire la fiducia dei clienti nel sistema bancario e incentivare il ritiro dei depositi.
Mentre le forze politiche di opposizione e i sindacati potrebbero criticare entrambe le ipotesi. La rinuncia alla tassa sugli extra profitti potrebbe essere vista come una concessione alle banche a scapito del pubblico interesse. Allo stesso tempo, l’idea di prelievi sui conti correnti potrebbe essere considerata iniqua, colpendo direttamente i risparmi dei cittadini, in particolare delle classi medie e basse.
Dal punto di vista delle imprese, ha precisato il Segretario Generale, la discussione sulla tassa sugli extra profitti delle banche e l’ipotesi di prelievi dai conti correnti presenta implicazioni rilevanti:
Certamente le imprese potrebbero essere preoccupate che una tassa sugli extra profitti bancari possa ridurre la disponibilità di credito o aumentare i costi di finanziamento. Le banche, per compensare la tassa, potrebbero trasferire i costi sui clienti, aumentando i tassi d’interesse sui prestiti. Questo scenario sarebbe particolarmente dannoso per le piccole e medie imprese (PMI), che dipendono fortemente dal credito bancario per finanziare le loro attività quotidiane e investimenti.
Se il governo introducesse un prelievo sui conti correnti, le imprese potrebbero subire un impatto diretto sulla loro liquidità. Un prelievo forzoso potrebbe ridurre la disponibilità di fondi immediati necessari per le operazioni quotidiane, come il pagamento dei fornitori, delle tasse e degli stipendi. Questo potrebbe destabilizzare la gestione finanziaria delle imprese, specialmente in un contesto economico già complesso.
Non ultimo, le imprese, come i cittadini, potrebbero vedere con preoccupazione l’ipotesi di interventi sui conti correnti, poiché questo potrebbe indicare una certa instabilità del sistema economico e fiscale. Una diminuzione della fiducia nel sistema bancario potrebbe portare le aziende a cercare alternative, come depositi all’estero o strumenti finanziari più sicuri, riducendo la liquidità disponibile nel sistema economico nazionale.
Quali le reazioni dei Mercati, non escludo ha continuato Carlos Sorrentino, che le imprese potrebbero temere che tali misure possano avere effetti negativi sui mercati finanziari. Un aumento dell’incertezza o una percezione negativa delle politiche fiscali potrebbe portare a una maggiore volatilità del mercato e a una riduzione degli investimenti. Le aziende quotate potrebbero vedere una diminuzione del valore delle loro azioni e un aumento del costo del capitale.
In ultimo come sempre d’ altronde accade, le banche potrebbero reagire all’imposizione di una tassa sugli extra profitti o a nuove misure fiscali introducendo commissioni più elevate sui servizi bancari. Questo incremento dei costi operativi potrebbe gravare ulteriormente sulle imprese, che già devono affrontare un contesto economico caratterizzato da inflazione e costi energetici elevati.
In sintesi, le imprese vedono con preoccupazione entrambe le ipotesi, temendo un aumento dei costi di finanziamento, una riduzione della liquidità e un clima di maggiore incertezza economica, per il prossimo autunno. Tuttavia, molto dipenderà dalle modalità con cui il governo deciderà di attuare tali misure e dalle eventuali compensazioni o agevolazioni che potrebbero essere introdotte per attenuarne l’impatto.
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