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Carcere, Di Giacomo (S.PP.): Nella fuga dal carcere di Bellizzi-Avellino c’e’ anche un terrorista marocchino

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“Tra i tre detenuti evasi dal carcere di Bellizzi-Avellino (di cui uno prontamente catturato) c’è un marocchino che sembrerebbe appartenere ad un’organizzazione terroristica e che deve scontare la pena detentiva fino al 2027”. Così il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo che aggiunge: “dalle prime ricostruzioni pare dunque ci sia stato un piano di fuga ben organizzato con un’auto fuori che ha consentito ai due (il secondo romeno) di allontanarsi approfittando del numero molto limitato di agenti presenti e in servizio a Bellizzi (appena otto unità). Bisogna dunque rafforzare le operazioni di ricerca e mostrare grande attenzione per la pericolosità degli evasi.
Per noi – continua Di Giacomo – la rocambolesca fuga secondo il più classico dei copioni di film è il segno più evidente del totale fallimento della gestione delle carceri che perdura dall’insediamento della Ministra Cartabia. Anzi, il buonismo a tutti i costi che traspare dalla lettura dei primi stralci della relazione conclusiva del prof. Marco Ruotolo, presidente della Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario istituita dalla stessa Ministra è destinato ad aggravare la situazione. Se passa la pseudo riforma Cartabia per i detenuti non ci sarà più bisogno di evadere perché scatterà automaticamente il “tana per tutti”. Tutto questo accade mentre il personale penitenziario combatte su due fronti: la diffusione del Covid e i gruppi criminali di terroristi, mafiosi, ‘ndranghetisti e camorristi che continuano a controllare il carcere e ad imporre il comando. Siamo fortemente preoccupati per quello che accadrà con la cosiddetta riforma penitenziaria che prevede la trasformazione degli agenti penitenziari, nell’ipotesi più benevola, in “badanti” dei detenuti.
Mettiamo in guardia: si sta ripetendo lo stesso grave errore di sottovalutazione compiuto con la prima fase della diffusione della pandemia che nella primavera del 2020 ha scatenato la stagione delle rivolte in numerosissime carceri”.


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