22 Dicembre 2024
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Blinken in Israele: “Determinati a tregua ora, se non si raggiunge è colpa di Hamas”

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(Adnkronos) – "Anche in questi momenti molto difficili, siamo determinati a raggiungere un cessate il fuoco che riporti a casa gli ostaggi e a raggiungerlo adesso. L'unica ragione per cui non ci si potrebbe arrivare è Hamas". Lo ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken, dopo il suo incontro a Tel Aviv con il presidente israeliano Isaac Herzog. "Basta rinvii, basta scuse, il momento è adesso", ha scandito Blinken, che poi ha aggiunto: "Dobbiamo anche concentrarci sulla gente a Gaza che sta soffrendo in questo fuoco incrociato creato da Hamas, e quindi concentrarci nel fornire loro l'assistenza di cui hanno bisogno – cibo, medicine, acqua, ripari". "Riportare a casa i vostri cari è al cuore di tutto ciò che stiamo cercando di fare. E non ci fermeremo finché tutti – uomini, donne, soldati, civili, giovani, anziani – non saranno tornati a casa", ha ribadito il segretario di Stato americano parlando brevemente con alcuni dei manifestanti fuori dal suo albergo a Tel Aviv. "Ho appena avuto l'opportunità di incontrare le famiglie di alcuni ostaggi, come faccio in ogni visita in Israele – ha detto -. Naturalmente, come ha fatto il Presidente Biden, come hanno fatto molti dei miei colleghi. E voglio condividere con voi quello che ho appena condiviso con loro". L'accordo tra Israele e Hamas non arriva, la tregua a Gaza non si concretizza e l'attacco a Rafah, nel sud della Striscia, rimane nell'agenda del premier Benjamin Netanyahu: "L'operazione ci sarà, con accordo o senza accordo", dice il primo ministro, che non sembra considerare il pressing degli Stati Uniti e dell'Onu. Israele da giorni ha ammassato mezzi e uomini al confine della Striscia, con la possibilità di avviare l'offensiva in tempi brevi. Il piano di Netanyahu non sembra tener conto dell'ipotesi di intesa per la liberazione degli ostaggi, detenuti da Hamas dopo l'attacco del 7 ottobre 2023. L'ultima proposta elaborata al Cairo prevederebbe una tregua di 40 giorni, con la liberazione di circa 1000 detenuti palestinesi in cambio di un numero di ostaggi che, secondo il Times of Israel, oscilla tra 20 e 33 in base ai criteri utilizzati. 
Un'eventuale operazione israeliana "sarebbe un'escalation intollerabile", che porterebbe "all'uccisione di migliaia di altri civili e costringerebbe centinaia di migliaia a fuggire", dice il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ricordando che "tutti i membri del Consiglio di sicurezza e molti altri governi hanno espresso la loro opposizione in modo chiaro a questa operazione". "Faccio appello a tutti quelli che hanno influenza su Israele – dice parlando con i giornalisti a New York – perché facciano tutto quanto in loro potere per impedire" l'operazione. "Per il bene del popolo di Gaza, degli ostaggi e delle loro famiglie in Israele, per il bene della regione e del mondo, incoraggio con forza il governo di Israele e la leadership di Hamas a raggiungere adesso un accordo", è l'appello di Guterres, convinto che senza un accordo "la guerra, con tutte le sue conseguenze a Gaza e nella regione, peggiorerà in maniera esponenziale". Il segretario generale delle Nazioni Unite, intanto, ribadisce di aver chiesto che "investigatori internazionali indipendenti" abbiano "accesso immediato" ai luoghi in cui è stata denunciata la presenza di fosse comuni a Gaza "per stabilire le circostanze precise in cui centinaia di palestinesi hanno perso la vita, sono stati sepolti o sepolti nuovamente". "Le famiglie delle persone decedute e scomparse hanno il diritto di sapere cosa è accaduto", dice. Nelle stesse ore, la Casa Bianca invia nuovi segnali e continua ad opporsi all'invasione israeliana di Rafah. "Non vogliamo vedere una grande operazione di terra a Rafah. Certamente, non vogliamo vedere operazioni che non tengano conto della sicurezza di quel milione e mezzo di persone che cercano di cercare rifugio laggiù", dice il portavoce della Sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è reduce da un colloquio telefonico con il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi e con l'emiro del Qatar Sheikh Tamim Bin Hamad Al-Thani per ''discutere di come arrivare a un accordo che garantisca il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco immediato a Gaza'', scrive lo stesso Biden su X, sottolineando che ''gli Stati Uniti lavoreranno con l’Egitto e il Qatar per garantire la piena attuazione dei termini dell’accordo e faranno tutto il possibile per ottenere il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas''. E' proprio Hamas, sottolinea Biden, ''che ora rappresenta l'unico ostacolo a un cessate il fuoco immediato e ai soccorsi per i civili a Gaza''.  La diplomazia a stelle e strisce oggi ha quindi il volto e la voce del segretario di Stato, che a Gerusalemme incontra Netanyahu. Il faccia a faccia dopo i colloqui a Tel Aviv tra Blinken e il presidente israeliano Isaac Herzog.  Nella sua tappa in Giordania, Blinken invia un messaggio a Hamas, esortando l'organizzazione a favorire la fumata bianca nelle trattative: ''Basta rinvii, non ci sono più scuse. Per Hamas il momento di agire è ora. L'Egitto ha presentato una proposta forte per un cessate il fuoco, Hamas non dovrebbe rinviarla e non ha scuse per non essere d’accordo'', aggiunge Blinken.   —internazionale/[email protected] (Web Info)


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