Carceri, Di Giacomo: Nelle carceri manca droga. Detenuti e spacciatori aspettano la riapertura per il 18 maggio
Non sveliamo un segreto dicendo che nelle carceri circoli droga i cui introiti hanno la loro importanza. Nella sola Campania sono oltre quattrocentomila euro le perdite delle organizzazioni criminali che gestiscono la droga nelle carceri. A sostenerlo è Aldo Di Giacomo segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria S.PP.: “a Napoli vi è il sospetto che un’unica organizzazione criminale gestisca l’intero traffico di droga nelle carceri, che è sicuramente il più importante della regione. Si stima che quasi l’80% del fatturato provenga dalle due carceri napoletane. Parliamo di cifre sicuramente importanti che in questo periodo di coronavirus sono venute meno. Se fosse vero che i proventi della vendita di sostanze all’interno del carcere siano riutilizzati per finanziare i conti degli appartenenti alle organizzazioni finiti in galera e alle loro famiglie, si capirebbe facilmente l’aspettativa riposta sull’apertura dei colloqui che senza dubbi costituiscono un momento importante per far entrare sostanze all’interno delle strutture. Non è facile avere una stima precisa dei guadagni per staccio di droga nelle carceri Italiane, ma parliamo sicuramente di diversi milioni di euro annui”.
Continua Di Giacomo: “appare evidente che una lotta seria alla criminalità continui anche in carcere, dove negli ultimi anni le organizzazioni hanno preso in pieno potere gestendo i loro traffici interni e riuscendo a gestire anche quelli esterni considerata la facilità con la quale riescano a comunicare con l’esterno. Speriamo che il nuovo pool di magistrati a Capo del D.A.P. riescano a centrare la loro attenzione anche su questi problemi e non solo sulla scarcerazione di pericolosi detenuti che sono sicuramente parte importante di un sistema che non funzione ma non l’unico. Sarebbe ora di iniziare a spalmare i colloqui su tutta la settimana in modo da poter effettuare un controllo capillare su tutti i famigliari mettendo a disposizione della polizia penitenziaria impegnata nei controlli di strumenti che rilevino il contatto con stupefacenti come avviene negli aeroporti. Limitare l’ingresso di prodotti non facilmente controllabili, ma prima di tutto aumentare le pene al di sopra di 4 anni nel minimo per chi introduce o cerca di introdurre sostanze stupefacenti all’interno degli istituti penitenziari. La droga non è solo fonte di guadagli e di rovina per chi la usa ma anche segno della forza dell’organizzazione criminale”.
Ultimo ma non ultimo l’introduzione di un reato specifico per chi cerca o introduce telefonini in carcere. Solo nell’ultimo anno sono stati ritrovati circa 2600 telefonini, conclude Di Giacomo.
Sindacato Polizia Penitenziaria S.PP.
Segretario Generale: Dott. DI GIACOMO Aldo
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