Attualità

Buonismo da Covid

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Anna Tortora

Una categoria di individui che detesto è quella dei buonisti. Quelli che si battono il petto in nome di una fraternità condivisa, che sono sempre dalla parte dei più deboli, che giudicano cattivi atteggiamenti non allineati con il pensiero unico dominante.

I buonisti difficilmente hanno torto, perché non sanno ammettere che esiste un’altra verità.

Le loro opinioni virulente dicono chi sono, inevitabilmente. Fare i buoni non è essere buoni. E nonostante il mondo sia pieno di nefandezze, la categoria dei buonisti è quella che mi spaventa di più.

I buonisti con il ‘pericolosissimo’ Covid19 si sono trasformati in delatori, guai a vedere qualche altro essere umano senza mascherina, scatta il linciaggio.

Perché il buonista da Covid è il difensore della salute pubblica, lui solo sa cosa è giusto.

Guai a dire che un migrante può portare il Virus, il buonista ti darà del razzista, l’unico a dover seguire le regole sei tu. Solo tu, cittadino italiano incosciente e brontolone.

Mi daranno del razzista. Non importa. Ma se pensiamo che possiamo ancora vivere con il buonismo senza regole con cui abbiamo accettato le lezioni di Carola e le prediche dei Medici Senza Frontiere allora non abbiamo capito nulla di questi due mesi.
Il 4 maggio l’Italia con fatica riparte. Da noi la pandemia e’ arrivata prima e finisce prima, ma  in molti paesi la pandemia continua e in alcuni continenti non è esplosa ancora. In Africa potrebbe non esplodere, ma come facciamo a esserne certi.

Allora a curva ormai abbassata in Italia, dovremmo spostare tutti questi ospedali da campo che abbiamo aperto in giro per l’Italia sui punti di maggior attracco dei clandestini. A Lampedusa,  in alcuni paesi della Calabria. Lì dove le barche di questi trafficanti portano gli immigrati irregolari. E insieme agli ospedali mettere li presidi di polizia, gli stessi che mettevano le multe nelle nostre città a ogni spostamento non giustificato. E insieme alle forze di polizia aiuti economici a questi paesi che accolgono gli ospedali.

Tutti gli immigrati clandestini dovrebbero fare quarantena negli ospedali covid allestiti, sorvegliati da polizia; senza possibilità di scappare. Poi a quarantena conclusa avere la possibilità di rimpatriarli, a quel punto tornando alle normali misure di sicurezza.  Ma se saremo molli ai nostri confini, se permetteremo di entrare illegalmente in Italia a pandemia conclusa avremo inevitabilmente una seconda ondata. E non ce la meritiamo”.
Fulvio Martusciello, il 24 Aprile

I contagi sono aumentati e la causa non è da attribuire solo ai migranti, ma escludere qualsiasi considerazione a riguardo è tipico del pensiero dominante della sinistra buonista.
Da qui l’amorevole cura che, nel corso di decenni, alcuni partiti hanno dedicato nel sostenere e promuovere la televisione pubblica, affinché non vi si insinuassero elementi estranei al politicamente corretto, magari sotto il pretesto della bontà.
In Campania, il folcloristico presidente De Luca ha emesso il verdetto: “Siamo in una fase delicata, nei prossimi giorni se non avremo dati tranquillizzanti ripercorreremo senza esitazione quanto già fatto per fermare movida, luoghi di ritrovo, discoteche. Siamo nel pieno dell’epidemia, se la curva continua a salire chiuderemo tutto. Se l’alternativa è tra avere morti in strada o fare una allegra passeggiata, non ci sarà alcun dubbio”.
Il mio modesto ma fermo parere è che sino a quando (per motivi che in larga misura mi sfuggono) un elevato numero di campani continuerà a fornigli il proprio voto, De Luca è il leader della lotta al Covid-19.
Tutti sanno che questa curva sta salendo da più di un mese, ma se lui ordina adesso si deve eseguire, pena la chiusura (farlo prima avrebbe compromesso le votazioni?) per la gioia dei delatori che proni e servi ringraziano felici.
Il loro momento di gloria sta per tornare, chiusi in casa a gridare “Tutto andrà bene”.
A me più del Covid fanno paura quelli che si battono il petto e si considerano migliori perché affetti da buonismo collettivo.
Il buonismo uccide.


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.