Carceri, Di Giacomo: Ministro sbaglia nuovamente. Nomine Dap inappropriate. Il carcere non è solo 41 bis ma molto altro
La nomina di Basentini a capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e la mancata nomina di Di Matteo evidenziano l’inadeguatezza del ministro della giustizia. A dichiararlo è il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Aldo di Giacomo: “il dipartimento della amministrazione penitenziaria è una macchina molto complicata da gestire e porta con sé gravi problemi non affrontati negli ultimi dieci anni, quali l’edilizia penitenziaria, la sanità penitenziaria e la gestione del personale. Quello che per molti costituisce una nuova partenza ossia la nomina di due magistrati antimafia a dirigere il D.A.P., per noi costituisce un momento di arrivo. Un pool antimafia al D.A.P. non serviva per evitare l’uscita di altri detenuti pericolosi, bastava la norma già introdotta dal Ministro di sottoporre a valutazione dell’antimafia le uscite dei 41 bis ed una gestione più attenta dei detenuti incompatibili per motivi di salute con il sistema carcerari spostandoli in centri di cura della stessa amministrazione come il centro clinico di Pisa, Viterbo o Roma. La popolazione detenuta è composta da solo da 800 41 bis a fronte di sessantamila presenti”. Continua Di Giacomo: “il problema maggiore al momento è la mancanza di disposizioni e soprattutto quelle che riguardano la gestione del personale. Oggi abbiamo bisogna di rilanciare l’edilizia penitenziaria, innovare la medicina penitenziaria e soprattutto migliorare la gestione di 39mila poliziotti e tremila amministrativi. È questo il vero banco di prova con cui dovranno confrontarsi i magistrati antimafia. In tutto questo il Ministro ha dimostrato il suo limite: corre ai ripari per le scarcerazioni facili, violentando il sistema carcerario con nomine di peso ma sicuramente nulla hanno a che vedere con una macchina così complessa ed articolata”.
Non si può pensare di risolvere i problemi del sistema carcerario affidando la gestione complessiva a eccellenti magistrati che nella loro carriera si sono occupati di terrorismo e mafia, il carcere è soprattutto altro, conclude Di Giacomo.
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