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Bentornati a casa. Il Napoli ritrova la zona Champions in un derby dominato

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di Luca Muratgia.

Ritorna il sorriso in casa Napoli dopo il convincente successo ottenuto nel derby contro la Salernitana e non solo per il risultato che, per i valore delle rose in campo poteva risultare ampiamente pronosticabile, ma soprattutto per la prestazione apparsa finalmente degna di una squadra campione d’Italia.
Eppure, alla vigilia, erano molteplici le preoccupazioni per una partita che riservava insidie neanche tanto nascoste.
In primis la Salernitana, attualmente fanalino di coda della serie A, non serbava particolari pretese da questo confronto, consapevole dell’enorme divario dei valori in campo. Per converso, il Napoli non aveva alternative oltre la vittoria avendo solo da perdere e trovandosi, pertanto, nella condizione di chi non può sbagliare. Le condizioni espresse, potevano comportare, nella testa e nelle gambe dei giocatori, una poca serenità e una mancanza di tranquillità che avrebbe avuto, inevitabilmente, le sue ripercussioni sul gioco espresso.
In secondo luogo, il cambio di allenatore in casa granata, con l’arrivo di Filippo Inzaghi, subentrato all’ esonerato Paulo Sousa, avrebbe potuto avere, come conseguenza, uno scossone con i giocatori desiderosi di esprimersi al meglio e di mettersi in mostra per conquistarsi i primi posti nelle nuove gerarchie del tecnico emiliano.
Infine, questo derby, risulta particolarmente sentito nell’ambiente salernitano dove, la partita contro i cugini del Napoli è attesa l’intero arco del campionato e comporta motivazioni ulteriori nella mente dei giocatori ed è risaputo che le motivazioni possono risultare, in un contesto come quello di un derby, più determinanti rispetto a qualsiasi valore tecnico.
Eppure il Napoli ha approcciato questo confronto, con il piglio della grande squadra, con grande tranquillità, consapevole della propria forza, ed impermeabile a qualsiasi influenza esterna come avrebbe potuto risultare l’ambiente ostile dell’Arechi.
Già nella prima frazione di gioco, i partenopei hanno palesato la loro indiscutibile superiorità, dominando il gioco dal principio alla fine, agevolati anche dal fatto di aver trovato subito il gol del vantaggio con Raspadori, sempre più decisivo e a segno per la terza partita consecutiva. Ma gli uomini di Garcia, mostrano personalità e mentalità non  accontentandosi dell’esiguo vantaggio e continuando ad attaccare e a creare occasioni da rete che solo la bravura di Ochoa, impedisce di concretizzare.
Nonostante la limpida superiorità però, il risultato resta in bilico e proprio per questo la Salernitana non perde la fiducia grazie ad un risultato momentaneo che le consente comunque di restare in partita.
Nel secondo tempo infatti, i granata provano a raddrizzare il risultato tentando di avanzare il baricentro ma senza mai impensierire seriamente Meret, che resta di fatto inoperoso e senza mai creare seri grattacapi alla retroguardia partenopea, guidata, in questa occasione, da Rahmani e Ostigard a causa della squalifica di Natan determinata dal doppio giallo di domenica scorsa contro il Milan. Il Napoli, pur rallentando i ritmi e pur concedendo qualcosa agli avversari, conferisce comunque e sempre la sensazione di essere in pieno controllo della partita, chiusa poi dal redivivo Elmas, finalmente utilizzato con una certa continuità come lo scorso anno e tornato centrale nel progetto tecnico di Garcia.
Il macedone, a circa un quarto d’ora dalla fine realizza un gol alla Kvara, corsa sulla fascia, dribbling a rientrare, e tiro a giro sul secondo palo che batte l’incolpevole portiere Ochoa, vanamente proteso in tuffo. Con la partita ormai chiusa, il pensiero, nella testa dei giocatori, devia inevitabilmente verso la decisiva sfida Champions di mercoledì contro l’Union Berlino al Maradona dove una vittoria dei partenopei contro il fanalino di coda del girone, e reduci addirittura da 13 sconfitte consecutive, rappresenterebbe il lasciapassare per gli ottavi di finale di Champions, uno degli obiettivi dichiarati della società.
La prestazione fornita all’Arechi comunque, lascia ben sperare per il prosieguo della stagione e per riprendersi quel ruolo da protagonista che la squadra campione d’Italia ha l’obbligo di rivestire.


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