Boris Johnson si è dimesso. C’è chi esulta e chi già lo rimpiange
Boris Johnson si è dimesso.
Coloro che sono felici, lo erano anche per la perdita di Trump in USA e ora piangono perché Biden li ha delusi.
“Lascio il lavoro più bello del mondo, ma nessuno è indispensabile”
Boris Johnson
La Russia è felice. Il Cremlino: “Ora figure più professionali”. La Duma: “Il clown se ne va”.
Sarcastico Medvedev: “I migliori amici di Kiev se ne vanno. È il risultato dell’arroganza britannica e della politica mediocre”
“Boris Johnson, l’’uomo che più voleva la guerra (per coprire i suoi scandali), va a casa. Lavoriamo uniti per far sì che Draghi segua in fretta la stessa via per il bene dell’Italia e di chi vive del proprio lavoro.”
Marco Rizzo, PC
“Sono felice e soddisfatto del tracollo politico di Boris Johnson. È la giusta fine del più ignobile tra i servi di Biden. Che delusione.”
Luigi Bobbio, magistrato e già senatore della Repubblica
“Il disastro in Ucraina inizia a fare cadere le prime teste. Addio a Boris Johnson. Attendiamo il turno di Biden e Draghi! Arriverà per tutti la resa dei conti!”
Bianca Laura Granato, Ancora Italia
“Boris Johnson è stato il leader occidentale più libertario di questi ultimi, tragici, anni. Ha difeso la libertà dagli obblighi in tempi di covid, si è schierato senza se e senza ma con gli ucraini contro l’invasione russa. Se cade non sarà l’Inghilterra a perdere un premier ma l’Occidente a perdere un pezzo della libertà che gli resta. Daje Boris, resisti.
PS: le critiche per i party mandatele agli anti-casta, la libertà e la democrazia son fatte anche (e per fortuna) di imperfezioni! Il resto è convento.”
Massimiliano Lenzi, giornalista e scrittore
“Con l’uscita di Boris Johnson si perde un pilastro della battaglia democratica contro l’imperialismo putiniano che fa stragi di civili in Ucraina. Poi andate pure nella vostra parrocchietta a stappare birrette per festeggiare.”
Pierluigi Battista, giornalista e scrittore
“Boris Johnson – che è stato, in ogni caso, un considerevole primo ministro – si dimette – attraverso le solite procedure meschine in uso tra i deputati Tories – in realtà, per aver presentato un piano fiscale di aumento delle tasse del 2% del PIL entro il 2024/2025, che prevedeva, tra le altre misure, anche l’aumento dell’aliquota sui profitti dal 19% al 25% e dei contributi a carico dei lavoratori dell’1,25%.
Nel partito e nel Paese di Margaret Thatcher l’aumento delle tasse viene considerato, giustamente, una bestemmia.
Quando è mai accaduto e quando mai accadrà che un primo ministro italiano viene dimesso perchè vuole aumentare le tasse ai cittadini?”
Gerardo Verolino, giornalista
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