Blonde, quanto costa essere Marilyn Monroe?
di Antonio Troiano.
Le luci dei riflettori colpiscono senza pause e, come battiti di un cuore artificiale, dettano il ritmo della fama.
Marilyn Monroe è al centro della passerella: eterna, sensuale, sorridente.
È l’immagine di lei che abbiamo visto centinaia e centinaia di volte.
Ma cosa si nasconde dietro il mito?
Inizia così Blonde, l’ultimo film di Andrew Dominik, presentato a settembre alla Mostra del Cinema di Venezia 2022, dove ha ricevuto una standing ovation di oltre dieci minuti ed ha diviso pubblico e critica.
Un film che divide è spesso un film interessante ed infatti, da qualche giorno disponibile su Netflix, dove è balzato immediatamente in prima posizione nella classifica dei più visti, scatena pareri contrastanti e continue indignazioni.
Chi si aspetta un biopic sulla vita di Marilyn Monroe resterà fortemente deluso.
Siamo con entrambi i piedi piantati nel mito di Marilyn, o meglio nella sua parte rimossa, ed assistiamo alla lotta tra Norma Jean, nome reale dell’attrice, e Marilyn Monroe.
Come “Blonde” il romanzo di Joyce Carol Oates, pubblicato nel 1999, da cui è tratta la storia, anche il film mescola sogno e finzione ed ogni elemento biografico diventa pretesto di una storia su cui mettere le mani.
Quello a cui assistiamo sullo schermo è un incubo, ma non per questo meno reale.
Marilyn trasforma il corpo di Norma Jean in carne per un pubblico mai sazio di produttori, mariti, amanti, spettatori, fotografi.
In quel pubblico ci siamo anche noi e c’è anche Norma Jean che continuamente osserva Marilyn allo specchio.
Chi è lei?
Ma soprattutto cosa vogliamo da lei?
Perché il suo mito riesce ad essere così divisivo a 60 anni dalla morte?
Marilyn è disposta a tutto pur di restare nella storia del cinema, Norma Jean no.
E allora quanto più Marilyn vola, tanto più Norma Jean cade.
L’aborto, il divorzio, le violenze dell’industria, gli amori soffocanti.
Gli uomini risultano o troppo spietati o troppo deboli: Charlie Chaplin jr, Joe Di Maggio, Arthur Miller, John F. Kennedy compongono una passerella di mostri incapaci di comprensioni.
La protagonista ha ricordato per qualcuno la Naomi Watts di David Lynch in Mullholand Drive, per qualcun altro la Nicole Kidman di Lars Von Trier in Dogville, fatto sta che Ana De Armas, l’attrice che interpreta Norma Jean/Marylin, riesce ad umanizzare l’incubo in un labirinto dove ogni immagine di gloria alimenta una violenza.
E sono violente le parole che Norma Jean candidamente confida ai suoi amanti, sfogliando una copertina con una Marilyn già diva:
“È carina. Ma non sono io. E quando le persone lo scopriranno?”
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